Giudizio: 7.5/10
Fusi è un bambinone immerso nel corpo gigantesco di un quarantenne che vive ancora all'ombra minacciosa e ingombrante della madre, lavora come addetto a terra in aeroporto, passa il suo tempo libero a riprodurre su plastici immensi le grandi battaglie della Seconda Guerra Mondiale, passione condivisa insieme ad un amico, ha una curiosa amicizia con una ragazzina che abita al piano di sotto.
Il giorno del suo compleanno riceve in regalo l'iscrizione ad un corso di ballo, pretesto per creargli una vita sociale che non ha, limitandosi i suoi rapporti alle attenzioni vessatorie dei colleghi di lavoro che lo bullizzano come fosse un ragazzino.
Al corso di danza incontra una ragazza cui offre un passaggio in macchina , la quale sembra provare simpatia per lui e lo tratta non come un ragazzino ma come un adulto quale in fin dei conti è.
La simpatia diventa amicizia e forse qualcosa di più, o forse semplicemente l'incontro di due anime sole; sta di fatto che in Fusi qualcosa inizia a cambiare: si ribella ai colleghi-bulli, cerca il distacco dalla madre possessiva, prova per la prima volta i piaceri del sesso con la sua nuova amica con la quale cerca di mettere in piedi anche qualche programma, ma la ragazza soffre di una grave forma di depressione che alla fine viene a galla e si presenta in tutta la sua forza devastante agli occhi di Fusi, il quale però non si da per vinto.
Un aereo che parte, Fusi che guarda indietro con la sua borsa in mano, forse l'Egitto tanto sognato sta diventando realtà: la montagna umana che nasconde il bambino è diventata un adulto pronto ad affrontare la vita.
Definire Fusi, il cui efficace titolo internazionale è Virgin Mountain, un racconto di formazione per adulti poco cresciuti è probabilmente sbagliato, anche se in fondo al racconto questo aspetto c'è; il film di Dagur Kari è invece più propriamente un racconto sulla solitudine e sulla oppressione materna applicato ad un soggetto che per costituzione si presta alla tipologia del freak e che si rifugia nel suo candore da bambino per costruirsi una corazza impenetrabile.
Ma dietro quella corazza, indossata su un corpo enorme, c'è una sincerità dei sentimenti e una dolorosa solitudine che fanno del protagonista della pellicola un personaggio di quelli che non si dimenticano sebbene coaguli su di sè tutti gli stereotipi dei ciccioni, quelli negativi e quelli postivi.
Ma Fusi è anche , in fondo, una richiamo alla fanciullezza, intesa come periodo della vita in cui il candore dell'animo, la semplicità dei sentimenti e la bontà costituzionale sono i tratti essenziali, un ritorno alla natura umana più grezza e più semplice.
Il film di Kari vive molto sul personaggio del protagonista verso il quale si prova da subito una naturale simpatia, ma è arricchito anche da personaggi di contorno ben riusciti, da atmosfere e toni tipici da pellicola nordica con tanto di ironia fredda ed austera.
Pur essendo Fusi lavoro praticamente privo di ritmo, seguire la trasformazione del protagonista è esercizio che non annoia e non solo per la simpatia spontanea che suscita ma anche perchè il racconto è un intelligente e delicato ritratto delle difficoltà nei rapporti umani, ancora più accentuata nel tagliente gelo del profondo nord d'Europa.
Se Fusi è film che ha molto da regalare, e che ha riscosso svariati riconoscimenti , in primis al Tribeca Film Festival , parte del merito spetta anche a Gunnar Jonnson, assoluto padrone dello schermo e che già avevamo visto in Rams che con una interpretazione di alto livello contribuisce a disegnare uno di quei personaggi che rimangono negli occhi per un bel po' di tempo.
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