giovedì 7 luglio 2011

Caterpillar ( Koji Wakamatsu , 2010 )

Giudizio: 6.5/10
La critica feroce di Wakamatsu

Wakamatsu , si sa , è regista anticonvenzionale, scomodo, a tratti cattivo, quindi lasciano abbastanza esterrefatti certi commenti che gridano allo scandalo per il suo ultimo lavoro presentato a Berlino, solo perchè il regista si "permette" di inserire nel suo lavoro, in forme tra l'altro molto più soft rispetto alle sue abitudini, ripetute scene di sesso tra marito e moglie.
Giustamente ci si chiede: dove sta lo scandalo?
Si da il caso che la storia racconti di un ufficiale dell'esercito imperiale nipponico che durante la seconda guerra cino-giapponese, antipasto della seconda guerra mondiale, viene rispedito a casa privo degli arti, sfigurato , mezzo sordo e muto, coperto di decorazioni che ne fanno un eroe nazionale osannato anche sui giornali. L'unica cosa che sembra non avere perso l'uomo è il suo appetito sessuale cui la moglie, da buon angelo della casa e custode della sanità dell'uomo, non si sottrae, sebbene il ritrovarsi in casa un busto gli procuri più dolori e avversione che pietà.

Ecco quindi che il film diventa una criticissima carrellata sulla retorica nazionalista guerrafondaia e sulle usanza e tradizioni giapponese, soprattutto riguardo al ruolo della donna, in una prima parte che a dire il vero in qualche frangente presenta qualche ripetitività di situazioni di troppo.
Quando però cominciamo a capire che l'eroe della guerra senza arti, tanto eroe non è, e i demoni del rimorso cominciano a farsi strada in lui, e che nella donna accanto ai suoi doveri dettati dalle regole formali della società, si affaccia la rivalsa e il rancore verso un marito che tanto modello non era,il film fa una tragica piroetta e da il meglio di sè in un continuo confronto tra marito e moglie in cui il passato si fonde col drammatico presente formando una miscela esplosiva.
Finale bellissimo in cui la fine della guerra sembra calare il sipario su un dramma umano e di un popolo intero.
Tralasciando quindi i giudizi perbenisti rispetto al presunto scandalo suscitato dalle scene di sesso tra quel che resta dell'uomo e la moglie, dove invece Wakamatsu colpisce forte è sulla critica al sistema sociale giapponese, al suo ossessivo senso dell'onore, alla sua retorica ultranazionalista, all'orrore di una guerra che , come sottolinea con rapide immagini di repertorio, procurò al Giappone danni immani.
Ma soprattutto la critica è rivolta all'applicazione di queste nozioni nella vita della gente comune, quali in fin dei conti sono i due protagonisti: il finto eroe che sa di non avere fatto nulla per meritarsi le medaglie e la moglie che seppur incatenata nel suo ruolo, non riesce ad accettare la sua nuova condizione di schiava di una situazione sociale.
E' proprio nel rapporto tra i due, nei loro silenzi, negli sguardi, negli scatti di violenza, nelle lacrime e nei rapporti sessuali che la pellicola da il meglio, disegnando con grande drammaticità , spesso con cattiveria calcolata, la devastazione psicologica che la guerra porta; avesse indugiato meno nella prima parte in situazioni che poco aggiungono al cuore del film, potremmo parlare di lavoro straordinario, laddove invece il giudizio , senz'altro positivo, risente di questo limite strutturale.
Giustamente premiata a Berlino, una fantastica Shinobu Terajima, come sempre perfettamente a suo agio nei ruoli drammatici in cui emerge lo squilibrio psicologico del personaggio.

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