mercoledì 15 settembre 2010

New police story ( Benny Chan , 2004 )

Giudizio: 7/10
La scommessa di Jackie Chan


A circa 20 anni dalla trilogia di Police Story, Jackie Chan torna ad Hong Kong e sotto la direzione di Benny Chan si cimenta in un lavoro in cui se da una parte contiene svariate autocitazioni dall'altra mette in gioco tutto se stesso , creandosi una nuova immagine, drammatica e molto più aderente alla sua non più tenerissima età.
L'interesse per il film sta tutto in questa operazione cui tutti i fans dell'attore hanno guardato con interesse , qualcuno con scetticismo.
L'immagine che ne esce è sicuramente bella, e ci offre un Jackie Chan lontano anni luce dal suo stile che lo ha reso famoso in tutto il mondo, ma sicuramente più umano, confermando in maniera definitiva che attore dalle grandi doti si tratta.
La scommessa di rimettersi in gioco in un film d'azione , ma dalle tinte fortemente drammatiche e venate da un intenso senso del melodramma è ben rappresentata nel personaggio in cui l'attore si cimenta: l'ispettore Chan Kwok Wing, sull'orlo del fallimento professionale e personale, alcolizzato, macerato dal rimorso per una operazione andata male un anno prima e che è costata tante vite umane, un perdente cronico insomma che vediamo uscire barcollante da un bar e stramazzare al suolo con la bottiglia in mano.
Il lungo flashback che porta la narrazione ad un anno prima ci racconta di come Wing, durante una operazione di polizia abbia forse abusato delle sue doti, sottovalutando la gang cui stava dando la caccia , e in una lunga scena all'interno di una capannone (bellissima, tra i momenti migliori) la sua vita viene sconvolta per sempre, trovandosi faccia a faccia con la spietatezza della morte e la ferocia di una banda di giovanotti esaltati.
La caduta all'inferno è fragorosa per il detective Wing, un inferno di alcool e rimorso, ma quando sulla scena, di nuovo un anno dopo, compare un giovanotto metà coscienza , metà angelo custode, la scintilla della vita tornerà a farsi largo , spinto anche dall'amore per la giovane fidanzata.
Ritorno nei ranghi, con l'immancabile angelo custode al fianco e caccia agli assassini dei suoi amici ripresa fino all'inevitabile e spettacolare finale.
E' chiaro che la pellicola vive tutta sulla figura di Jackie Chan, ma ilo regista in alcune scelte dimostra di avere grandi intuizioni: le scene d'azione sono sempre ben costruite e lasciano alla capacità di stunt di Chan ampia libertà, la Hong Kong presentata rifulge di specchi e modernità, rimanendo lontana da certe visini tipiche di Johnnie To, il finale esageratamente spettacolare presenta la trovata dell'esposizione della Lego assolutamente geniale, ma soprattutto sa  assecondare Jackie Chan nel suo ruolo di sconfitto che ispira enorme compassione.
Viceversa, certo indugiare su scene eccessivamente melo, al limite della risata, costituisce il limite di questo lavoro.
A 50 anni l'eroe di tanti film, conosciuto per la sua grande fisicità e per la sua comicità non sempre volontaria, dimostra non solo di essere un grande attore con la A maiuscola, ma di essere ancora in grandissima forma, esibendosi in acrobazie , combattimenti e salti come fosse un ragazzino.
Inevitabilmente il ruolo degli altri attori passa in secondo piano, ma sia Daniel Wu, nei panni del capobanda sanguinario , che Charlie Yeung, la fidanzata di Wing , che Nicholas Tse, l'angelo custode di Wing (si svelerà nel finale la sua vera identità) svolgono bene il loro ruolo.

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