martedì 2 maggio 2023

Aloners ( Hong Seongeun , 2021 )

 




Aloners (2021) on IMDb
Giudizio: 7.5/10

Morire schiacciati, sepolti da una catasta di riviste porno: oltre ad essere un geniale graffio di umorismo nero inserito in un racconto che esplora invece gli angoli più dolorosi dell'animo umano, è anche il turning point nella vita di Jina , una giovane operatrice di un call center di un istituto bancario; il malcapitato rimasto sepolto dal porno è un suo vicino di casa, che scopriremo poi essere un'altro prodotto di una società che porta all'annientamento del prossimo, sia per bullismo che per emarginazione, l'unico col quale ha una minima, flebilissima interazione sociale.
Jina nel suo lavoro è bravissima e la  ultracompetitiva  cultura del lavoro che regna in Corea fa di lei un esempio (ovviamente mal digerito) per le colleghe, al punto che la sua capa la considera una sorta di addestratrice per le impiegate in prova, ruolo al quale molto poco volentieri la ragazza si presta: il call center, la cuffie e il microfono col quale interagisce coi clienti, il computer che ha davanti sono il suo mondo sociale, per il resto smartphone e auricolari perennemente in funzione, pasti consumati da sola, viaggi in autobus isolata nel suo solipsistico silenzio, cena consumata sul letto davanti al televisore perennemente acceso, costante colonna sonora della propria esistenza.



Il solo dover dividere lo spazio fisico della postazione con la nuova collega le mette addosso una ansia mista  a fastidio, se a ciò aggiungiamo che Sujin, la neoassunta, è ragazza estroversa e anche un po' goffa , sicuramente invadente per i suoi canoni, è facile immaginare come Jina eviti il più possibile ogni contatto con lei.
Persino il rapporto col padre, mediato da una webcam che lei installò nel salone di casa per controllare la mamma malata prima di morire, è qualcosa di lontano, quasi intangibile, anche perchè minato da un torto che la ragazza crede di aver subito dal genitore.
La morte del vicino di casa e l'arrivo del nuovo , che non solo non dà ascolto alle superstizioni riguardanti fantasmi assetati di giustizia, ma che con grande senso di carità organizza nella casa una sorta di funzione commemorativa in onore del defunto, che cerca di stringere con Jina un cordiale rapporto di vicinanza, porta la ragazza a riconsiderare il suo mondo fatto di solitudine, di autoreclusione e di alienazione.
Opera prima della regista coreana Hong Seongeun, per l'occasione anche sceneggiatrice e montatrice, è un interessante e per molti versi ben riuscito tentativo di esplorare da un lato i frutti di una società come quella coreana improntata alla forsennata competitività, soprattutto nel mondo del lavoro, che produce a sua volta le condizioni ideali affinchè l'alienazione e la solitudine prendano il sopravvento e conducano a danni tragici, e dall'altro lo studio psicologico di una protagonista che all'interno di questa società si trova il suo posto, chiudendosi in se stessa, in un mondo isolato e impenetrabile ,senza però riuscire a farci capire fin dove le scelte sono spontanee o in qualche modo indotte e obbligate.
Jina è un soggetto che ha costruito il suo mondo nel quale c'è spazio solo per lei, non c'è empatia con l'universo al di fuori, solo l'illusione di una socialità  ben poco schietta fatta di clienti che chiamano quasi sempre per lamentarsi, litigiosi, oppure etichettati matti, come quello che vuole sapere se la carta di credito in suo possesso sarà valida per quando tornerà indietro nel 2002 con la macchina del tempo che ha costruito.
Eppure anche in quella umanità  senza volto filtrata da una cuffia e un microfono c'è qualcosa di vitale che non a caso  Jina non afferra subito, mentre lo farà Sujin.
"Signore perchè vuole tornare proprio al 2002 con la sua macchina? " domanda Sujin al cliente etichettato come matto; "perchè quello fu l'anno dei Mondiali di Calcio in Corea e Giappone, ed era bello abbracciarsi, vivere insieme, gioire per una vittoria, cose che adesso non facciamo più" ; sarà forse un brandello di filosofia dozzinale, ma è l'altro click che accende qualcosa nella mente e nell'anima di Jina che assiste alla conversazione telefonica della collega.
La società con la sua folle velocità, con la competizione che genera l'arrivismo ha prodotto la solitudine, l'allontanamento uno dall'altro, la caduta della socialità e l'innalzamento di barriere invisibili ma invalicabili, la morte che sopraggiunge  e nessuno se ne accorge: per Jina potrebbe essere l'inizio di una nuova esistenza se solo cambiasse la prospettiva della sua esistenza.
L'opera di Hong presenta una essenzialità nella regia che sorprende per essere quella di una esordiente, costruisce atmosfere che spiegano benissimo il senso di solitudine che permea il racconto e soprattutto delinea un ritratto della società coreana durissimo e senza mezze misure nel quale la protagonista cerca di sopravvivere trovandosi il suo piccolo e angusto spazio vitale, almeno fino a quando non deciderà, gesto finale quasi eroico, di aprire la finestra della stanza-tana nella quale vive e far entrare la luce.
Eccellente la prova dell'esordiente Gong Seungyeon, bravissima nell'assecondare il silenzioso disagio  e l'oppressione della solitudine della protagonista, interpretazione che le è valso il Blue Dragon Award per la migliore attrice esordiente e il premio come migliore attrice al Torino Film Festival

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