sabato 24 marzo 2012

The President's barber ( Im Chang-sang , 2004 )

Giudizio: 7/10
Il barbiere che racconta la Storia

Attraverso un racconto che percorre alcuni decenni tra i più difficili della storia coreana, a partire dalla presa di potere di Park Chung-hee nei primi anni 60, The President's barber cerca di porsi anzitutto come un film storico; una storia raccontata attraverso gli occhi di una ragazzo che racconta a sua volta le gesta del padre e che inevitabilmente si nutre di sarcasmo, ironia e denuncia.
Il protagonista è un semplice barbiere che ha la "fortuna" di avere il salone vicino alla Blue House, residenza del Presidente della Repubblica di Corea e che diviene il barbiere personale del presidente-dittatore.
Il barbiere Han-mo è persona semplice, ammantata di quella ingenuità che rasenta l'ignavia, che si lascia trascinare nelle dispute politiche ma che continua a vedere il mondo con i suoi semplici occhi disincantati.

Attraverso la sua parabola all'interno dell residenza presidenziale assistiamo, visti sotto uno sguardo quasi sempre sarcastico, agli eventi che hanno attraversato la storia coreana fino all'assassinio di Park: è lo sguardo di una persona semplice del popolo che passa dall'orgoglio di essere divenuto un personaggio importante ad una triste presa di coscienza  degli intrighi politici e della protervia di un potere che si nutre all'ombra del Presidente, nel sottobosco fatto di personaggi senza scrupoli e voraci.
Attingendo a piene mani a personaggi che hanno fatto la storia del Cinema (Forrest Gump, Zelig, il giardiniere di Oltre il giardino) ,il regista crea un personaggio che fa della sua colpevole innocenza e della sua sottomissione uno stile di vita che viene pian piano scardinato nel corso del tempo da una realtà che mina il suo semplice candore: questo diviene il pretesto cinematografico per poter fare dell'assurdo e del sarcasmo il filo conduttore del racconto in una maniera che indubbiamente risulta efficace fin dove , poi, aspetti di dramma, visti sempre però con occhio poco profondo, sembrano volere far virare la storia verso il dramma personale e storico.
L'equilibrio , a volte faticosamente raggiunto, regge comunque per tutta la durata del film, col risultato di assistere ad un film che non ha certo le pretese di altri lavori che hanno raccontato quegli anni con dovizia di credibilitià storica, ma che vuole essere solo lo sguardo della parte popolare e più semplice di un paese che fra ossessione anticomunista ed anti nord coreana, servilismo pro-americano, anelito ad una industrializzazione forzata e cambiamenti di un sistema sociale, ha vissuti quei decenni tra dramma e paura per la perdita di una identità nazionale.
Alcuni momenti del film sono di quelli che strappano i sorrisi con assoluta spontaneità (il morbo di Marxus, i tentativi di tortura con la corrente elettrica, la battuta che segna la fine di Han-mo come barbiere del presidente una volta insediato il nuovo capo dello stato, il barbiere che in un acrobatico montaggio vediamo accanto a Nixon e Park in visita in America che sembra ricordare lo Zelig dietro a Pio XII) raggiungendo quello che tutto sommato è lo scopo del film: raccontare e denunciare un epoca storica col sorriso e con l'ironia.
Song Kang-ho , qui ormai già ampiamente avviato verso la meritata fama, sembra molto a suo agio in un ruolo che oscilla tra il comico e il drammatico, mentre Moon So-ri,comunque brava, appare un po' troppo defilata all'interno del racconto, col risultato di non poter incidere in maniera fondamentale sulle sorti del film.

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