venerdì 23 marzo 2018

Manhunt / 追捕 ( John Woo / 吳宇森 , 2017 )




Manhunt (2017) on IMDb
Giudizio: 7/10

Dal 2008 , anno del suo ritorno cinematografico ad Hong Kong dopo la lunga parentesi hollywoodiana durata dieci anni, John Woo ha sempre accuratamente evitato di cimentarsi in quel genere action di cui è stato indiscusso maestro e costante punto di riferimento per molti autori; dopo avere affrontato la storia epica della Cina con La battaglia dei Tre Regni , il wuxia con Reign of Assassins e la storia recente con The Crossing finalmente ritorna a dirigere un action movie seppur sostanzialmente diverso da quelli che avevano dato lustro al genere hongkonghese.
Manhunt, infatti è sì un grande ritorno al cinema d'azione, ma sin dalla sua fonte ispirativa, un romanzo di Juko Nishimura e dalla scelta di girare tutto il film ad Osaka in Giappone, si intuisce subito che sarebbe tempo perso cercare le tracce di A Better Tomorrow o Bullet in the Head , semmai qualche sprazzo di The Killer si intravede in maniera però abbastanza lontana.
Il protagonista della storia, Du Qiu, è un brillante avvocato cinese che presta con successo la sua opera per una grande industria farmaceutica giapponese; dopo un party lussuoso tenuto dall'azienda in cui il proprietario annuncia di passare la mano della guida del gruppo al figlio e Du Qiu decide di lasciare l'incarico, quest'ultimo si ritrova nei guai perchè la mattina si sveglia nella su casa con un cadavere accanto al letto: la morta è una avvenente fanciulla dell'entourage del presidente della azienda e tutto lascia pensare che l'assassino possa essere l'avvocato, il quale riesce a darsi alla fuga braccato.


Entra a questo punto in gioco un poliziotto giapponese, Yamura, che da subito appare poco convinto della storia ufficiale con la quale è stato incastrato Du Qiu; all'inizio si aggregherà alla caccia all'uomo, ma quando è chiaro che c'è qualcuno che vuole l'avvocato morto diventerà il suo unico alleato, non senza essersi scambiati un bel po' di cazzotti prima.
Il nodo del giallo ruota intorno ad un processo in cui Du Qiu mostrò tutto il suo valore che verteva su un presunto caso di spionaggio industriale e parallelamente ad esso si intrecciano svariate storie ben poco pulite e che coinvolgono un po' tutti, compresa una straordinaria coppia di fanciulle killer.
Anche stavolta quindi il fuggitivo ha bisogno del poliziotto (e viceversa ) per portare a galla la verità.
Tutti i personaggi di Manhunt si portano dietro il loro macigno personale che si è creato dal loro passato: qualcuno cerca giustizia, qualcun'altro vendetta, altri ancora una redenzione impossibile e la storia si carica quindi di queste tematiche sempre molto care a John Woo.

Sono passati ormai quasi trenta anni dai capolavori immortali che il regista di Hong Kong ha portato sullo schermo e il suo cinema si è ovviamente evoluto, le tematiche si sono in qualche maniera assottigliate, il taglio dei personaggi anche e l'esperienza americana ha evidentemente influito sulla sua identità cinematografica, ma John Woo, non senza una certa dose di autoironia, ci tiene a ripresentarceli sotto una prospettiva magari diversa.
La famosa e immancabile colomba bianca diventa addirittura uno stormo di uccelli svolazzanti a fare da spettatori alla prima scazzottata tra Du Qiu e Yamura, il connubio fuggitivo-poliziotto rimanda a The Killer seppur con meno enfasi, il sacrificio diventa l'ultimo gesto di salvezza per sè stessi, l'amicizia virile trova strade diverse e meno drammatiche per esprimersi.
Sin dalla prima, bellissima e magistrale scena, vediamo Du Qiu parlare amabilmente del "cinema di una volta" con due fanciulle in un bar che presto si trasformeranno in killer spietate e che avrà anche un seguito durante le vicende narrate, una delle battute finali farà chiarissimo riferimento ad un domani migliore: insomma Woo si cita, cita il Cinema di una volta e allo stesso tempo mette in piedi un lavoro nel quale curiosamente si parlano tre lingue: cinese, giapponese e inglese in una rievocazione da Torre di Babele rimbalzano sullo schermo creando atmosfere spesso addirittura divertenti.
Insomma Manhunt è il ritorno di un maestro sui suoi passi con fare quasi analitico, ricco di ironia, a dimostrare che il tempo passa e le cose cambiano, ma nel profondo quello che è stato non è scomparso per sempre, anche se lo stile è molto più elegante, specchio di una società divorata dalla smania di apparire.
Cast panasiatico di altissimo livello a cominciare da Zhang Hanyu in grandissima forma, passando per Fukuyama Masaharu e Ha Jiwon fino ad un eccellente Kunimura Jun.

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