Giudizio: 7.5/10
Nei primi anni cinquanta l’Italia, faticosamente impegnata ad uscire dall’esperienza bellica devastante ,era governata dalla Democrazia Cristiana di Alcide De Gasperi che al timore di una nuova guerra aggiungeva quello per il comunismo che dilagava nella metà orientale dell’Europa. Il grande polmone elettorale della balena Bianca era il Veneto, regione a fortissima impronta cattolica anche piuttosto bigotta.
Questo contorno storico fa da preambolo , oltre che da sfondo storico-sociale, al nuovo film di Pupi Avati, Il signor diavolo che segna , dopo svariati passaggi a vuoto sia cinematografici che televisivi, il ritorno del regista bolognese a quel cinema più piccolo ed intimo, quell’horror-thriller che fu il suo marchio artistico nei primi anni della carriera, al punto che fu coniato addirittura una sorta di sottogenere, l’horror padano appunto, che fa riferimento soprattutto ai connotati geografici, vero caposaldo del cinema di Pupi Avati.
La premessa storica serve ad introdurre il cuore pulsante del film , cioè un racconto di cupa superstizione che sconfina nel religioso e nell’oscurantismo: il giovane ispettore del Ministero di Giustizia Furio Momentè, viene inviato in Veneto per assicurarsi che una indagine sulla morte di un ragazzino per mano di un coetaneo che rischia di coinvolgere alcuni religiosi che avrebbero convinto l’omicida che il defunto fosse il diavolo in persona, non porti scompiglio nella comunità cattolica e di conseguenza nella placida e cupa riserva elettorale in vista delle elezioni.
I motivi dell’incarico sono chiaramente esposti dal superiore al giovane ispettore che lasciando Roma per Venezia, sul treno si documenta sugli interrogatori avvenuti sin a quel momento, mediante i quali apprendiamo dalla viva voce del giovane Carlo, sotto forma di interrogatorio, come siano andate le cose.
Carlo avrebbe ucciso Emilio perché spinto dal sagrestano e da un ambiente bigotto e oscurantista a credere che il ragazzino, deforme e dall’aspetto quasi ripugnante, fosse il diavolo ,agendo in tal modo per vendicarsi anche della morte del suo amico Paolino causata da Emilio.
Il problema diventa particolarmente delicato nel momento in cui la madre di Emilio, una nobildonna veneziana aspra e dura, da fervente attivista cattolica diventa la più acerrima nemica della comunità incolpandola di avere causato la morte del figlio con la forza delle superstizioni e della malvagità.
Per Momentè portare avanti l’indagine con discrezione , come gli è stato richiesto dal ministero, diventa impresa impossibile e il suo coinvolgimento negli eventi che seguiranno lo porteranno a sfiorare la verità che si nasconde dietro al fatto di sangue, intorno al quale ruotano oscure e morbose verità inconfessabili, dicerie, superstizioni e cattiverie, sepolte sotto una coltre di omertà provinciale e anche un po’ bigotta.
Il signor diavolo ha come pregio principale, prima di ogni valutazione narrativa, quello di una ambientazione bellissima, cupa, adagiata lungo la laguna livida e calma che è quella di Comacchio per larga parte, ma traslata narrativamente un po’ più a nord a Venezia; una ambientazione che diventa parte costitutiva del film stesso perché contribuisce ad acuire quel lento crescere di disagio che la storia e l’ambiente che la circonda fa lievitare.
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Il tuo voto e la tua recensione mi fanno tornare la voglia di vederlo. Voglia che mi era passato dopo un po' di critiche pesanti che ho letto in giro.
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