lunedì 12 dicembre 2016

A Chinese Odyssey:Part Three / 大话西游3 ( Jeffrey Lau / 劉鎮偉 , 2016 )




A Chinese Odyssey: Part Three (2016) on IMDb
Giudizio: 4.5/10

Che bisogno aveva Jeffery Lau di riesumare dall'olimpo cinematografico in cui è relegato il suo dittico di A Chinese Odyssey da oltre vent'anni per dirigere questa ipotetica terza parte?
La domanda scaturisce spontanea al termine della visione di A Chinese Odyssey: Part Three ed in essa è contenuto tutto il giudizio sul film.
L'impressione forte è che l'ultimo lavoro di Lau sia una operazione commerciale estrema da parte di un autore geniale , che ha fatto la storia del cinema di Hong Kong e che sembra ora dibattersi in un periodo difficile con chiaro deficit di ispirazione.
Come non bastasse il richiamo alle due splendide opere , Lau , fedele al suo stile di piluccare qua e là, mette in piedi un racconto che ha molte affinità con il bellissimo Journey to the West: Conquering the Demons di Stephen Chow, che dei due capitoli di A Chinese Odyssey ( Pandora's Box e Cinderella ) fu l'interprete, con il risultato di rendere ancora più deludente la sua ultima fatica.


La Terza Parte di Chinese Odyssey infatti tratta di quanto avviene prima del viaggio ad occidente del monaco Xuanzang in compagnia dello Scimmiotto e dei suoi compari: un viaggio nel tempo per rimettere le cose a posto scompaginate dall'errata scrittura del fato da parte dell'Imperatore di Giada.
Demoni inquieti, umani che hanno viaggiato nel tempo e che vogliono cambiare il destino venendo meno alla legge di accettare tutto quello che il fato ha riservato, amori che uniscono demoni, immortali ed umani, un disegno divino da rispettare: di questo frullato narrativo si nutre la pellicola di Lau, sopraffatta da un digitale che definire invadente è poco, capace di mettere in un angolo persino un action director quale Corey Yuen.

La lontananza dal suo dittico di oltre venti anni fa rimane siderale, mancando la follia narrativa anarchica , qui appena abbozzata, che nascondeva però svariate riflessioni; qualche dialogo è ben fatto, alcune situazioni sono divertenti, ma quell'estro innovativo e rivoluzionario che animava il Lau di venti anni orsono è praticamente assente, tant'è che il regista tenta, invano, di richiamare alla mente quelle due pellicole per trovare uno spunto che il film purtroppo non ha.
Già le ultime fatiche di Jeffrey Lau avevano lasciato in qualche occasione parzialmente delusi sebbene fossero sempre su livelli decenti, quest' ultimo lavoro purtroppo conferma come un regista dalla forte impronta artigianale quale è Lau, fatichi non poco a trovare la giusta ispirazione in un cinema sempre più orientato verso il CGI: il risultato è un film in cui manca il gusto dell'assurdo, dell'epica , del racconto popolare elaborato e in cui manca anche il carisma degli attori, i quali sembrano tutti, in misura diversa, pienamente fuori luogo.
Per chi ha amato i due capitoli di A Chinese Odyssey e altri lavori di Lau, ad esempio The Eagle Shooting Heroes, la delusione è ancora maggiore nel vedere quello che per molti versi è un genio del cinema di Hong Kong affannarsi con scarsissimo profitto alla ricerca di una ispirazione che non arriva.
Rimettiamo il dittico nell'olimpo del cinema di Hong Kong e confidiamo che questo sia solo un passo falso di un grande regista.

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