giovedì 5 maggio 2022

E' andato tutto bene [aka Everything Went Fine] ( François Ozon , 2021 )

 




Everything Went Fine (2021) on IMDb
Giudizio: 7.5/10

Nel variegato e polimorfo universo cinematografico di Francois Ozon, mancava fino a qualche anno fa il racconto che una volta si sarebbe definito di impegno civile: con Grazie a Dio prima e con E' andato tutto bene ora nell'arco di due anni mette sul piatto la sua visione di due tematiche a forte impronta civile, la pedofilia nella Chiesa e l'eutanasia; ma mentre nel primo caso affronta l'argomento partendo da un fatto realmente accaduto che scosse la comunità cattolica di Lione fin nei suoi vertici ecclesiastici per approdare ad una pellicola carica di dramma personale e sociale, nel caso di quest'ultimo E' andato tutto bene, lo spinoso argomento dell'eutanasia e della autodeterminazione del malato a decidere una fine dignitosa, viene descritto sotto una prospettiva nella quale la mano consueta del regista parigino è evidentissima soprattutto per il suo tocco di humor e per l'eleganza con cui viene raccontata la storia.
Tratto da un romanzo autobiografico di Emmanuele Bernheim, scrittrice e collaboratrice di Ozon negli ultimi anni , scomparsa nel 2017 all'età di 62 anni, il film narra la storia dell'ultraottantenne Andrè, che colpito da un ictus che lo invalida nei movimenti, per nulla nelle funzioni cerebrali, decide di voler ricorrere all'eutanasia non sopportando più di vivere su una sedia a rotelle con tanto di assistenza continua, lui che nella sua lunga vita è stato uno di quei personaggi un po' bohemien che popolano i racconti di Ozon: musicista di fama ,sposato e separato da una donna i cui parenti si opposero fieramente al matrimonio, in quanto ritenevano Andrè un gay , ed in effetti l'uomo, da bravo viveur non disdegnava i piaceri corporali con altri uomini, padre tutt'altro che esemplare anche con le figlie cui decide di gettare sulle spalle la croce della sua decisione di porre fine alla sua vita.



Le due figlie, Emmanuelle, la maggiore, e Pascale, si trovano quindi ad affrontare il problema non solo dal punto di vista morale ed etico, che è poi di fatto il perno su cui ruota tutta la riflessione contenuta nel film, ma anche pratico visto che anche in Francia la legge vieta tale procedura , motivo per cui, dovranno rivolgersi  all'accogliente Svizzera (basta avere i soldi, ovvio...) per portare a termine i desideri del vecchio patriarca.
Lungi dall'essere carica di drammaticità, l'opera di Ozon è percorsa da venature di umorismo, a volte anche un po' grigiatsro, se non proprio nero, e da una prospettiva comunque mai di parte, senza essere schierato, evitando quindi la battaglia ideologica in favore di un equilibrio e soprattutto di una tematica che si discosta un po' dal cuore del problema: il tormento , l'imbarazzo e il dolore di chi si trova a dover diventare come colui che stacca la spina dalla macchina che tiene in vita, una macchina stavolta, nel caso di Andrè, puramente figurata, visto che comunque l'uomo mantiene viva la sua funzione intellettiva e la sua lucidità; è insomma la prospettiva tipica del regista che predilige raccontare l'uomo davanti alle sua contraddizioni e alle sue responsabilità, ieri era contro il potere oggi è contro il destino e la dinamica famigliare.
La scelta di Andrè inoltre fa ben presto venire a galla il passato della due figlie, la maggiore , la prediletta, che però ha sempre pensato da giovane di voler vedere il padre morto e che ora ha sulle sue spalle il  gravoso compito di accompagnarlo nella fossa, e la minore che ha sempre vissuto un po' all'ombra della sorella: la famiglia borghese benestante, cui va aggiunta la figura di una madre artista in perenne crisi depressiva che vive da sola e che però non ha mai strappato definitivamente il legame con un marito che ha molto amato comunque, altro bersaglio abituale di Ozon, calderone nel quale ribollono le passioni e le contraddizioni personali, i vissuti dell'infanzia e le esperienze di una vita.
A completare il quadro di stampo ozoniano c'è anche la figura di un curioso, quasi ridicolo, gigolò corpulento e sudaticcio che frequenta Andrè, sembra con grande trasporto amoroso, che le due figlie detestano e che cercano di tenere lontano dal padre, capitolo sulla riflessione riguardo alla sessualità che sempre Ozon inserisce nelle sue pellicole.
La parte finale del film sposa addirittura tematiche da autentica commedia con un epilogo quasi thriller, visto che il viaggio verso la Svizzera non sarà proprio tranquillo ; ma la fatidica frase "E' andato tutto bene" metterà le cose a posto per sempre e per tutti.
Il film insomma possiede chiari i connotati dell'idea cinematografica di Francois Ozon: grande eleganza formale e di stile nel racconto e nelle riprese con la consueta cura maniacale dei dettagli, occhio divertito ma comunque pieno di compassione umana, racconto delle contraddizioni sociali ( "ma come fanno quelli che non possono pagare per morire?" , " aspettano di morire" ) e personali (Emmanuelle che pensa a come avrebbe voluto uccidere il padre da ragazzina, ed ora dopo tanti anni potrebbe farlo, ma subentra la pietas filiale e l'affetto), il contrapporsi dell'uomo alle dinamiche più grandi di lui , siano esse quelle del destino o del potere.
Se un difetto ha il film, ma la cosa vale solo per chi predilige l'enfasi nei racconti, è proprio quel distacco e quell'equidistanza che la prospettiva del regista mantiene per tutta la durata del film , che trova però spiegazione nel fatto che Ozon non vuole tanto raccontare una storia che ruoti sul concetto filosofico o morale dell'eutanasia, bensì su chi si trova a dover affrontare da solo delle scelte difficili e drammatiche.
La vera perla luminosa di E' andato tutto bene, l'impronta di grazia ed eleganza sta in larghissima parte non solo nell'ottima prova di Andrè Dussolier, bravo a recitare col perenne segno dell'offesa subita dal volto con l'ictus, ma soprattutto nella presenza di una meravigliosa Sophie Marceau in cui bellezza splendente  da ultracinquantenne  si sposa con bravura ed eleganza; la sua prova è talmente potente e coinvolgente che in un breve flashback in cui il suo personaggio è una ragazzina per un attimo abbiamo sperato di rivedere, quasi come un miraggio, la Victoire Beretton  de Il tempo delle mele, l'inizio di un grande  percorso di una attrice straordinaria.

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