martedì 11 maggio 2021

Take Me Somewhere Nice ( Ena Sendijarevic , 2019 )

 




Take Me Somewhere Nice (2019) on IMDb
Giudizio: 7.5/10

Alma ha 16 anni, è nata in Olanda ma la sua famiglia è di origini bosniache ed ha abbandonato il paese a seguito della guerra; per l'estate che si avvicina Alma ha deciso di recarsi proprio nella sua terra d'origine a trovare il padre che già molti anni prima aveva percorso la strada al contrario per tornare nella sua patria lasciando la famiglia senza che la ragazza potesse più vederlo; ora è ricoverato in ospedale e come se fosse attratta da una forza misteriosa la ragazza sente di dover tornare a fargli visita e a conoscere il suo paese d'origine.
Il viaggio di Alma assume ben presto caratteristiche ora tragicomiche, ora divertenti, ma soprattutto è un percorso all'interno di un suo passato che non ha mai vissuto e di una maturazione personale; in compagnia di un cugino scostante e del suo amico del cuore Alma affronta un viaggio dando l'impronta del road movie alla pellicola che la porta a conoscere la Bosnia, il suo passato, il suo presente mutevole  e in fondo se stessa, attraverso la scoperta delle pulsioni amorose e sessuali  e della sua personalità a cavallo tra l'adolescente irrequieta e la donna che sta sbocciando in lei; Alma è qualcosa in divenire, un essere che ancora non è totalmente uscito dal guscio ma che al contempo è capace di affrontare da sola i primi passi nella vita adulta; ma soprattutto tocca con mano quello che è forse il tema principale che la giovane regista Ena Sendijarevic, nata in Bosnia e trapiantata in Olanda, sembra volere affrontare con forza: la confusione , il disagio e le insicurezze che la condizione di emigrante , straniera in entrambe le sue patrie, quindi quasi una apolide, si tira dietro e che fanno di Alma un soggetto in bilico tra un occidente che l'ha adottata ma del quale sente la freddezza e un oriente che non la riconosce come propria figlia a causa del gap culturale e di costume che divide le due parti dell'Europa.



Il racconto che procede sempre più seguendo i canoni, seppur molto peculiari ,del road movie, porta Alma a scoprire molto di quello che ribolle dentro se stessa, concludendosi , attraverso una metafora forse un po' scontata ma di sicura efficacia, in un epilogo poetico ricco di romanticismo.
La regista naturalizzata olandese ci tiene a precisare che il film è molto personale ma non autobiografico anche se tutti tasselli farebbero pensare a questo, ribadendo che la sua vuole essere una prospettiva di una generazione del dopoguerra, di adolescenti che non hanno conosciuto quegli orrori ma che oggi sono confusi e privi di riferimenti nello stesso modo in cui lo sono quelli del resto del continente, e attraverso un racconto che si muove con molta armonia tra il road movie, il buddy movie, il coming of age, ci mostra la metamorfosi di una giovane che alla fine del film è ormai diventata una donna , non perdendo però quella triste consapevolezza di confusione  che regna nel mondo circostante.
La tematica della situazione dell'emigrato è , come abbiamo detto, quella che sembra essere più potente per la regista: Alma non ama particolarmente l'Olanda, paese in cui è nata, ma una volta in Bosnia si rende conto che lei in quel paese è una assoluta straniera, nonostante ne conosca la lingua e la sua maturazione sembra voler essere una terza via per uscire dall'impasse d'identità che sembra attanagliarla.
Nonostante le tematiche possano far pensare a Take Me Somewhere Nice come ad un film di un certo impegno, le reali atmosfere della pellicola sono piuttosto leggere, in certi tratti quasi leggiadre e soavi, con spunti di divertimento e di umorismo e questo riesce a bilanciare il difetto principale che il film presenta in più di un punto e cioè un ritmo che tende a scemare fino a livelli preoccupanti.
Girato in un bel 35 mm in formato 1.37:1, scelta che magari potrà anche apparire un po' snob da parte della regista e ottimamente fotografato da Emo Weemhoff, l'opera valorizza con colori tenui ma molto luminosi il paesaggio  di una Bosnia agreste  e provinciale che fa tornare alla mente le estati delle campagne italiane, inoltre la musica di Ella van der Woude  arricchisce ulteriormente  l'aspetto tecnico e artistico di una opera prima di una regista che possiede sicuro talento alla regia.
Il trio di giovani esordienti è forse la sorpresa più piacevole : Sara Luna Zoric ( Alma) Ernad Prnjavorac ( Emir , il cugino) e Laza Dragojevic ( Denis, l'amico del cugino) sono uno più bravo dell'altro e si calano in maniera esemplare nelle parti di personaggi verso i quali presentano una totale affinità generazionale.

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