martedì 14 giugno 2022

America Latina ( Damiano D'Innocenzo , Fabio D'Innocenzo , 2021 )

 




America Latina (2021) on IMDb
Giudizio: 7.5/10

Già nelle loro opere precedenti, La terra dell’abbastanza e Favolacce, i fratelli D’Innocenzo, gemelli romani  trentaquattrenni, avevano ampiamente dimostrato l’indubbio talento soprattutto visivo che si connota in uno stile personale spesso ai confini con la fiaba; l’ultimo lavoro , presentato in concorso a Venezia, conferma una volta in più quanto a fiumi, e spesso in maniera anche scriteriata, è stato scritto sul loro cinema: America Latina, che nel suo essere un "grande imbroglio" dal punto di vista narrativo più profondo si presenta già dal titolo fuorviante, è lavoro complesso, molto personale sia nella cifra stilistica sia nel suo nocciolo di scrittura, ci restituisce l’immagine di due cineasti che mettono la ricerca stilistica e le ambientazioni al vertice del loro percorso cinematografico.

America Latina è anche opera difficile da raccontare senza cadere in spoiler o in semplici interpretazioni fallaci, motivo per il quale sposerò la causa della sinossi minimalista, che se non altro  mette al riparo dall’anticipazione selvaggia per ogni valutazione o riflessione fatta in fase di commento.

Massimo è un affermato dentista, ha una bella famiglia di sole donne, una moglie e due figlie, una villa “bella” nel mezzo della campagna; una esistenza insomma di quelle invidiabili, da autentico professionista di successo, che si concede solo ogni tanto una bevuta con l’amico del cuore Simone, una innocente evasione tra amici di vecchia data.




Può bastare una lampadina che si fulmina a rivoltare la vita di una persona in maniera sconvolgente? Quando Massimo scende in cantina per recuperare una lampadina il suo sguardo si apre su un abisso senza fondo che renderà la sua vita un qualcosa che sta a metà tra l’incubo e l’inferno.

Ed ecco allora che il grande inganno narrativo di cui si parlava prima prende piede: dopo dieci minuti abbiamo in mano tutto e come ogni buon thriller psicologico quale America Lattina è si tratta solo di mettere le tessere al posto giusto, ma quello che succede è meglio tacerlo.

La discesa di Massimo agli inferi della sua mente è qualcosa di tangibile o è solo frutto della sua psiche distorta?  Come si concilia l’America , cioè l’affermazione di se stessi, la vita agiata consona al livello sociale , la famiglia e tutti i valori che fanno delle società liberistiche i suoi capisaldi, con Latina, la città nella cui periferia si erge l’inquietante villa di Massimo e famiglia, tra residuati industriali, terre che un tempo erano paludi e scheletri edilizi in rovina?

A ben guardare tutto il film è un oscillare tra l’America e Latina , tra realtà e immaginazione, tra farsa e disperazione, tra una mente che perde gradualmente ogni contatto con il mondo reale ed insegue il suo mondo fatto di tenebre  e di orrore che ben si concretizza in quello scantinato ridotto a discarica e poi trasformato in una putrida piscina.

Il processo mentale e psichico che il protagonista imbastisce  è una guerra logorante tra ciò che gli si presenta agli occhi e ciò che non sa  e che teme di sapere, tra i  buchi della sua memoria ricolmi di psicofarmaci e alcool e un presente che nasconde una fragilità devastante.

Pian piano scopriamo che Massimo, nonostante temiamo di sapere cosa si nasconda in realtà in quello scantinato, è una persona fragile, amorevole sebbene a modo suo, terrorizzato da se stesso, macerato da un rapporto col padre che lo consuma, preoccupato di tenere strette a sé moglie e figlie che assistono al suo disgregarsi, ma soprattutto man mano che la storia procede e che la figura del protagonista inizia ad assumere connotati meno sfocati, pur rimanendo di fatto immersa per gran parte in una inquietante nebulosa, il cerchio si stringe intorno alla personalità di Massimo che diventa il perno intorno cui girano gli elementi del suo microcosmo che diventano sempre più indefiniti: la casa apparentemente bella, di fatto un orribile esempio da tipico abuso edilizio posta in una zona che mostra il suo aspetto malsano sebbene le paludi non esistano più e che soprattutto nelle sue viscere di quello squallido seminterrato nasconde l’inferno , le ossessioni e le paranoie che sembrano costruire nemici e pericoli ogni attimo, un confronto con il padre burbero quasi surreale fatto di accuse e di recriminazioni, una presenza femminile sempre più eterea con moglie e figlie che sembrano volteggiare nel mondo del protagonista quasi come anime prive di sostanza (finale un po’ forzato ma che chiarisce meglio i contorni dei personaggi); solo il conflitto che sta portando il protagonista alla rovina è tangibile, sostanziale, vero, un qualcosa che si insinua nell’animo e che non dà via di scampo.

Alla fine America Latina nel suo dipingere a tinte fosche , seppur a tratti fiabesche, il conflitto tra noi stessi e il nostro lato buio è film che ha il grande pregio di lasciare interrogativi, di generare domande , riflessioni ed interpretazioni perché è chiaro che va toccare le zone nascoste, ombrose e che  mettono anche paura ad ognuno di noi; tutto ciò riesce a contrastare anche qualche difetto che il film dei fratelli D’Innocenzo presenta , soprattutto nel suo manifestare una affannosa ricerca di uno stile che cerchi di incanalare il racconto entro binari prefissati.

Nonostante ciò America Latina è film valido, ben diretto, tecnicamente pulito che, come detto, lascia il segno più di quanto possa apparire all’inizio, un lavoro che per certi versi prosegue nella ricerca antropologica iniziata con Favolacce e che ci conferma che i seppur giovani registi, al di là delle solite diatribe da corrida della critica, appartengono di certo a quel nocciolo duro di cineasti di qualità che riescono a nobilitare il cinema nostrano.

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