martedì 30 giugno 2015

Taxi Teheran [aka Taxi] ( Jafar Panahi , 2015 )




Taxi (2015) on IMDb
Giudizio: 5.5/10

Dal 2010 il regista iraniano Jafar Panahi , dopo svariati arresti e una lunga detenzione, è inibito dal Ministero della Cultura della Repubblica Islamica dell’Iran  a dirigere film, pena l’arresto immediato e la galera fino a 20 anni; tutto ciò non ha impedito comunque al regista di  continuare a mietere riconoscimenti e premi (anche in contumacia) e ad arricchire la sua corposa bacheca; mancava l’Orso d’Oro a Berlino, dove comunque già un Orso d’Argento lo aveva collezionato, e quest’anno la Berlinale ha riempito questo tassello mancante premiando Taxi Teheran, ultimo e singolare lavoro del cineasta.


La premessa dovrebbe essere ben più lunga ed articolata per capire bene sia il senso del Premio ricevuto sia le critiche entusiastiche riservate al suo lavoro: chiaramente la storia personale di Panahi colpisce emotivamente e si erge a paradigma di come la cultura possa essere imbavagliata in nome di un codice etico e legale rigidissimo contro il quale il regista iraniano sin dai primi lavori si è scontrato frontalmente portando alle conseguenze inevitabili.


Pahani comunque si arma di un paio di telecamere, calca il berretto in testa e si mette alla guida di un taxi per le vie di Teheran: l’abitacolo dell’autovettura diventa così il set del suo film, a metà strada tra il documentario e il film di fiction, in cui vanno e vengono i protagonisti : ognuno di essi porta con sé un pezzo del cinema di denuncia che il regista aveva costruito nei precedenti lavori: un uomo e una donna che discutono sulla pena di morte, un ferito che viene raccolto in ospedale e che detta il suo testamento (rigidamente documentato con ripresa attraverso un telefonino), uno spacciatore di dvd pirata proibiti nel paese che si reca a fare consegne ad un giovane cinefilo e chi autoproclama, quasi affiancandosi al ruolo del regista, come divulgatore di cultura non filtrata dal regime; la giovane nipote del regista impegnata in un cortometraggio da effettuare per la scuola la quale elenca allo zio il decalogo che l’insegnante ha dettato affinché i film siano distribuibili, senz’altro la parte più interessante e bella del film, ed infine l’incontro con l’avvocato che  difese Panahi durante il processo in un dialogo tra ricordi, presente e futuro, fino all’enigmatico e provocatorio finale.
La recensione completa può essere letta su LinkinMovies.it

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