sabato 12 ottobre 2013

Tales from the Dark 1 / 迷离夜 ( Simon Yam / 任达华 , Lee Chi-Ngai / 李志毅 , Fruit Chan / 陈果 , 2013 )

Giudizio: 6/10
Racconti di fantasmi parte prima

Prima parte di una raccolta di mediometraggi ispirati a storie di fantasmi, prodotta ad Hong Kong ed ispirata alle novelle di Lilian Lee, autrice di Farewell My Concubine e Green Snake , tra le altre, che contiene tre racconti in cui si cimentano alla regia Simon Yam (anche attore principale), Lee Chi-Ngai e Fruit Chan.
Operazioni di questo genere, lo sappiamo, raramente portano a lavori indimenticabili o comunque giudicabili in maniera organica, troppo diversi risultano essere i risultati dei vari segmenti, e anche Tales from the Dark 1 non viene meno alla regola.
Stolen Goods di Simon Yam è quello che più cerca di creare una atmosfera carica di tensione e che tutto sommato si mantiene più aderente ai modelli horror HKesi: il film è popolato da anime in pena che vagano alla vista del protagonista, un poveraccio che a mala pena riesce a mettere insieme il pranzo con la cena; come dice la didascalia alla fine della storia, "c'è sempre qualcuno in cerca di una casa" e questo è il senso ultimo dell'episodio, dove Yam qualche arditezza la tenta, con risultati non sempre egregi, ma nel complesso il segmento si lascia vedere, seppur costruito con una certa anarchia narrativa; memorabile la comparsata di Suet Lam raccapricciante fantasma iperfagico.

A world in the palm di Lee Chi-Ngai è decisamente l'anello debole dell'insieme del film: una storia di fantasmi che vorrebbe essere affrontata con brillantezza più che con atmosfere orrorifiche, ma il mix funziona male, anche perchè coi fantasmi assetati di vendetta per amore non si scherza.
Nonostante la buona prova di Tony Leung Ka Fai e la conferma che Cherry Ngan (vista all'ultimo FEFF in The way we dance) è uno dei volti più interessanti del cinema di Hong Kong, l'episodio appare un mezzo guazzabuglio che neppure i Notturni di Chopin riescono a salvare.
Jing Zhe di Fruit Chan ci torna a far assaporare aria di grande cinema come sempre quando alla regia c'è un grande autore come lui.
Jing Zhe è un preciso periodo dell'anno del calendario lunare nel quale secondo la tradizione è possibile vendicarsi dei torti subiti colpendo ripetutamente le foto dei malfattori con una scarpa; a questo rito si dedica la protagonista cui si rivolgono donne tradite, uomini d'affari in carriera e anche una spaurita ragazzina vittima di una violenza, incarnazione di un fantasma in cerca di vendetta.
Capiremo che la scelta di rivolgersi alla fattucchiera non è del tutto causale.
C'è tutto in questo episodio: angoli di Hong Kong curiosi, horror colorato con tocchi di sorprendente umorismo, immagini girate con maestria; insomma Fruit Chan, in attesa di regalarci qualcosa di più corposo, ci delizia con questo mediometraggio.
Nel complesso il film vale la visione, seppur troppo evidente è la differenza qualitativa tra i tre episodi; ed ora sotto con la seconda parte della raccolta.

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