Storia di solitudine e di disagio in una Pechino livida
Aggiudicandosi l'Orso d'argento al Festival di Berlino nel 1990, Xie Fei ottenne anche all'estero numerosi attestati di stima , confermati ulteriormente tre anni dopo quando vinse l'Orso d'Oro e nel 2001, sempre a Berlino, dove fu Presidente della giuria, primo cinese nella storia.
L'attività cinematografica di questo regista poco prolifico assume una grande importanza dal momento che riesce a coniugare nei suoi lavori tradizione e progresso, attraverso uno sguardo molto attento alla realtà , con influssi neorealisti.
Black Snow, il film che lo fece conoscere in Occidente, è una storia di solitudine e di disagio sociale, all'ombra di quegli sconquassi inziali che iniziavano a mettersi in moto a cavallo dei fatti di Piazza Tienanmen e che avrebbero cambiato la Cina in un vorticoso e breve lasso di tempo.
Quanzi esce di galera dopo tre anni e si ritrova in una Pechino glaciale, ingrigita, racchiusa in se stessa, solo, senza famiglia nella sua casa in disuso nel vicolo in cui aveva sempre vissuto.
Solo la vecchia vicina di casa, che lo aveva visto crescere insieme con la figlia, sembra provare per il ragazzo un impulso di protezione.
I vecchi amici sono in galera anch'essi, in particolare Chazi, amico d'infanzia , condannato all'ergastolo e ai lavori forzati che ha gettato nel dramma e nella vergogna la sua famiglia.
Per Quanzi non rimane altro che sopravvivere con mezzi più o meno leciti; unico raggio di luce molto soffusa è una cantante che si esibisce in un night e per la quale il ragazzo sembra provare un sentimento di affetto non ricambiato da lei che non vuole credere al suo passato turbolento e che aspira ad un benessere costruito su night fumosi , clienti facoltosi ed un mondo nuovo da conoscere.
Quanzi ha ben chiaro il senso dell'amicizia e quando l'amico ergastolono si presenta alla sua porta, fuggito e ricercato, gli darà asilo convinto però che la sua fuga non ha possibilità di salvezza.
Il finale, triste e drammatico, ci regala un epilogo buissimo, un vicolo senza uscita imboccato senza possibilità di uscirne.
Indubbiamente non è difficile rintracciare in Black Snow tematiche e ambientazioni che saranno proprie dei cineasti della Sesta Generazione: aspetti sociali, dove però Xie Fei tiene fuori apologie politiche e metafore troppo spinte, racconto della realtà nuda e cruda, senso di disagio e di solitudine, incapacità di adeguarsi ad una nuova forma di vita, impossibilità a confrontarsi con un nuovo modello, rimanendo legati a quello vecchio e alle tradizioni.
Il regista sceglie volutamente ambientazioni buie, fumose, pervase di abbandono , quando non di squallore, per accentuare il grido di dolore del protagonista, grido che rimane sempre strozzato in gola e che da esito solo a qualche fugace lacrima.
Il film colpisce nel modo giusto anche perchè la descrizione e la costruzione del personaggio principale è ottimamente messa in piedi: Quanzi è un piccolo eroe della solitudine e dell'emarginazione che vede sfuggirgli di mano tutto e l'interpretazione di un giovane Jiang Wen, reduce tre anni prima dal clamoroso esordio con Zhang Yimou in Sorgo Rosso, dona ancora più forza e profondità al personaggio.
Un particolare ringraziamento va agli encomiabili amici di SubSoup per avere messo a disposizione i sub di questo lavoro.
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