giovedì 16 settembre 2010

A better tomorrow II ( John Woo , 1987 )

Giudizio: 9/10
Rivisitazioni cinematografiche
La morale di John Woo


Grazie ad un espediente non particolarmente originale ma efficacissimo, John Woo e Tsui Hark (in veste di produttore) risolvono l'unico problema che ostacolava la riproposizione dello stesso cast per il  sequel di A better tomorrow, film che ebbe , ed ha tuttora, un successo grandioso: ecco allora che Mark, morto alla fine del primo capitolo, si reincarna nel fratello gemello Ken che vive in America, gestendo un ristorante, tra ragazzotti di origine cinese che scimmiottano il mito di Mark e gangster che pretendono il pizzo.
Nella prima parte il film corre sui due binari separati dall'oceano, con i fratelli Sung e Kit impegnati su sponde diverse , ma convergenti stavolta, nel tentativo di stanare un traffico di soldi falsi ad Hong Kong, e Ken nel disperato tentativo di salvare Lung dal baratro dopo la sua fuga precipitosa dalla terra natia.
Finalmente i due fili si riuniranno fondendosi e ricreando le straordinarie atmosfere del primo capitolo.
Tra melodramma struggente e azione incalzante la guerra contro i trafficanti che hanno sparso sangue nelle famiglie dei protagonisti raggiungerà l'apice in una battaglia finale iperbolica, in cui il bianco delle pareti diverrà rosso sangue.
Il film ebbe una genesi piuttosto tribolata che portò tra l'altro i primi dissapori tra Woo e Tsui, il regista costruì un film di più di tre ore che il produttore pretese tagliato di almeno un ora; la sistemazione, si narra tra storia e leggenda, fu fatta a quattro mani: uno tagliò nel primo tempo e l'altro, contemporaneamente, nel secondo; il risultato fu soprendentemente perfetto, a testimoniare una sintonia , come poche volte si è vista, tra produzione e regia.
Sta di fatto che come per il primo capitolo, anche questo risulta un film di quelli che rimangono impressi, dove Woo calca ancora più la mano su quel senso di redenzione inesorabilmente mancata perchè il fato ha già scritto il suo percorso; la sua spiritualità di stampo cattolico lo porta a far emergere la morale che uccidere è eticamente sbagliato, ma quando quello che devi difendere è la sacralità degli affetti famigliari, l'amicizia, la lealtà, non c'è scelta per chi ha già impugnato la pistola e il sottile confine tra vivere e morire è già scritto dal destino cui non si sfugge.
L'altra faccia del film risiede in un senso di melodrammaticità estremo e struggente, in perfetto stile Hkese, dotato di quella forza sincera che anche quando viene spinto all'eccesso non appare mai fuori luogo.
Un sequel coerente con il primo capitolo, in tutto e per tutto, anche dal punto di vista tecnico grazie a coreografie bellissime e a una modalità di ripresa che non è mai convulsa, anche nei momenti di maggior azione; una colonna sonora sempre aderente all'imagine accompagna la narrazione amplificandola, soprattutto negli attimi di maggiore pathos.
I bravissimi attori che già nel primo capitolo avevano dato grande prova di sè , si ripetono agli stessi livelli, soprattutto Chow Yun-fat che da al personaggio di Ken il giusto spessore ironico.

4 commenti:

  1. Forse meno bello del primo, ma comunque ricco di momenti indimenticabili, come la scena del riso e naturalmente tutta la sparatoria finale!

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  2. Sì è vero Christian, però , ed è un grande pregio del film, la continuità col primo è assolutamente stupefacente, sembra quasi di vedere due tempi di uno stesso film. Scena memorabile , nella sua drammaticità ingenua, anche quella dell'arancio palleggiato di mano in mano.

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  3. vero che la continuità col primo film sia notevole, però sn d'accordo con christian quando dice che, narrativamente, questo film è un pò deboluccio (tutta la parte centrale con chow yun-fat alle prese col gangster impazzito in alcuni punti è addirittura noiosa)...in ogni caso, un grande film del grande john woo

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  4. Nel complesso, probabilmente è inferiore al primo, pur rimanendo un autentico capolavoro, anche se a conti fatti e rivisti, forse quello che mi è piaciuto di più è il terzo.

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