giovedì 3 febbraio 2022

Looking for Venera ( Norika Sefa , 2021 )

 




Looking for Venera (2021) on IMDb
Giudizio: 8/10

Ulteriore conferma dello straordinario momento d'oro del cinema del Kosovo (prevalentemente al femminile) , l'opera prima di Norika Sefa, premiata già all'esordio al Festival di Rotterdam, continua a raccogliere consensi, ultimo dei quali al recentissimo Festival di Trieste con il premio Cineuropa.
Il film è strutturato a prima vista come il più classico dei coming of age, ma poi ci si accorge sin da subito che siamo di fronte ad una opera che presenta una ambiziosa ampiezza di vedute.
Seguendo le vicende della timida , pacata e curiosa Venera e quelle della sua amica del cuore, la ribelle e sfrontata Dorina, assistiamo ad un racconto di ribellione e di ricerca di autodeterminazione che contrasta con il tessuto sociale di una comunità di una piccola cittadina del Kosovo rurale tenacemente legata alle secolari tradizioni che imbrigliano la vitalità delle due ragazze.
Dorina è per Venera quasi un Virgilio che guida Dante-Venera nelle acque limacciose che compongono la stagnante società patriarcale oppressiva , nel tentativo di uscirne e di sentirsi libere di camminare con le loro gambe in un mondo che fuori dalle barriere grette dell'ignoranza è pronto ad accoglierle (nel bene e nel male).



Lo scontro generazionale che Norika Sefa descrive è quello tra la vitalità delle due ragazze e la passività rassegnata dei loro genitori, soprattutto ben delineato nella figura della madre di Venera, mentre gli uomini appaiono come degli esseri infernali intenti solo ad esercitare il loro potere gretto e violento e a mantenere la figura femminile reclusa in casa a conservare una forma di "dignità" assurda e retrograda.
La prospettiva del racconto è quella di Venera che mostra una curiosità  molto sviluppata che si tramuta in desiderio di voler provare nuove esperienze, di affrancarsi dal giudizio e dal giogo della famiglia ( come in tutte le piccole comunità la ragazza ha sempre intorno qualcuno che può fungere da informatore per il padre...) , di emanciparsi da un luogo e da un ambiente che deprime e reprime.
Nonostante il finale non sia esattamente un inno all'ottimismo, la storia mostra la strada da seguire e rafforza la coscienza delle giovani generazioni, soprattutto femminili: la via per raggiungere l'affermazione della propria dignità è irta di ostacoli, molti sono i mostri da affrontare, ma alla fine la voglia di libertà , di giustizia , di affermazione di se stesse può condurre ad una crescita personale .
Norika Sefa, come gran parte delle sue colleghe appartenenti ad una primavera cinematografica kosovara  che in certi momenti appare addirittura stupefacente, tratteggia i contorni di  un personaggio con grande precisione e vivacità e al di là del merito della regista ,buona parte della riuscita dell'opera risiede nella scelta di due attrici non professioniste bravissime, capaci di mettere tutte se stessi nel personaggio fino a sovrapporsi ad esso, testimonianza di una vitalità e di una ricerca di emancipazione che si respira in ogni momento del film che le vede protagoniste.
La figura di Venera e della sua amica Dorina sono calate in un contesto da cui emerge lo squallore, l'aridità, la violenza psicologica ( e non solo...), il grigiore , ben accentuato da una ambientazione dove dominano i colori cupi, ma che nonostante tutto non riesce a soffocare la luminosità che le due protagoniste riescono ad irradiare sul racconto.
Come accennato il lavoro di Sefa mostra un certo grado di ambiziosità, a maggior ragione considerando che di opera prima si tratta, soprattutto per la scelta di voler affrontare tutte assieme diverse tematiche anche impegnative, che riguardano la società , le tradizioni, le usanze famigliari di un paese che ancora deve raggiungere una sua stabilità e che si porta dietro tragedie e fantasmi anche recenti; ma al tempo stesso la scelta della regista fa sì che il film si elevi al di sopra del semplice coming of age di stampo occidentale per diventare quasi un documento sulla società kosovara.
Di certo Norika Sefa sa ben usare la macchina da presa, costruisce sempre immagini che rimangono impresse, sa alternare il campo stretto sul volto di Venera ai campi lunghi e sa rappresentare, anche grazie ad un lavoro alla fotografia pregevole, un ambiente che è sempre in sintonia col mood del racconto.
In conclusione non si possono non ricordare le due bravissime protagoniste, entrambe alla prima prova, non essendo attrici professioniste: Kosovare Krasniki nel ruolo di Venera e Rozafa Celaj in quello di Dorina possiedono una freschezza interpretativa e una luminosità che rischiara le truci tinte dell'ambiente in cui vivono.

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