Il Detective cieco come Sherlock Holmes
Prosegue l'eterno ondeggiare di Johnnie To tra i suoi generi prediletti: dopo il bel Drug War, film che per certi aspetti è destinato a segnare la storia del cinema Hkese che penetra nella Cina continentale, archetipo dell'action movie per eccellenza, il lavoro seguente Blind Detective è un'opera dal timbro più lieve, quasi una dark comedy: dopo averci raccontato il poliziotto un po' matto in Mad Detective (non si può non rimembrarlo) , in quest'ultima pellicola la storia ruota intorno ad un detective cieco, il che già di per sè già getta una luce ironica su tutto il racconto.
E' un detective molto sui generis: dopo aver perduto la vista in un incidente di lavoro, Johnstone continua la sua attività investigativa come una sorta di fiancheggiatore della polizia, sfruttando le sue doti di intuito e la sublimazione dei sensi rimasti indenni, che come sappiamo, si ipertrofizzano quasi a compensare la perdita della vista.
In una delle sue indagini incrocia la strada della detective Ho, subito incuriosita prima e attratta poi dal curioso personaggio: insieme a lei cominciamo a scoprire meglio il modus operandi del detective cieco; come quello un po' matto la sua forza è l'intuito e il ricreare, quasi entrando in una sorta di simbiosi coi protagonisti, la scena del crimine.
Inutile dire che le ricostruzioni cui si dedicano Johnstone e Ho sono, il più delle volte, a dir poco esilaranti ( botte da orbi, voli per le scale, martellate in testa- con il casco però-, schiaffi a non finire).
Tra omicidi avvenuti decenni prima, ragazze misteriosamente scomparse, psicopatici, follie d'amore che conducono al crimine, la coppia passa tra un caso e l'altro con Johnstone che sembra avere sviluppato soprattutto il senso del gusto, visto che non si fa mancare mai mangiate succulente.
Il finale , che forse tende un po' a calcare la mano in un eccesso di action e di melodramma, non scalfisce la validità di Blind Detective che oltre ad avvalersi di una regia magistrale punta forte , e non è che la scommessa fosse poi così ardita, sull'accoppiata Andy Lau e Sammi Cheng capaci di reggere alla grande il peso di tutto il film per oltre due ore: lui in un ruolo che sa alternare simpatia e isterismo fatto di urla e scenate, lei istrionica carica di verve (grandiosa la scena al Casinò di Macau).
In fondo in fondo, in un angoletto recondito del film, una piccola riflessione sull'amore che è sì capace di donare felicità ma anche di distruggere esistenze con la sua forza ossessionante (una delle storie raccontate, quella principale, è paradigmatica in tal senso).
Blind Detective è un bel film, di quelli di Johnnie To che rimangono un po' sospesi tra i generi, in cui la trama da commedia copre tracce nascoste ed esili; la sua Hong Kong notturna rimane sempre una delle più belle cartoline mai donate al Cinema.
Chissà se un giorno , insieme al fidato Wai Ka-Fai, scriverà davvero un film su un poliziotto in carrozzella, come disse, tra il serio ed il faceto, in una intervista rilasciata durante il Festival di Roma del 2012.
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