martedì 15 febbraio 2022

Drive My Car ( Hamaguchi Ryusuke , 2021 )

 




Drive My Car (2021) on IMDb
Giudizio: 8.5/10

Il lavoro di Hamaguchi Ryusuke sembra essere avviato a ripercorrere la  rotta che due anni fa solcò Bong Joonho col superpremiato Parasite con una unica differenza: mentre il regista coreano era già un grande cineasta ma pochi lo sapevano e quindi l'Oscar fu la sua consacrazione planetaria, con Drive My Car il regista giapponese si afferma in maniera definitiva come  autore tra i migliori della scena cinematografica mondiale di questi anni, dopo avere dato prova di sè già in altri lavori, alcuni dei quali di indubbio valore ma ancora con numerose imperfezioni.
Il mondo cinematografico di Hamaguchi richiede una premessa fondamentale: il suo è un fluire di parole che costruiscono un racconto di fronte al quale bisogna avere il coraggio e la determinazione di restare fermi ad ascoltare osservando le vite dei protagonisti che ci scorrono davanti.
In Drive My Car il regista giapponese aggiunge un nuovo tassello che diventa fondamenta per la costruzione della sua storia e cioè un costante richiamo all'importanza del linguaggio e della sua forma, depurata da tutte le possibili influenze, come spesso chiede il protagonista ai suoi attori durante la preparazione dello spettacolo teatrale.



