La pistola e il destino di un uomo
L'opera prima di Lu Chuan, primo film interamente girato in digitale in Cina, non vive solo sulla straordinaria interpretazione di Jiang Wen, sa offrire anche spunti di riflessione su una provincia cinese nella quale si consuma, tra toni da commedia brillante e dramma , la storia di una pistola sparita.
Ma Shan, poliziotto ex veterano di guerra in una tranquilla cittadina del Sichuan, si accorge di avere smarrito la sua pistola: seguendolo a ritroso in un frenetico inizio dal montaggio quasi videoclippato, si convince che l'arma si sia persa al matrimonio della sorella, dove naturalmente lui si è ubriacato.
Pressato ed intimidito dai superiori ("ricorda quella pistola contiene 3 proiettili ed un killer esperto può uccidere sei persone", è il ritornello che si ripete svariate volte), Ma Shan si mette alla caccia della pistola, aiutato da due suoi compari ex commilitoni che si improvvisano improbabili detective.
Naturalmente il killer colpisce e a farne le spese è una ex amante di Ma Shan, ritornata in paese dopo essere migrata in città.
Sulle tracce dell'arma Ma Shan scoprirà qualche losco giro, ed escogiterà uno stratagemma, che da bravo poliziotto quale si reputa ("so leggere negli occhi delle persone"), portarà alla soluzione del caso dietro il quale si nasconde risentimento e rancore nascosto nei vicoli della città, in un finale bello, ambiguo , dove realtà e allucinazione si fondono in una risata liberatoria.
Ad una prima parte in cui è ricca la componente quasi onirica, segue un secondo frammento che si dipana sul filo del thriller con toni che oscillano sempre tra il dramma e la commedia e la figura del poliziotto alla spasmodica ricerca della pistola che può ridargli l'onore e il lavoro cela una metafora sia sulla ricerca personale che sulla condizione sociale di una classe sociale provinciale a cavallo tra le tradizioni e la modernità.
Ma quello che fa di The missing gun un lavoro bello e godibilissimo è la ricca carrellata di personaggi, alcuni quasi surreali che popolano la storia: in tal senso le figure dei due amici di Ma Shan sono azzeccatissime, quella del trafficante di liquori contraffatti non è da meno con il suo cinismo e la sua cialtroneria, il capo della polizia granitico nella sua severità è quasi una parodia di certi sergenti di ferro che affollano gli schermi di tutto il mondo; tutti personaggi che regalano uno spaccato di una tranquilla e apparentemente sonnolenta provincia in cui il Ma Shan è alla ricerca di una adeguatezza che gli manca come padre e come marito.
Alcuni momenti del film sono addirittura geniali; Ma Shan che esce in mutande e canottiera dalla sede della polizia dopo che è stato privato della divisa, l'inseguimento in bicicletta al ladruncolo, il trafficante di liquori sospettato dai due compari del poliziotto sottoposto ad un esilarante interrogatorio sulla pista della battaglia tra galli ed anche il citato finale, intriso di drammaticità, regala più di un sorriso.
E' proprio quel tono quasi scanzonato e lieve che si alterna al dramma umano che fa della pellicola un lavoro degno di essere visto e che lascia un sorriso forse amaro.
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