Giudizio: 7.5/10
In una Contea delle Virginia Thomas e Austin Tilden , padre e figlio, gestiscono un obitorio con annesso un crematorio nella cantina della loro villa stile coloniale: una attività che la famiglia da ormai varie generazioni porta avanti fin dai primi anni del 900.
In occasione di un efferato delitto dalle tinte oscure e misteriose sulla cui scena si apre film, la polizia ritrova un cadavere di una giovane donna nella cantina, apparentemente senza alcun segno di violenza, parzialmente sepolta.
Lo sceriffo porta il cadavere dai Tilden chiedendo al vecchio Thomas di trovare una causa di morte nel giro di poche ore, in tempo per non dovere affrontare le domande senza risposta che il cadavere sembra portare con sè.
Tommy e Austin lavorano in coppia con grande affiatamento, non c'è solo il legame padre-figlio a tenerli uniti, c'è anche quello maestro-allievo, al punto che il giovane Austin rinuncia alla uscita serale con la fidanzata per aiutare il padre nel risolvere il caso misterioso.
Il cadavere della giovane donna sconosciuta e ribattezzata Lane Doe appare in effetti intatto, tanto da non lasciare ipotizzare , almeno all'esplorazione sommaria esterna, alcuna causa di morte, ma quando l'autopsia prende il via alcuni aspetti risultano misteriosi e strani: quel corpo ha una lunga storia di misteri da raccontare e Tommy ed Austin si troveranno a dover descrivere quella storia che diverrà anche la loro.
Andare oltre in un thriller-horror come The Autopsy of Jane Doe significherebbe spoilerare pesantemente, anche perchè uno degli indubbi pregi del film risiede proprio nel costante e angoscioso lievitare della tensione.
Primo lavoro in lingua inglese del regista norvegese Andrè Øverdal, che già mostrò un vivace talento nei suoi due precedenti lavori, The Autopsy of Jane Doe è un po' il definitivo trampolino di lancio dell'autore, considerato il frequente passaggio della pellicola in svariati Festival rinomati e i riconoscimenti ricevuti ( Premio Speciale della Giuria a Sitges , secondo posto nel Premio del Pubblico a Toronto): tutto pienamente meritato perchè la pellicola è uno di quei film di genere che mantengono fede alle aspettative grazie al suo muoversi tra tensione crescente e tematiche soprannaturali senza (quasi) mai cadere nel dozzinale e nello scontato.
Da un lato la storia si fonda molto sul rapporto tra padre e figlio, entrambi segnati dalla scomparsa della moglie-madre in circostanza drammatiche, un evento che ancora fa pesare sulle spalle di Tommy un doloroso senso di colpa e di rimorso, punto fermo di tutte le storie horror che si rispettino; dall'altro il film soprattutto all'inizio mostra una accuratissima descrizione dell'attività medico-legale, mentre in sottofondo lentamente ma inesorabilmente sale il senso di inquietudine.
Se è vero che alcuni snodi narrativi appaiono un po' forzati e buttati lì in maniera superficiale, per il resto il film funziona: le colpe e i rimorsi, la vendetta e il passato che stende le sue tenebrose ombre sul presente accompagnano avvolgendola la storia di quel cadavere che forte del suo mistero occupa potentemente lo schermo per gran parte della durata del film.
La deriva soprannaturale è tutto sommato ben costruita anche se, come detto, sorretta da presupposti non solidissimi e da qualche , seppur raro, elemento forzato; la morale però è chiara: la superstizione genera onde lunghissime che possono provocare danni per tanto, tanto tempo.
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