lunedì 4 marzo 2013

I wish I knew / 海上传奇 ( Jia ZhangKe / 贾樟柯 , 2010 )

Giudizio: 7.5/10
Shanghai tra passato e presente

E' dal 2006, anno in cui il Festival di Venezia ne decretò la definitiva consacrazione assegnandogli il Leone d'Oro per Still Life, che Jia ZhangKe si cimenta in lavori documentaristici, dando sfogo a quella che probabilmente è la sua più grande passione: raccontare il suo Paese attraverso le immagini, passando per la Storia e i profondi cambiamenti sociali che il primo decennio del nuovo millennio hanno portato.
L'ultimo in ordine di tempo, risalente al 2010, è I wish I knew, un'opera ambiziosa e molto curata che si impernia sulla città di Shanghai e sugli eventi storici che ne hanno segnato la storia.
Shanghai è la città che più di ogni altra può raccontare la storia della Cina dell'ultimo secolo, essendo stata storicamente la prima ad aprirsi all'Occidente ed essendo diventata il crocevia dei momenti più importanti della recente storia cinese.
Attraverso il racconto di personaggi comuni, di artisti, di gente del Cinema, Jia ZhangKe ci dipinge la Shanghai che assorbe i costumi occidentali sin dai tempi della introduzione delle Concessioni, la città invasa e martoriata dai giapponesi, l'ultimo avamposto dei nazionalisti prima della fuga a Taiwan, uno degli ultimi baluardi conquistati dalle truppe maoiste, la città che nella sua architettura si contrapponeva alla profonda austerità post imperiale di Pechino, la metropoli che fu una dei centri culturali del 1900.

Non ci sono solo Hou Hsiao-Hsien e Fei Mu a raccontare Shanghai, attraverso i set cinematografici , ma anche stelle del passato come Wei Wei e Rebecca Pan, a dimostrare la centralità del Cinema come veicolo della memoria, c'è Zhao Tao che passeggia tra i perenni cantieri che spazzano via le tracce del passato per costruire il futuro in vista dell'Expo del 2010, ci sono le immagini di una città che cambia come dimostra il parallelismo tra lo sguardo dal Suzhou River del 1999 e quello del 2009. 
Utilizzando la tecnica dell'intervista face to face, Jia, almeno in parte, ripercorre la scia segnata con 24 City: cambia solo la prospettiva del racconto, essendo molto più aderente ai fatti e ai racconti in I wish I knew, dove invece lasciava più spazio al racconto più puramente cinematografico nel precedente lavoro.
Semmai quello che colpisce e differenzia rispetto a 24 City è una maggiore ricerca stilistica ed estetica che tende in alcuni frangenti a prendere il sopravvento su tutto l'impianto, che da parte sua vive essenzialmente sul flusso continuo tra passato e presente, tra ricordi e nostalgia, con l'incombente globalizzazione che già il regista aveva raccontato in The World, pronta a cancellare le tracce del passato.
Raccontare la storia di Shanghai e i suoi profondi mutamenti è come raccontare il paradigma di un paese che in questa città si è spesso rispecchiato nelle sue contraddizioni e nelle sue aspirazioni: in questa ottica I wish I knew è lavoro che si inserisce con piena coerenza nel percorso narrativo intrapreso da Jia ZhangKe , contraddistinto dalla ricerca perenne dei mille volti di un paese che non finisce mai di stupire.

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