Giudizio: 7/10
Con puntualissima cadenza annuale ecco il quattordicesimo lavoro di Francois Ozon, autore certamente tra i più interessanti e prolifici del panorama cinematografico francese.
Giovane e Bella è un film che va ad esplorare con originalità e grande sensibilità il mondo adolescenziale all'interno del più vasto ambiente borghese della moderna Francia.
Il racconto è imperniato intorno alla figura di Isabelle una giovane e bella diciasettenne, figlia della borghesia media, con una famiglia tipo alle spalle , compresi i genitori separati; vive con la madre, il suo nuovo partner e il fratello minore.
Di ritorno dalle vacanze estive, dopo che ha conosciuto, senza grande soddisfazione, l'ebbrezza del primo rapporto sessuale, la ragazza inizia a prostituirsi, in proprio, racimolando i clienti via internet: una escort con tutti i crismi insomma.
Quando la madre scoprirà l'attività di Isabelle, per la ragazza giunge il momento di dare un senso , forse, definitivo alle sue inquietudini adolescenziali.
Ben lungi dall'esser un film a forte carica morboso-erotica (le scene di sesso ci sono ma molto edulcorate) con al centro la classica figura della lolita ninfomane ( Isabelle non lo è visto che non prova piacere) o della emergente figura della baby-squillo per cupidigia di denaro (la ragazza non lo spende , niente telefonini nè abiti griffati), Giovane e Bella è una storia di deflagrazione adolescenziale che si esplica attraverso una ribellione silenziosa, quasi ovvia, priva di rabbia o di carica emotiva; quello che più colpisce della ragazza è la totale anaffettività per quello che compie, come fosse un gesto come un altro.
Ma il gesto di vendere se stessa ha una funzione più intima e profonda: è l'affermazione di se stessa attraverso il mercimonio, la valorizzazione del proprio essere attraverso un puro e semplice gesto di scambio: sesso per denaro; l'accumulare soldi per la ragazza equivale al crescere della sua autostima, tipica problematica giovanile, maggiormente accentuata in questa epoca in cui tutto ha un prezzo e in cui tutto si misura per ciò che possiedi.
Lo sguardo di Ozon, come quasi sempre gli capita , è asettico, forse più del solito, evita ogni valutazione morale sulla scelta della ragazza, semmai mette in evidenza come l'ambiente in cui vive, assolutamente "normale", sia intriso di ipocrisia e di scheletri nell'armadio, rimanendo in tal senso coerente con le opere passate in cui il giudizio, sempre sussurrato ma asperrimo, verso l'ambiente borghese, non è certo privo di forte critica sociale.
Nel sua complessità il film è , oltre che ben girato, bello e poetico in taluni frangenti, sebbene qualche incertezza, soprattutto nel suo incedere che a volte sembra un po' troppo lezioso; la costruzione del personaggio di Isabelle è eseguito con grande efficacia al punto che ben presto diventa il catalizzatore assoluto della narrazione: i suoi silenzi, il suo sguardo tagliente e spesso provocante, le sue movenze assolutamente ordinarie, fanno di Isabelle un personaggio dalla forte carica sensuale spontanea, persino nei momenti di tenerezza quasi filiale che intercorrono con un suo anziano cliente abitudinario.
Il finale del film sembra restituirci, dopo una anno di racconto scandito dal trascorrere delle stagioni, una persona che forse ha compreso il suo vero ruolo nel mondo e placato le sue inquietudini profonde, sebbene la certezza che Isabelle non torni a svolgere la sua remunerativa attività sia tutt'altro che scontata.
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