venerdì 1 aprile 2022

Benedetta ( Paul Verhoeven , 2021 )

 




Benedetta (2021) on IMDb
Giudizio: 6.5/10

Concluso nel 2018, programmata la sua uscita nel 2019 a Cannes, rimandato per problemi di salute del regista che ne hanno bloccato la post produzione fino a tutto il 2019 e per ulteriori ritardi che hanno portato alla sua anteprima sempre a Cannes ma nel 2021, l'ultimo film di Paul Verhoeven, attesissimo anche perchè si immaginava foriero di polemiche e crociate religiose di vecchia memoria, ci riporta  in maniera quasi automatica alle atmosfere di Flesh+Blood, opera del 1985 a tutt'oggi uno dei suoi lavori più belli e visionari.
Per questo racconto ambientato nella Toscana del XVI secolo in piena epidemia di peste, il regista olandese si affida al testo di Judith C.Brown "Atti impuri-Cronaca di una monaca lesbica nell'Italia del Rinascimento" una cronaca ispirata alla figura di Benedetta Carlini, uno dei tanti personaggi che hanno arricchito il Rinascimento italiano e dei quali non si riesce a capire quanto ci sia di santità e quanto di ciarlataneria.
Sin da bambina la piccola Benedetta dimostra una fede incrollabile nella Vergine, un afflato quasi morboso che la porta però a salvare se stessa e la sua famiglia dai briganti come si vede nella prima scena del film, proprio durante il viaggio che la famiglia ha organizzato per portarla al convento delle monache teatine di Pescia; qui dietro pagamento di una cospicua dote richiesta per accedere al convento ed essere avviata al noviziato, la ragazzina inizia la sua carriera di monaca che tra un mezzo miracolo e l'altro la porta un po' di anni dopo ad essere un personaggio di spicco del convento al punto di spingere le autorità locali a sostituire la badessa con Benedetta stessa, nel frattempo (auto)assurta a ruolo di santa con tanto di stigmate ricevute e visioni di Cristo con il quale la giovane donna ha frequenti contatti in visioni che a volte appaiono quasi blasfeme.



Tra un miracolo presunto o gridato e l'altro, tra una visione e una profezia, tra un sogno e una aura di santità Benedetta stringe una relazione lesbica con una novizia del convento che lei stessa ha salvato dalle grinfie di una famiglia che abusava di lei.
Per buona parte del segmento centrale il film si impernia sulla relazione lesbica che si imbrica narrativamente quasi in modo naturale con il fervore messianico della donna sempre in contatto con Cristo: l'amore carnale ricercato e voluto e quello spirituale , che però sembra scivolare ,  in maniera piuttosto ambigua, sempre verso il fervore sessuale, conducono Benedetta sulla soglia della santità ( processo che fu molti anni dopo riaperto), all'essere elevata protettrice contro la peste che in effetti sembra risparmiare il piccolo borgo di Pescia.
Quando le autorità ecclesiastiche superiori intervengono stimolate dalla badessa soppiantata animata da spirito di vendetta , per Benedetta passare dalla santità all'accusa di stregoneria sarà un attimo, nonostante il popolino e le sue consorelle continuino a considerarla una santa.
Il finale, unica licenza che il regista, come ha dichiarato, si prende verso il riferimento letterario lascia aperta la domanda: è stata Bnedetta una santa, una strega , una ciarlatana o una puttana?
Verhoeven naturalmente si guarda bene dal dare un suo punto di vista personale e quindi un giudizio sulle mille domande che accompagnano il racconto, anzi sembra divertirsi a farci sguazzare nelle mille domande e nei mille dubbi che la figura di Benedetta produce.
Non solo, ma sembra alimentare questa duplicità che la figura della protagonista evoca , innestandoci sopra la sua personale riflessione sul potere della mente e della religione, sulla fascinazione della santità, sul pericolo della faciloneria e sulla potenza sessuale che sprigiona la coppia di lesbiche, forse un po' troppo moderne , che come apoteosi della loro storia morbosa si affidano addirittura ad un dildo fabbricato in casa partendo da una statua lignea della Madonna che Benedetta portò con sè sin da bambina: un oggetto che unisce da un lato l'immagine sacra dall'altra il dildo del piacere che la giovane Bartolomea, l'amante novizia , non riesce a procurare perchè ha la mano piccola ( e qui francamente mi aspettavo le urla e i moti di piazza dei bigotti in perenne azione...)
In certi frangenti Verhoeven sembra osservare con sguardo sarcastico, iconoclasta, divertito la storia d'amore proibita e il percorso personale, fra santità e stregoneria, di Benedetta, non facendo però pendere mai la bilancia da una parte o dall'altra: come gli eventi sembrano indirizzare da una parte, lui interviene a controbilanciare , di modo che a noi aumentano solo le domande e i dubbi.
Questo aspetto è quello che probabilmente rende il film più interessante proprio perchè ci porta in una posizione di stallo da dove osservare le gesta della nostra strega-santa senza però mai capire in maniera definitiva la vera essenza della donna.
Indubbiamente l'aspetto sessuale è quello che Verhoeven sembra prediligere nella sua prospettiva di narratore, ampliando però la sua disamina anche sul potere che è insito nel sesso, esplicato nel rapporto tutt'altro che idilliaco , oltre che puramente sessuale, delle due donne.
Da una parte il lato sessuale e il suo potere dall'altra quello della religione, sia popolare che vuole Benedetta santa che d'elite che la vuole sul rogo perchè troppo libera e priva di controllo: uno scontro di dominanza e di sottomissione mentre tutt'intorno la peste semina morte come un giustiziere spietato.
Lungi dall'essere un film perfetto, Benedetta possiede però l'indubbio pregio di essere un racconto vivido, di contrapposizioni, di analisi di un personaggio che emerge in tutte le sue contraddizioni; di contro la verve dissacrante del regista in certi momenti sembra andare un po' sopra le righe, non tanto per i temi o le immagini, quanto per una certa confusione di situazioni un po' forzate ( Benedetta e Bartolomea che sembrano uscite , con le loro chiome fluenti, da un film softcore ad esempio, una femminilità esposta con atteggiamenti da XXI secolo che appaiono fuori luogo dal punto di vista concettuale).
Di certo va riconosciuta a Verhoeven una certa coerenza nell'affrontare alcune tematiche in maniera che risulta potente e priva di mezze misure, ma in questo caso la disamina del personaggio Benedetta appare in alcuni tratti piuttosto pasticciata.
Vanno comunque segnalate come aspetto decisamente positivo le prove attoriali di Virginie Efira , una fin troppo sensuale Benedetta in bilico tra l'amore pagano e le visioni mistiche con stigmate, di Daphne Patakia nei panni dell'esuberante Bartolomea e di Charlotte Rampling in quelli della badessa.

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