lunedì 3 maggio 2021

Nomadland ( Chloe Zhao, 2020 )

 




Nomadland (2020) on IMDb
Giudizio: 6.5/10

Se è vero che ogni annata cinematografica viene indelebilmente segnata da un film, quest'ultima trascorsa, la più strana e probabilmente irripetibile di tutte, ha visto Nomadland fregiarsi del titolo di film dell'anno; la marcia trionfale dell'opera della regista sino-americana Chloe Zhao ha inizio alla Mostra Cinematografica di Venezia dove, con una certa sorpresa ,vince il Leone d'Oro come miglior film, proseguendo poi con la vittoria a Toronto e in numerosi altri festival oltre ai premi ricevuti dalle associazioni di critici di mezzo mondo, fino all'apoteosi finale con l'Oscar  al film , alla regia e alla attrice protagonista.
Per chiarire subito, meglio dire sin dal principio, che cotanta gloria appare non solo  eccessiva ma addirittura fuori luogo, perchè Nomadland è lavoro nel quale vivono numerose contraddizioni che lo rendono ciondolante tra il capolavoro e la carrellata di ovvietà.



Protagonista è Fern, una donna di mezza età che in seguito alla chiusura della fabbrica dove lavorava insieme al marito situata nel bel mezzo del deserto del Nevada, inaridita la città-dormitorio costruita intorno all'insediamento industriale e rimasta sola per la dipartita del marito stesso, con le difficoltà economiche sovrastanti si trasforma in una dei tanti homeless che finiscono a vivere in roulotte, camper , caravan e furgoni vari, girando gli Staes inseguendo qualche lavoro occasionale che le permetta di sopravvivere.
Nomadland di Chloe Zhao è tutto qui, articolato sul mondo dei moderni nomadi per necessità ma che lo diventano poi per scelta; girato coinvolgendo numerosi di questi personaggi reali il film ha senza dubbio un buon incipit che vede Fern ( una Frances McDormand che appare uscita dai fotogrammi di Fargo...) prepararsi alla partenza dopo aver svuotato il magazzino in cui tiene le sue cose: questo è uno di quei frangenti della pellicola che riesce a dare di più, in cui, come avverrà per tutta la sua durata, i momenti migliori sono quelli dell'intimità personale, del ricordo, della scelta di vita da difendere a tutti i costi anche quando il furgone è ormai un rudere da buttare via.
Il percorso di Fern parte dalle montagne innevate  del Neveda , dove tutto ha inizio e dove, completando una circolarità mirabile tutto si chiude, in un altro dei momenti più belli dell'intero racconto, e approda al deserto dell'Arizona per partecipare ad un raduno di camperisti nomadi con tanto di santone teoreta della scelta di vita, chitarre intorno al fuoco, balli e chiacchiere in libertà; manca solo una canna e lo scenario è perfetto nella sua elegia veterofricchettona.
Nomadland , come già detto, vive delle sue contraddizioni, del suo alternare momenti di poesia autentica, perchè non ricercata, come la storia di Swankie, una delle amiche di Fern, o come il semplice saluto " ci vediamo lungo la strada" che lascia intendere un innato senso dell'ottimismo, ad altri che francamente appaiono carichi di retorica ed ovvietà e di situazioni scontate e streotipate ( tutto il raduno in Arizona sembra essere uscito da un film di Ulrich Seidl non in vena di cattiverie ).
Chloe Zhao cerca di dare corpo ad una realtà, quella dei nuovi nomadi, con un occhio rivolto al sociale, alla politica e alla storia che si ripete nella sua capacità di generare povertà , ma anche di esplicitare quella che se parte come una scelta di sopravvivenza diventa poi una scelta di vita convinta , fatta di integralismo carico di solitudine e di dignità: in questo la regista non sembra in grado di raggiungere pienamente l'obiettivo proprio perchè troppo spesso la storia barcolla pericolosamente affidandosi a modelli scontati, per non parlare della pericolosa similitudine che viene enunciata più volte tra i moderni nomadi e i vecchi pionieri in entrambi i quali arde il fuoco sacro dell'avventura e il mito della frontiera.
Di contro nel momento in cui riesce a portare il racconto sull'intimità personale, sulla descrizione del dolore personale e della perdita, sulla creazione del mondo parallelo che chi ha scelto questa vita si trova a vivere, Nomadland si dimostra lavoro di indubbio valore, soprattutto quando la eccellente fotografia di Joshua James Richards riesce ad assecondare con grande efficacia le luci e le ombre di un paesaggio molte volte bellissimo.
Non stupisce che Nomadland abbia trionfato nella notte degli Oscar, perchè tutto sommato, anche questo lavoro di Chloe Zhao ha le stigmate dell'opera che porta alla catarsi universale, gettando lo sguardo per meno di due ore sul mondo di quelli che buona parte dell'America considera dei loosers inveterati e senza speranza: con un meccanismo che ormai nella fatidica serata hollywoodiana si perpetua da anni, un bel lavaggio della coscienza collettiva, pronti poi dal giorno dopo a girare lo sguardo altrove.
Frances McDormand è di fatto l'unica attrice professionista del film e naturalmente la gran parte della pellicola è sulle sue possenti spalle grazie  ad una interpretazione solida anche se da qualche tempo l'attrice sembra un po' troppo fossilizzata su ruoli pericolosamente simili che rischiano di fare di lei un personaggio monocorde.

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