martedì 17 settembre 2024

Exhuma ( Jang Jaehyun , 2024 )





Exhuma (2024) on IMDb

Giudizio: 7.5/10


Exhuma, presentato al Far East Film Festival di Udine dopo aver avuto il suo esordio a Berlino un paio di mesi prima, è un film horror diretto da Jang Jaehyun che esplora con grande maestria il folklore locale e le tradizioni rurali coreane, intrecciandoli con temi di morte, memoria e segreti sepolti. Il titolo, che significa "tomba" in coreano, preannuncia l'importanza centrale che il concetto di sepoltura e i rituali funebri avranno nel film, ma il vero cuore dell'opera risiede nella profonda connessione con le credenze popolari e le superstizioni dei villaggi remoti che costituisce una sorta di cultura locale che affonda le radici nel tempo.
La storia si sviluppa attorno a Lee Hwarim, una rinomata esperta di arti sciamaniche che indaga, insieme ad un collega, su una serie di profanazioni di tombe in un villaggio montano. L'ambientazione rurale diventa quasi un personaggio a sé stante, un mondo chiuso e distaccato dal progresso, dove le antiche tradizioni e il folklore sono ancora fortemente radicati nella vita quotidiana. Nel corso delle sue ricerche, Lee Hwarim scopre che dietro gli strani eventi c’è una maledizione ancestrale legata a rituali funebri e pratiche spirituali che si tramandano da generazioni; fermiamoci qui , pena il rischio di spoilerare qualcosa, basti sapere che alla coppia , proveniente da Seoul si affiancano altri due esperti ( di fengshui uno di artef uneraria l'altro), costituendo una sorta di team incaricato di far luce sugli strani fenomeni.
Uno degli elementi più potenti del film è proprio il modo in cui il folklore rurale coreano viene integrato nella narrazione. Jang Jaehyun attinge a piene mani dalle credenze tradizionali riguardanti i defunti e i rituali funebri, come l’importanza di seppellire i morti correttamente per evitare che le loro anime tornino a tormentare i vivi. Questi elementi sono trattati con un rispetto quasi documentaristico, mostrando come nelle comunità rurali le superstizioni non siano solo leggende, ma parte integrante del tessuto sociale.



Nel villaggio dove si svolge la vicenda, gli abitanti credono fermamente che i defunti possano tornare sotto forma di spiriti vendicativi se i rituali di sepoltura non vengono seguiti alla perfezione. 
La cura delle tombe, le offerte agli antenati e i riti funebri sono rappresentati con dovizia di particolari, rafforzando il legame tra la trama principale e l'antico retaggio spirituale della Corea rurale. Queste pratiche funebri, che risalgono a credenze sciamaniche e confuciane, sono il cuore pulsante del film e danno un senso di autenticità alla paura che pervade la comunità, un aspetto che sembra addirittura soverchiare l'impalcatura da thriller soprannaturale che Exhuma possiede.
Il villaggio, isolato nelle montagne, non è solo uno sfondo, ma un microcosmo intriso di superstizioni e diffidenze. La cultura rurale qui descritta è quasi immutata da generazioni, e il film sottolinea la contrapposizione tra la modernità rappresentata da Lee Hwarim e le tradizioni arcaiche degli abitanti del villaggio. Questa dinamica crea tensione non solo narrativa, ma anche culturale: Lee Hwarim, pur essendo una giovane razionale e moderna, è lentamente risucchiata dalle credenze locali, fino a non riuscire più a distinguere tra realtà e superstizione.
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