Giudizio: 7.5/10
Il narratore ed il voyeur
Francois Ozon è regista di quelli che riescono sempre , nel bene, spesso, e nel male, raramente, a lasciare il segno,soprattutto quando, con occhio chabroliano, si concentra sui vizi e le virtù (poche) della classe media borghese.
In questo lavoro però il regista parigino riesce a sorprendere ancora con una storia che si basa fondamentalmente sul rapporto tra narratore e pubblico ed in ultima analisi risulta una sorta di confessione critica del proprio lavoro.
Vero che l'ambiente in cui si sviluppa la storia è quello tipico dei film di Ozon (classe media, borghesia intellettualoide), ma stavolta il tutto appare più come una necessaria cornice ad una riflessione sull'arte in senso lato, soprattutto sul legame che lega i due poli (artista e pubblico).
Ovviamente Ozon non poteva limitarsi ad una ovvia e convenzionale partitura, per cui il curioso, quasi morboso legame che unisce i due protagonisti, viene inteso quasi come un voyueristico gioco spietato.
Germain è un professore di letteratura francese, scrittore fallito per sua stessa ammissione, piuttosto contrariato dall'andazzo che la scuola pubblica ha intrapreso e fortemente scettico sul futuro dei suoi allievi ("questi sono dei barbari, altro che invasione, li abbiamo in casa!"), motivo per cui quando corregge il compito di Claude, uno dei suoi alunni, rimane colpito dallo stile della prosa del ragazzo e incuriosito dai contenuti: il ragazzo infatti racconta come attraverso l'amicizia col compagno Rapha sia riuscito ad introdursi nella casa di costui, tipica famiglia medio-borghese; Claude ha una famiglia assente alle spalle, e la curiosità di vedere come si vive in una famiglia normale lo attanaglia.
Incuriosito Germain spinge il ragazzo a continuare nella sua opera da intruso-letterato , spingendo il gioco in un classico binario da voyuer e al tempo stesso riflettendo sulla realtà e sulla finzione letteraria, probabilmente vivendo ciò come una sorta di rivincita personale: scrittore fallito ma musa ispiratrice di un giovane talento in erba.
Realtà e fantasia si avvinghiano con il procedere della storia, il confine tra il vero e l'immaginario letterario diventa sempre più sottile fino a creare un unicum nel quale Germain si ritrova sopraffatto.
Nonostante il film sia ricco di una verbosità debordante, la storia sa coinvolgere ed Ozon sa miscelare bene toni da commedia ad altri quasi da thriller, incuriosisce proprio perchè, seguendo uno dei dogmi di Germain, si vuol vedere come va a finire, crea quindi una tensione narrativa che trova sbocco solo in un finale di grande efficacia e bellezza.
Lo stesso regista aveva detto che avrebbe voluto fare un film sul suo lavoro, e Nella casa sembra proprio una riflessione sotto forma di metafora della sua attività di narratore cinematografico attento a quella società che lo circonda, nella sua normalità e nei suoi peccati.
una casa in cui è molto interessante sbirciare...
RispondiEliminabravo ozon!