venerdì 10 settembre 2010

La vita sognata degli angeli ( Erick Zonca , 1998 )

Giudizio: 6.5/10
Due vite allo specchio


Opera prima del regista francese Erick Zonca, presentata a Cannes dove oltre a ricevere una meritata Palma d'oro per l'interpretazione femminile alle due attrici protagoniste, fu accolta molto bene dalla critica e non a torto , perchè si tratta di uno di quei piccoli film , quasi ordinari che possiedono però la forza per raccontare una storia semplice ma profonda, che va all'essenza dei protagonisti, con un occhio dardenniano all'aspetto sociale e con una capacità di scavare dentro ai personaggi.
Al centro della storia due ventenni , Isa e Marie, che si incontrano , si sintonizzano sulla stessa lunghezza d'onda e che vivono assieme in una casa che non appartiene a loro, in attesa del ritorno dei leggittimi proprietari.

La loro amicizia sembra  tanto salda, quanto invece sembra distante il loro modo di intendere la vita: Isa, vagabonda per scelta, ottimista, che affronta il quotidiano con il sorriso e Marie, tenebrosa, incattivita , avviata sul viale dell'autodistruzione; nonostante la grande distanza che le separa, trovano comunque il modo di convivere, tra difficoltà economiche, il lavoro che non si trova e le amicizie con due buttafuori freakettoni che scalfiscono la loro durezza sentimentale.
Parallelamente però la vita di Marie sprofonda nel baratro invischiata in una torbida relazione amorosa in cui è la vittima sacrificale , mentre quella di Isa subisce un impulso di vitalità allorquando scopre il diario della giovane ragazza che occupava la casa e che ora giace in ospedale in coma dopo un incidente; quel diario diviene per lei uno specchio in cui trovare sofferenza e inquietudine, probabilmente simili alle sue.
Il finale a doppio binario in bilico tra ottimismo e tragedia sancisce in maniera definitiva il ritratto di due giovani che dalla vita avevano forse aspettative diverse e che il destino ha messo per un breve periodo sulla stessa strada.
Grazie anche alla bella interpretazione di Elodie Bouchez e di Natacha Regnier , il regista confeziona due ritratti profondi che non si fermano alla superficie, indaga con sottigliezza sugli aspetti psicologici delle ragazze e riesce con ciò a farne il vero fulcro della storia, nella quale anche i personaggi di controrno son bene descritti e caratterizzati.
Il tema del malessere giovanile, anche legato alla situazione sociale, non è certo tematica originale, ma è proprio nella dinamica tra lo studio delle due protagoniste e il mondo esterno che sta il pregio del film; la vicenda di Sandrine, la ragazza in coma, sembra in certi momenti un po' troppo forzata, ma ciò non toglie spessore alla narrazione che procede sempre secca e asciutta, anche grazie alla scelta del regista di fare largo uso della macchina da presa a spalla che pone sempre le due protagoniste al centro della scena, quasi in maniera ossessiva. Ma il senso del film sta proprio lì: scrutare e rappresentare due vite che sembrano così uguali ma che hanno nel loro intimo, invece, pulsioni totalmente diverse.

4 commenti:

  1. visto parecchio tempo fa, mi era piaciuto parecchio. splendido poi titolo e ottime le attrici (che non ho più visto, che fine hanno fatto?)

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  2. La Boulez , se non erro, l'ho vista sul tappeto rosso a Venezia quest'anno dopve è presente con un film francese, l'altra non mi è capitato di vederla più al lavoro.

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  3. uno di quei film che non ti aspetti, dopo Dumont, i fratelli Dardenne, ci sono ancora altri bravi registi che danno soddisfazione.

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  4. all'epoca del film il cinema francese se la passava sicuramente meglio di ora e sono molti i lavori validi

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