Nel lungo prologo, quasi un mediometraggio infilato nel corpo principale della pellicola, il regista ci presenta una istantanea di quelli che sono i punti fermi da cui parte il racconto: una coppia con lui , Yusuke, affermato attore  e regista e lei, Oto, sceneggiatrice televisiva, una vita insieme da molti anni, ancora viva dal punto di vista sessuale al punto che la donna costruisce le sue storie durante l'atto sessuale stesso; si intuisce da qualche frammento che la vita patinata che conducono ha qualche venatura profonda che è stata in qualche modo rimossa, così come si intuisce che il quasi morboso legame con Zio Vanja , il capolavoro di Anton Cechov, che Yusuke recita in continuazione in macchina avvalendosi della voce di Oto, impressa in una audiocassetta, che interpreta invece tutti gli altri ruoli, è qualcosa che va oltre l'aspetto puramente letterario e professionale.
Poi di colpo il fendente che taglia la storia: Yusuke, causa il classico annullamento del volo, torna e casa e trova la moglie avvinghiata ad un altro, un giovane attore col quale ha lavorato in TV, pietrificato l'uomo non dice nulla ma quando la moglie un giorno gli dice che vuole parlargli, vigliaccamente evita la cosa e quando torna a casa tardi la trova morta, fulminata da una emorragia cerebrale.
Due anni dopo inizia il film , partono i titoli di testa e vediamo Yusuke, rompere col suo passato e accettare l'incarico del Festival di Hiroshima di mettere in scena lo Zio Vanja: a bordo della sua Saab 900 rosso vermiglio Yusuke si lascia Tokyo alle spalle e approda nella città di mare, dove tutto è stato preparato , con maniacalità nipponica, per il suo soggiorno, compresa una giovane autista a sua disposizione.
Nelle selezioni Yusuke sceglierà tra gli altri, proprio il giovane amante della moglie per il ruolo del protagonista e la compagnia sarà composta di persone provenienti da ogni angolo dell'Asia, ( Filippine, Taiwan, Corea ), oltre che da una giovane donna muta che si esprime col linguaggio dei segni.
In tutta la seconda parte del film se da un lato l'opera di Cechov diventa sempre più indissolubilmente legata ai destini e alle vite dei vari protagonisti, dall'altra i veli che avvolgevano l'esistenza di Yusuke verranno squarciati con la consueta grazia che è propria del regista, ma anche il drammatico background di Misaki, la giovane autista di Yusuke, angelo custode silenzioso e segnato, seppur solo a 23 anni da una vita terribile, viene lentamente a galla.
Ma tutti i personaggi che gravitano intorno a Yusuke portano sulle spalle un qualche doloroso passato: il giovane attore, violento e impulsivo, che non ha avuto abbastanza tempo per poter amare Oto, la giovane coreana rimasta muta e che ha dovuto abbandonare la danza, in tutti aleggia quel senso di tragedia che solo nelle parole finali del capolavoro di Cechov, attraverso il monologo di Sonija, trova la sua sublimazione nella visione di una sorta di pietas cristiana capace di stendere un velo di pace su tutti gli affanni umani.
Hamaguchi in tutte le sue opere ha sempre messo al centro del racconto e delle sue dissertazioni filosofiche presentate sotto varie forme gli affanni della vita, il carico di dolore che ogni persona si porta dietro, il rimpianto  per non aver saputo rapportarsi con gli altri in maniera completa; in Drive My Catr disseziona la vita di Yusuke ( e di rimando quella di Oto che attraverso svariati momenti continua ad aleggiare nel racconto come uno spirito misterioso), ne coglie le tragedie personali come la morte della figlioletta di 4 anni che fu , a suo dire, la fine del mondo costruito  con la moglie, la paura di perdere la moglie e quello che comunque li teneva insieme, la sua rabbia per tutti i tradimenti della donna ,ma anche la sua incapacità ad ascoltarla fino al vigliacco tergiversare nel giorno della sua morte. 
Accanto a lui si erge sempre più prepotente la figura di Misaki, una vita di violenze con la madre odiata , probabilmente mentalmente insana con una doppia personalità che la ragazza qualche anno prima lasciò morire sotto una frana che travolse la loro casa nell'Hokkaido.
E il viaggio della strana coppia autista -regista nella Saab rossa con la cassetta di Zio Vanja che diventa sempre più la proiezione padre-figlia man mano che ci si avvicina alle lande innevate dell'Hokkaido, meta ultima di un viaggio che sta a metà strada tra l'espiazione e la catarsi, è il momento di più alta poesia del film , uno di quei moneti in cui la commozione prende il sopravvento nella maniera più vera, spontanea e discreta, come solo i grandi registi riescono a generare.
E quando Yusuke dice " E' terribile Cechov, quando reciti le sue battute tira fuori il vero te", allora capiamo il vero motivo del legame del protagonista con l'opera del grande scrittore russo, un racconto nel quale c'è la meschinità dell'uomo, l'avidità, ma anche la pietas e l'amore tragico, ma soprattutto è una opera che smuove le parti più profonde dell'animo umano e che ti mette di fronte a te stesso.
Attraverso l'incrocio di Yusuke con Misaki Hamaguchi ci presenta un racconto dai toni sempre sommessi, dove la parola, il linguaggio, diventano protagonisti assoluti ( non a caso gli attori dello Zio Vanja in preparazione parlano ognuno nella sua lingua compresa quella dei segni) e dove attraverso questi i dolori sepolti possono tornare a galla come attratti da una forza soprannaturale; inoltre il regista giapponese ha la rara capacità di creare dei personaggi che sanno imporsi in maniera magnetica creando da subito un legame empatico fortissimo che consente alla pellicola di non dare mai segni di cedimento nonostante le tre ore di durata.
Drive My Car, che trova libera ispirazione da un racconto breve di Murakami Haruki, è decisamente il miglior film della cinquina che si appresta a vivere la notte degli Oscar, la sua affermazione farebbe di Hamaguchi Ryusuke , in maniera definitiva,  uno dei più grandi cineasti giapponesi, capace come pochi di richiamare alla mente quello splendido cinema classico nipponico che tanti capolavori ci ha regalato.
Tra i bravissimi attori, tutti al meglio delle loro performance, va segnalata però la prova della cantante e attrice venticinquenne Miura Toko, capace di infondere al suo personaggio una profondità e una forza straordinarie

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