Giudizio: 7/10
Un corpo seminudo e sanguinante viene trovato da alcuni passanti durante la notte in una strada di Lubiana, ricoperto di ferite da morso di cane l'uomo è in fin di vita e viene portato in ospedale: è uno dei più noti avvocati della capitale slovena e quando la moglie giunge al pronto soccorso si rende subito conto non solo della gravità della situazione che richiede un intervento chirurgico d'urgenza delicato ma anche dei contorni tanto oscuri quanto inquietanti che avvolgono il caso; la macchina dell'uomo è stata ritrovata lontano in una zona periferica della città che solitamente non frequentava, la dinamica del fatto appare inspiegabile e soprattutto la donna si accorge che accanto al corpo del marito , pronto ad entrare in sala operatoria c'è uno strano oggetto che accentua i contorni inquietanti del caso: un gigantesco dildo, di quelli usati per giochi erotici.
Lea, la moglie dell'avvocato, quasi fosse un raptus , si appropria dell'oggetto e lo nasconde, intuendo la pericolosità devastante che questo potrebbe avere sugli sviluppi del caso.
Per tutta la notte, il tempo che durerà l'intervento, Lea cercherà si difendere la reputazione del marito e di conseguenza la sua , conscia che le indagini potrebbero condurre a verità scabrose.
Soprattutto il confronto con l'ispettore di polizia che si occupa del caso instillerà nella mente della donna il dubbio, ma ogni atto lei sarà disposta a compiere, anche quelli che vanno contro la sua morale, per salvare almeno le apparenze.
In un breve prologo intuiamo che il rapporto tra i due non è dei più calorosi, quindi il dubbio che il marito possa essere stato coinvolto in qualche gioco erotico estremo inevitabilmente balenerà nella mente di Lea, anche se cercherà di convincersi che il tutto sia una operazione montata ad arte per discreditare la figura professionale dell'uomo.
Il regista sloveno Damjan Kozole che già in alcune circostanze ha calcato i palcoscenici di importanti festival europei, in numerose interviste rilasciate ha tenuto molto a ripetere che Nightlife è un film sulla paura: quella della morale, quella dell'invadenza dei media, quella del sistema giudiziario e anche quella, più intima, di scoprire il volto segreto di una persona che pensiamo di conoscere bene.
Di fronte a questa paura in Lea scatta lo spirito di sopravvivenza prima che quello di giustizia: difendere il buon nome del marito, anche compiendo palesi reati, pur di salvaguardare sè stessa e la sua famiglia.
Il lavoro di Kozole, che si svolge tutto nelle ore della notte immediatamente seguenti al ritrovamento dell'avvocato ferito, è una indagine sui meccanismi che scattano quando la paura si appalesa in maniera improvvisa e sul limite che si è disposti a superare nelle proprie azioni; girato in maniera secca ed essenziale, di frequente su ritmi molto pacati, Nightlife è intriso di questo peso che man mano che le ore passano diventa sempre più incombente sulla protagonista, muovendosi tra le atmosfere del thriller-noir e del dramma psicologico.
Ma d'altra parte nel film è chiaramente raccontata la conseguenza dei nostri gesti nella vita quotidiana dettati dal libero arbitrio , che portano a conseguenze devastanti nel momento in cui la nostra società globale, al momento, non accetta segreti e privacy: tutto deve essere lanciato in pasto al pubblico di uno show infinito.
L'affannosa corsa nella notte di Lea, nel tentativo estremo di salvare almeno le apparenze diventa quindi una improba e titanica lotta dell'individuo contro l'occhio onnipresente di una società voyeuristica e pronta al giudizio morale.
Pia Zemljic , una tra le attrici slovene più note e quotate, è bravissima nel dare il volto all'incredulità e all'inquietudine, ma anche al tenace istinto di sopravvivenza, che animano il suo personaggio.
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