venerdì 14 giugno 2024

La Chimera ( Alice Rohrwacher , 2023 )

 




La Chimera (2023) on IMDb
Giudizio: 8.5/10

Per la presentazione del suo quarto lungometraggio Alice Rohrwacher torna a scegliere il Festival di Cannes che già nelle due precedenti occasioni l'aveva omaggiata con prestigiosi riconoscimenti; con La chimera questa volta la regista non porta a casa alcun premio , così come avviene , in maniera inconcepibile a dire il vero, con i David di Donatello dove a fronte delle numerose nomination non si è riusciti a trovare il modo di premiare quello che sicuramente a conti fatti rimane di gran lunga uno  tra i migliori film italiani dell'anno.
Per La chimera rimane comunque l'ottimo giudizio espresso dalla critica, i riconoscimenti ricevuti in altri festival e anche il tutto sommato soddisfacente dato del botteghino.
Siamo, deduttivamente, negli anni 80, in quel territorio tra l'alto Lazio e la bassa Toscana dove crebbe e si fortificò la civiltà etrusca: la storia inizia con un frammento quasi onirico che però alla fine avrà il suo senso profondo nel contesto del racconto, un filo rosso ,letteralmente, che ci aiuterà (forse) a comprendere la vicenda di Arthur, misterioso giovane britannico, piombato in Maremma non si capisce come e da dove, che vediamo tornare a casa dopo essersi fatto un po' di galera essendo stato preso a trafugare tombe etrusche.


Arthur, quasi un Brancaleone dell'archeologia, che vive nella sua baracca di lamiere e legno, è dotato di una capacità ai limiti del soprannaturale, una chimera, come dicono i suoi compari compagni di merende: riesce a individuare, rabdomante  sui generis, il vuoto sotto i suoi piedi e quindi le tombe etrusche che pullulano in quella zona, antico retaggio di una civiltà che fece del culto dei morti uno dei punti più alti della sua organizzazione civile e religiosa.
Ben si capisce quindi come il giovane dinoccolato, taciturno, burbero, sia un grimaldello importante per la masnada di bifolchi in cerca di tesori de depredare e rivendere al miglior offerente.
Ma Arthur , che ha pagato con la galera per tutti essendo stato l'unico ad essere stato catturato, torna anche perchè nella sua mente e nella sua anima alberga ancora il ricordo di Beniamina , la sua amata morta , e mostra un grande affetto per la madre della ragazza, che con speranza e nello stesso tempo con grande pateticità aspetta ancora il suo ritorno, circondata dalle altre figlie arpie nella sua dimora signorile ormai in decadenza.
Procedendo con una alternanza di atmosfere che richiamano le storie picaresche, le ballate dei cantastorie, la favola collodiana, il racconto soprannaturale, le riflessioni sulla morte , sul culto dei morti e sull'arte, il film di Alice Rohrwacher ci mostra Arthur all'opera nella ricerca dei tesori nascosti che malvolentieri vuole condividere con una banda di buzzurri in quanto " non degni di poter toccare una tale opera d'arte" e soprattutto nel suo cercare con quel bastoncino da rabdomante i tesori sotterranei e quel filo rosso che possa in qualche maniera ricongiungerlo all'amata Beniamina; per il giovane la scoperta del mondo sotterraneo degli etruschi è la sublimazione del suo rapporto amoroso platonico e spirituale con la giovane ragazza: l'arte funeraria  di cui gli etruschi sono stati prodigiosi e spesso insuperati maestri è l'anello di congiunzione tra il mondo dei vivi e quello dei morti, rappresentato dalla regista a testa in giù, quasi uno specchio sotterraneo.
Il senso del titolo del film sta proprio in questa capacità di Arthur di avere visioni oniriche che si fondono in immagini che la regista presenta utilizzando  un formato diverso ( un 16 mm dalla grana vintage e dai colori soffusi che amplificano l'atmosfera sognante) : la chimera intesa come un qualcosa di  utopico, di fantastico ; ma la chimera è anche un mondo a doppia faccia, che si capovolge (come mirabilmente rappresentato nella carta dell'impiccato modificata che costituisce la locandina del film), il regno dei vivi e i il regno dei morti, esattamente come la chimera è biologicamente un essere le cui cellule provengono da due ovuli fecondati unite in maniera accidentale.
Nel contesto del racconto vi sono inserite una serie di tematiche , a volte solo accennate ma che riescono ad imprimersi; la denuncia sull'incuria del nostro patrimonio culturale rappresentato dalle fabbriche e dagli scheletri ecomostri costruiti su necropoli etrusche, una sferzata di femminismo nel segmento della stazione di Riparbella in malora, abbandonata  e quindi "di tutti e di nessuno" trasformata in una comune di giovani donne ,una sorta di sguardo tra il nostalgico ed il trasognato per un'epoca che è quella dell'infanzia della regista, un afflato verso il sogno e le fantasticherie che danno all'esistenza umana una aura di magia.
Alice Rohrwacher ritorna alla regia del lungometraggio con un'opera intensa, forse quella più matura, non semplice proprio per il suo essere piuttosto polimorfa, ma nella quale conferma le sue indubbie qualità di regista, destreggiandosi alla perfezione tra il 16 mm e il 35 mm , tra la poesia e le ballate popolari , tra la Maremma assolata e i sogni, tra gli etruschi e i tombaroli, tra la vita e la morte.
Josh O'Connor interpreta con grande profondità il personaggio di Arthur, eroe sporco e trasandato di un mondo che sembra non appartenergli, mentre nel cast di contorno va segnalata la prova maiuscola e piena di ironia di Isabella Rossellini nella parte della mamma di Beniamina, in eterna attesa di un ritorno che non ci sarà mai.


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