sabato 7 aprile 2018

Brother Dejan ( Bakur Bakuradze , 2015 )




Brat Deyan (2015) on IMDb
Giudizio: 7/10

Dejan Stanic è un vecchio reduce delle guerre balcaniche, generale dell'esercito serbo, ricercato da anni per i suoi crimini di guerra, eroe nazionale per le frange del nazionalismo serbo che gli offrono protezione nella sua latitanza, personaggio che ancora qualche politico riciclato nella Serbia post bellica ascolta e protegge; la sua vita è un continuo spostarsi da un nascondiglio ad un altro, da una baita di montagna ad un appartamento segreto, solo qualche incontro clandestino col figlio; intorno a lui la solitudine, la fuga, l'attesa in compagnia della sua inseparabile pistola.
Dejan fugge da chi lo vorrebbe portare davanti al tribunale dell'Aja, fugge dal suo passato, probabilmente fugge anche da se stesso incapace di sopportare questo isolamento che si protrae da ormai un decennio.
Più che la galera che lo attende l'uomo teme il suo isolamento che ne ha fatto un fantasma, nessuno sa ufficialmente se sia vivo , come sostengono le autorità che gli danno la caccia, o se sia morto, come invece sostiene la famiglia nel disperato tentativo di allontanare da lui la galera.


Ma Dejan mantiene nel suo intimo l'autorità dura e spietata che il ruolo ricoperto gli imponeva: la realtà però ne ha fatto un morto vivente, soverchiato da un passato che solo in qualche piccolo frammento riaffiora, uno spettro che vaga nel suo inferno cercando solo il modo di non espiare davanti alla comunità i suoi peccati.
Il lavoro di Bakur Bakuradze è tutto incentrato intorno alla figura di Dejan Stanic, nei suoi movimenti lenti, nei suoi silenzi, nel suo sguardo arcigno, nei suoi sporadici sussulti di durezza militare; è un film silenzioso nel quale è il volto dell'uomo (magnificamente interpretato da Marko Nikolic) a parlare, il suo muoversi strisciando sui muri, il suo sopravvivere in maniera anonima e nascosta.
Facile leggere nella figura di Dejan quella di Ratko Mladic, il generale serbo in capo all'esercito serbo-bosniaco autore di alcuni tra i crimini più odiosi e raccapriccianti compiuti nei lunghi anni delle guerre balcaniche, arrestato nel 2011 e condannato dal Tribunale penale internazionale per la ex-Jugoslavia ed in effetti lo stesso regista ha confermato che l'ispirazione gli ha data proprio la vicenda personale dell'autore del massacro di Srebrenica.
D'altronde la stroia di Dejan , seppur con caratteristiche diverse , è comune a molti di quelli che furono i protagonista di quegli eventi bellici.
Nel suo racconto il regista pone sin da subito un chiaro vincolo: raccontare la storia del protagonista senza implicazioni morali; quello che interessa a Bakuradze è  disegnare il profilo di un uomo solo, sconfitto, in fuga dal mondo, isolato e condannato ancor prima di essere arrestato alla peggiore delle pene: l'annientamento della sua vita.
Questa scelta narrativa che possiamo definire neutrale e decontestualizzata, ha attirato sul regista svariate critiche per la sua mancanza di giudizio morale alle quale ha risposto con la sua primaria esigenza di raccontare la vita di un uomo che vede davanti a sè il fallimento e la sconfitta della sua vita.
Partendo da questa premessa bisogna dire che Brother Dejan è lavoro che rispetta perfettamente l'assioma iniziale dell' autore ed il risultato è un film animato da una forte dose di intimismo, una favola tragica dove c'è la realtà e c'è il mondo da fantasma del protagonista, separati ora da un vetro, ora da un piccolo spazio, ma tutte soglie invalicabili pena la fine inevitabile.
Nel suo complesso il lavoro di Bakuradze ha i suoi pregi soprattutto per il suo mettersi dalla parte di chi da quella guerra è uscito realmente sconfitto, seppur vivo, e di osservarne la lenta deriva implacabile; quello che invece risulta francamente fin troppo forzato sono un paio di inserti da metacinema per lo più abbastanza dozzinale, che sembrano infilati nel film solo per dargli quel tocco un po' snob di autorialità, che comunque non riescono a dissipare l'interessante sguardo originale del regista su un periodo storico e sui suoi lunghissimi strascici che ancora oggi, dopo ormai più di vent'anni, affliggono l'area balcanica.


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