Giudizio: 6/10
Clara, critico musicale ormai in pensione, vive da sola in un vecchio edificio dal fascino antico situato sul lungomare di Recife , una zona esclusiva che fu il ritrovo borghesia della città; grazie ad un efficace incipit ambientato 30 anni prima, scopriamo come quel vecchio edificio , oltre che la sua abitazione, sia un po' la memoria storica della famiglia che vediamo lì radunata per i 70 anni di una zia di Clara, una piccola eroina dell'emancipazione femminile, la quale mentre i nipoti leggono poesie e cantano canzoni in suo onore , fissa con occhio languido il mobile dove anni prima un suo giovane amante la possedette.
Clara è un po' la reincarnazione dello spirito della vecchia zia: anche oggi, ormai ultrasessantenne, non manca mai di fare la sua passeggiata in spiaggia e il bagno nelle acque dell'oceano, non disdegna le attenzioni degli uomini conosciuti nei locali, ma soprattutto non molla di un centimetro nel confronto con la impresa immobiliare che ha ormai acquistato tutti gli appartamenti del vecchio Aquarius e che non riesce ad entrare in possesso di quello della donna per potere finalmente trasformare l'edificio nell'ennesima scatola di specchi e acciaio, uguale a tanti altri che si affacciano sul lungomare.
Clara vive la sua solitudine con grande serenità, confortata solo dalla vecchia governante e dalle visite sporadiche dei figli, i quali ben presto, preoccupati della tenace convinzione della madre a non vendere l'appartamento, cercano di dissuaderla.
Lungi dal cedere Clara, da classica donna con le palle, decide di prendere di petto, a modo suo, gli speculatori edilizi.
Tutto il film di Kleber Mendonca Filho, vive su questo legame ancestrale di Clara con quel palazzo dalle forme e dai colori singolari: la difesa di quelle quattro mura è per la donna, prima che una questione di principio e ideologica, una affermazione strenua della sua identità, in fin dei conti alla donna è rimasto solo quell'appartamento con vista sul mare nel quale si gode la sua solitaria pensione tra bicchieri di vino rosso e montagne di dischi di vinile.
Indubbiamente Aquarius contiene al suo interno una forte critica alla società brasiliana che cavalca in maniera rampante lo sviluppo sfrenato cui sta andando incontro il paese, in tal senso il film è stato anche un caso politico tra fautori della Presidente Dilma Roussef ( tra cui il regista e soprattutto Sonia Braga)costretta alle dimissioni e i suoi avversari politici, ma al tempo stesso, errore probabilmente colossale, la storia va troppo a calcare la mano su quelli che sono gli stereotipi legati al Brasile; in tal senso è curiosamente esemplare una scena; Clara affacciata al balcone e la vista che spazia da una coppia in riva al mare impegnata in un focoso atto sessuale ad un campetto di calcio: mancava solo il carnevale e il Brasile c'è tutto come dice qualcuno, sesso, pallone e samba.
Non mancano infatti nel corso di Aquarius i rimandi musicali , non di quelli noti in tutto il mondo almeno, ma che caratterizzano in modo netto il racconto, così come non è privo di importanza l'aspetto della libertà sessuale cui si appella anche nei fatti la protagonista, mutilata tra l'altro da una mastectomia per cancro sofferta in età giovanile.
Nel complesso però il racconto in Aquarius fila tutt'altro che liscio: spesso si assiste a situazioni loop che si ripetono, altre volte non si riesce a comprendere la direzione che voglia prendere il racconto (storia intima personale o denuncia sociale e politica) per cui l'unico punto fermo rimane proprio quell'edificio vintage che stona su un lungomare futurista.
E soprattutto c'è Clara: il personaggio è indubbiamente bello, ricco di sfaccettature, direi quasi di fascino grazie principalmente ad una prova maestosa di Sonia Braga; diciamolo francamente, l'attrice brasiliana è l'unico componente del film che meriti di essere ricordato e che consente alla pellicola stessa di raggiungere la stentata sufficienza; il personaggio di Clara sembra ritagliato apposta su Sonia Braga, incarnando quegli aspetti per i quali l'attrice è diventata col tempo una icona del cinema, sino al punto di creare una sovrapposizione naturale tra personaggio ed attrice.
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