Giudizio: 7/10
Ispirato ad eventi realmente accaduti durante la guerra civile in Yemen in corso dal 2015, Operation Red Sea di Dante Lam è forse l'esempio più fulgido di blockbuster alla cinese, di quelli che non badano a spese in fase di produzione e che da qualche anno a questa parte risultano tra gli incassi più alti di sempre in Cina oltre che occupare le prime posizioni del mercato mondiale escludendo quello americano.
La storia prende il via nello stretto di Aden, zona infestata dai moderni pirati del mare che prendono di mira un mercantile cinese verso il quale fa rotta una unità della marina militare in una operazione antipirateria.
Risolto con successo l'attacco pirata, l'unità navale viene dirottata verso la costa di un fantomatico paese arabo, chiaramente individuabile nello Yemen, dove è in corso una sanguinosa guerra civile e da dove bisogna evacuare i cittadini cinesi presenti.
Ha inizio quindi l'operazione che per tutte le due ore e un quarto del film terrà lo spettatore incollato allo schermo, visto che alla operazione di evacuazione si intreccia presto il coinvolgimento delle truppe speciali cinesi nella guerra per bande in corso tra fazioni nemiche e terroristi alla ricerca della chiave per potersi assicurare la possibilità di costruire una arma nucleare.
In effetti Operation Red Sea è lavoro che come in un videogioco sparatutto non lascia un attimo di tregua, possiede un gran ritmo e una brillantezza tecnica che colpisce, il dispendio di energie umane ed economiche è fin troppo chiaro e le oltre due ore passano come il vento, immersi come si è in una storia che anzitutto sa attirare l'attenzione per il suo ritmo coinvolgente.
Già con Operation Mekong Dante Lam aveva confermato il suo più grande pregio come regista, cioè quello di saper maneggiare l'action movie come pochi, facendo ricorso a tutti gli stratagemmi del genere; con Operation Red Sea probabilmente va anche oltre, dando un respiro più ampio al racconto, sebbene anche in questo caso il ricorso ad una certa retorica nazionalista farà storcere il naso a molti.
Sta di fatto che l'ultimo lavoro del regista di Hong Kong decreta il passaggio verso l'industria dello spettacolo mainlander di uno di quei personaggi che fino a qualche anno orsono erano stati dei paladini del cinema della ex colonia britannica.
Nel film Lam miscela in maniera mai squilibrata svariate tematiche che vanno dal nazionalismo cinese appunto, alla magnificenza tecnica delle truppe di Pechino, al grande onore e spirito di sacrificio dei soldati, fin quasi alla apologia stile pubblicitario delle forze armate ( il film potrebbe tranquillamente essere uno spot finalizzato all'arruolamento).
Rimane il fatto però che pur presentando tutti i pregi e difetti di una blockbuster da domenica pomeriggio in famiglia con popcorn e gelatino, Operation Red Sea è lavoro di genere di grande spessore: ipertrofico, spesso anche sopra le righe riguardo ad immagini esecrabili e truculente, ma sicuramente ben fatto, preciso nei suoi aspetti più tecnici, una autentica forma di intrattenimento fine a se stessa che oltre tutto nutre con gran vigore l'orgoglio nazionale di una marina militare autentico vanto del paese.
Detto ciò è facile capire come un film del genere non solo ha conquistato il botteghino in maniera fragorosa, ma anche raccolto una messe di nomination e di premi in quasi tutti i festival e awards asiatici, dimostrando in maniera netta e priva di dubbi quale sia ormai la frontiera verso cui si muove l'industria cinematografica cinese.
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