Giudizio: 6/10
Nel 1998 fu diffuso un video amatoriale che ritraeva un gruppo di escursionisti lungo un sentiero di montagna dell'entroterra taiwanese alle cui spalle compare una misteriosa ragazzina vestita di rosso; l'episodio che andò a toccare le sensibili corde delle tradizioni e delle credenze taiwanesi viene ripreso come spunto di The Tag-Along opera prima di Cheng Wei-Hao, autore piuttosto conosciuto soprattutto nell'ambito dei cortometraggi e qui al suo primo lungometraggio.
Nel film il misterioso essere viene identificato come un mosien, figura della tradizione dell'isola, un piccolo demone della montagna che secondo il folklore locale si nutrirebbe delle paure e dei sensi di colpa delle vittime.
Partendo da queste forti basi popolari tradizionali, The Tag-Along racconta di un giovane che lavora nel campo delle agenzie immobiliari che vive con la nonna che improvvisamente sparisce rapita dal misterioso essere che vive in montagna.
Il giovane Wei oppresso dal senso di colpa per avere trascurato la nonna diventa il prossimo bersaglio del demone e dietro a lui anche la fidanzata che nel rapporto col giovane ha le sue cose da farsi perdonare; Yi-chun, la ragazza che diventa la protagonista della seconda parte del racconto, è decisa a a ritrovare il fidanzato spezzando il cerchio di sensi di colpa che rischia di coinvolgere anche lei.
The Tag-Along è film che inizia mostrando una faccia tutt'altro che orrorifica, semmai sembra prediligere il thriller psiscologico, ma quando le escursioni in montagna alla ricerca delle persone rapite dal mosien diventano dominanti nel percorso narrativo , la pellicola si indirizza su canoni più consoni all'horror.
Ma è il forte impatto della tradizione di Taiwan , soprattutto delle zone montuose dell'entroterra ,che impone le caratteristiche più decise: il senso di colpa, i legami famigliari, il timore per una natura che a volte sembra animata, soprattutto quando minacciata, pervadono in modo prepotente l'intero racconto.
Il trenataduenne regista taiwanese asseconda il racconto sui binari esposti creando un clima che grazie ai giochi di luci ed ombre diventa lentamente opprimente e mostrando qua e là, spesso fugacemente, il mosien dalle fattezze a metà strada tra il fanciullo e la scimmia, fino ad un finale in cui può dare maggiormente libero sfogo alle situazioni più squisitamente da film di genere.
La morale del film, come ogni favola che si rispetti ,seppur horror, sembra essere chiara: il demone è il prodotto di quanto la nostra coscienza produce, paure, rimorsi e peccati.
Lettura probabilmente un po' troppo semplicistica, ma The Tag-Along, lavoro che non entrerà certamente nel gotha dei film horror, è opera che non ha l'ambizione smodata di volare alto, bensì preferisce mantenersi su un livello popolare dando voce a quel folklore colorito e spesso carico di dramma della cultura taiwanese ed orientale in genere.
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