giovedì 4 aprile 2024

Only the River Flows / 河边的错误 ( Wei Shujun / 魏書鈞 , 2023 )

 




Only the River Flows (2023) on IMDb
Giudizio: 8/10

Sceglie ancora la Croisette per presentare il suo film Wei Shujun, autore che ormai sembra avere costruito un legame fortissimo e indissolubile con la rassegna cinematografica di Cannes, la prima che intravide in lui un autore originale e dotato di talento cinematografico sin dal cortometraggio che segnò il suo esordio e per il quale fu premiato  .
Only the River Flows, presente nella rassegna collaterale un Certain Regard, in effetti è risultato tra i lavori più apprezzati nella manifestazione francese confermando quanto di buono aveva fatto intravvedere nei lavori precedenti, soprattutto in quel Ripples of Life apprezzabilissima opera che guarda alla situazione sociale della Cina moderna e al contempo riflette sul Cinema.
Sebbene la nuova fatica di Wei sia un lavoro di tutto altro genere, all'apparenza cupo, quasi pessimista, che si nutre dei canoni del noir neppure troppo alla cinese, i legami ideali con la pellicola precedente non mancano, quasi che il regista volesse comunque mantenere un filo logico e coerente nella sua narrazione.
Anche qui siamo nel cuore della provincia cinese , anno 1995, dove tutto inizia a trasformarsi, dove le rovine del passato sono ancora in piedi a ricordarlo ed il futuro è ben lungi dall'essere abbracciato e con esso il benessere, almeno nelle grandi aree urbane; la polizia locale si trova alle prese con l'omicidio di una anziana donna sulle rive del fiume, un'evento inspiegabile a maggior ragione perchè nel villaggio si conoscono praticamente tutti.



Il comandante delle forze di polizia ( tipico burocrate ancora intriso di un passato decennale  ma che parla come un funzionario moderno) assegna il caso al suo detective più brillante Ma Zhe ( un eccellente Zhu Yilong); le tracce da seguire sono poche e almeno all'inizio di scarsa importanza: una borsa da donna trovata sul luogo del delitto contenente una audiocassetta, qualche impronta, piccoli dettagli che non dicono nulla.
Utilizzando le scarse e ben poco evolute risorse ( quasi esilarante la scena con cui vengono usati dei maiali morti e pronti per essere consumati per capire che arma è stata usata per uccidere la vecchia) il detective porta avanti le ricerche che man mano che procedono sembrano coinvolgere altri personaggi, all'apparenza senza alcun legame tra loro, e soprattutto si verificano altri omicidi, per i quali si sospetta fortemente di un giovane uomo con disturbi mentali che la donna morta aveva preso con sè dopo la morte del marito.
Il caso sembra volgere al termine, i tasselli adeguatamente manipolati sembrano combaciare, le autorità superiori spingono per chiudere l'indagine  al più presto, ma il detective Ma è tutt'altro che convinto della situazione che sembra emergere, anche perchè nel frattempo Wei , con grande scaltrezza e brillantezza narrativa ha infarcito la storia di una serie di tematiche striscianti che però non tardano ad emergere: la futura paternità di Ma che però è resa angosciosa dal rischio di ritardo mentale del figlio per una situazione patologica genetica che potrebbe affiorare e che obbliga i genitori a prendere in considerazione un eventuale aborto ( ma siamo in epoca di politica del figlio unico...), uno stato di ossessione crescente che avviluppa lo stesso detective  al caso e ai suoi protagonisti che si traduce perfino in visioni oniriche e in allucinazioni, un accenno ai costumi sessuali, ovviamente assolutamente ortodossi, che alcuni personaggi violano palesemente ( uno dei protagonisti di questo intricato caso di omicidio ha passato sette anni in galera per condotta oscena e contronatura...).
Il finale, magnificamente espresso dagli ultimi 5 secondi del film, dimostra come dietro a quella serie di omicidi in un tranquillo villaggio di campagna si nasconda forse un baratro che può sconfinare nella follia.
Se Ripples of Life era già il racconto di un paese che aveva cambiato marcia, aveva toccato la modernità e , soprattutto, aveva spaccato in due una società abituata all'egualitarismo, Only the River Flows è il ritratto di una società che inizia a distruggere ma che ancora non ha costruito nulla , lasciando così tutti in bilico, nell'incertezza del futuro; e se nel precedente c'è una chiaro rimando metacinematografico , anche qui il Cinema sembra svolgere il suo ruolo: cosa pensare altrimenti della decisione di istituire l'ufficio del detective Ma nella sala proiezioni di un vecchio cinema "dove ormai non va più nessuno" ma che contiene tutti quelli che sono i cimeli del passato?  Il Cinema come racconto di storie , sociali e personali, come scrigno della memoria, come luogo nel quale mettere in scena la realtà e la vita, perchè Only the River Flows è opera che va oltre il genere: lo scheletro è quello di un noir cupo, dove piove tanto, dove il grigio è il colore che domina, dove i 16 mm del formato danno quel senso di vetustà, nel quale i personaggi sembrano avere ognuno qualcosa che pesa sulla coscienza e che non viene fuori; ma è anche un film dove con grande bravura Wei innesta la deriva di un uomo sepolto dalla pressione, quella dei superiori che vogliono chiudere il caso, quello della paternità problematica, quella, forse , di un passato che non conosciamo che è stato diverso dal presente, quella di una coscienza che non si arrende all'apparenza.
Tutto ciò fa scivolare il film in alcuni momenti quasi nell'onirico, nel delirio di una mente nella quale probabilmente già è tutto scritto, fa sorgere il dubbio su come siano andate le cose realmente, addirittura se siano veramente accadute in quel modo o siano invece il frutto di una mente disturbata, perchè alla fine , in effetti , l'opera di Wei, ricordiamolo tratta da un racconto di Yu Hua , una tra le voci più auterovoli della letteratura cinese moderna, sembra voler essere quasi una riflessione sulla follia e sul disagio mentale.
Quello che fa della pellicola diretta da Wei un'opera che conferma la sua bravura ed il suo talento è il suo sapere affiancare al noir una costruzione dei personaggi molto efficace cosa che giustifica il giudizio di taluni sul fatto che, al di là dei riferimenti ai registi della Sesta Generazione, in questo caso in particolare Jia Zhangke, il più forte influsso che plasma decisamente la prospettiva del regista è quella del polar francese dove lo spessore dei personaggi spesso si imponeva sulla storia e diventava sostianziale e prioritario su quest'ultima.
Giunto ormai alla terza opera tra i lungometraggi e considerata la qualità dimostrata , Wei Shujun può definitivamente essere considerato tra i più bravi ed interessanti cineasti del cinema cinese moderno, capace di raccontare in maniera mirabile in egual misura gli aspetti sociali del suo paese come le tematiche legate all'animo umano.

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