martedì 1 giugno 2021

Intruder ( Son Wonpyung , 2020 )

 





Intruder (2020) on IMDb
Giudizio: 6.5/10

L'opera prima del regista coreano Son Wonpyung, presentata al Korean Film Festival di Firenze è un classico thriller dalla forte impronta psicologica che trova nella descrizione delle dinamiche famigliari e dei traumi trascorsi il suo aspetto più interessante.
Il protagonista, Seojin è un brillante architetto , rimasto vedovo precocemente a causa della morte della moglie in un incidente cui ha assistito e che continua dopo mesi a creare turbamenti psicologici nell'uomo; dopo la morte della donna è tornato a vivere insieme alla figlioletta dai genitori, nella grande casa di famiglia con la speranza che il tempo possa portare un po' di serenità nella sua vita. 
L'uomo , visto che i guai non vengono mai da soli, ha anche subito il trauma, anch'esso ben lungi dall'essere stato risolto, della scomparsa della sorella quando era ragazzini e della quale si sente responsabile, schiacciato dai sensi di colpa.



Dopo 25 anni una l'agenzia cui si erano rivolti per la ricerca delle persone scomparse comunica a Seojin che il test sul DNA ha appurato che una giovane donna è la sorella scomparsa; giunta a casa dove la famiglia la accoglie con felicità incredula, il protagonista vede sorgere invece tutta una serie di situazioni che invece sembrerebbero mettere in dubbio la reale identità della donna.
La situazione si ingarbuglia sempre più con la ragazza che  è adorata in famiglia e Seojin che invece vede crescere la sua diffidenza verso di essa fino alla ostilità vera e propria. 
Una serie di colpi di scena più o meno funzionali, tiene in vita il racconto fino al finale che sembra risolvere ogni dubbio.
Il regista coreano Son sembra ben conoscere il genere del thriller psicologico, costruendo prima atmosfere che sembrano richiamare addirittura Hitchcock e poi altre con influssi quasi soprannaturali, ma il vero tessuto connettivo del film, che va detto soffre di una certa qual prevedibilità sin dall'inizio, soprattutto riguardo ai presunti colpi di scena fin troppo telefonati a volte, oltre che di una certa streotipizzazione dei personaggi ( il volto della sorella non potrà mai essere che quello di un personaggio perlomeno inquietante), è costituito dall'analisi dei rapporti famigliari, al passato che si riaffaccia, ai traumi non risolti messi da parte e che ogni tanto affiorano, alle tensioni vere e proprie tra i membri della famiglia. 
In questo Intruder è un lavoro che ha una sua direi classica specificità nel panorama del cinema coreano in cui il ruolo della famiglia è sempre sotto la lente di ingradimento ( c'è anche una pericolosa deriva verso situazioni da Parasite ). Soprattutto il conflitto che si crea sin da subito, solo parzialmente e periodicamente in parte attenuato da transitori dubbi che colpiscono il protagonista, tra Seojin e la sorella portano il film per larghi tratti verso un autentico duello fatto di sguardi, di astio che traspare fino a giungere all'odio reciproco quando ognuno dei due ha ben chiaro cosa conosce e sa l'altro: in questa fase , anche per la bravura dei due attori protagonisti ( Kim Muyeol e Song Jihyo, il film dà senz'altro il meglio di sè, regalando i momenti migliori, anche grazie ad una continua tensione che circonda il racconto prospettando in ogni attimo un pericolo imminente che può abbattersi sui protagonisti.
La quadratura del cerchio narrativo non convince a pieno, sembra persino un po' forzata e , difetto ormai atavico di certo cinema coreano, tirata un po' troppo per le lunghe.
Nel complesso comunque Intruder risulta lavoro che si lascia guardare anche con interesse, pur essendo ben lungi dall'essere privo di difetti: in fin dei conti un thriller che crea tensione e che si fa vedere fino alla fine il suo lavoro lo svolge con onestà.


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