domenica 6 aprile 2014

The Keeper of Lost Causes ( Mikkel Norgaard , 2013 )

Giudizio: 7.5/10

Quando The Keeper of Lost Causes fu presentato all'ultimo Festival di Locarno, la critica riservò una accoglienza quasi entusiasta, risultando per taluno addirittura il miglior film della rassegna; il motivo è presto spiegato: il lavoro è un pregievole thriller come raramente capita di vedere di recente, molto ispirato a canoni di genere anni 90, in cui il gioco di prospettive prende il sopravvento e contribuisce a sostenere la trama.
Thriller classico , come dicevamo, ambientato in Danimarca che risente di quell'atmosfera un po' buia e tetra che i film scandinavi spesso portano con sè; la regia è di un apprezzato mestierante della Tv con numerose serie alle spalle, alcune, pare di grande successo, che si ispira ad un romanzo di Jussi Adler-Olsen.
Il poliziotto Carl è un arcigno e scostante rompiscatole, testardo fino all'inverosimile col quale solo i due colleghi abituali riescono ad avere un minimo di rapporto confidenziale e di amicizia.
Una operazione andata a male che causa la morte di uno dei colleghi e il grave ferimento dell'altro diventa l'occasione giusta per i vertici di polizia per togliersi da mezzo Carl e relegarlo, dopo la pausa seguita alla tragica operazione, in uno oscuro scantinato pieno di scartoffie, il Dipartimento che si occupa di casi irrisolti, creato apposta per lui; ad affiancarlo Assad un altro poliziotto che cerca una rinascita da un passato buio.

Naturalmente Carl si guarda bene dall'assecondare il ruolo di catalogatore  di casi irrisolti da anni e viene subito accalappiato dal caso di una giovane donna scomparsa cinque anni prima che gli fu sottratto da un collega ben più inserito nella logica poliziesca convenzionale, sul quale ha intenzione di andare in fondo ,anzichè chiuderlo e voltare le spalle.
Parallelamente alla precisa e attenta costruzione del personaggio, contro il quale il mondo sembra essersi coalizzato ( moglie che lo ha mollato, colleghi che lo detestano, tragedie personali), assistiamo, con l'occhio privilegiato dello spettatore, all'evolversi delle due storie parallele: la verità ufficiale sulla scomparsa della donna e quello che veramente è avvenuto, due sentieri che divergono sempre meno nel momento in cui il poliziotto si mette all'opera con la sua ben nota testardaggine e poco importa se un paio di snodi sembrano un po' forzati, è solo una piccola ombra sulla pellicola intera.
Riannodare i fili della vicenda , andando a scavare in un passato remoto ed irrazionale, contribuisce a tenere la tensione buona grazie ad un infittirsi degli indizi e fa di The Keeper of Lost Causes un film che dona momenti da thriller autentico e valido.
Il centro del racconto non passa tanto nella storia della vittima, quanto in quella di Carl: la sfida è verso se stesso, per cercare una rivincita proprio in quell'ambiente che lo disistima; in tal senso il finale è chiarissimo nella sua chiave di lettura; per un uomo dimenticato da tutti la rinascita passa nel dissotterrare le storie di persone sepolte sotto una pila di faldoni.
Le qualità della pellicola si basano sulla asciuttezza della storia, sul clima cupo e sulla bella tenuta del personaggio centrale, in questo ben supportata dal suo collega di sventure: sia la prova di Nikolaj Lie Kaas, credibile nel suo sgualcito impermeabile, cravatta sempre allargata, sotto un grugno da testardo che quella di Fares Fares nel ruolo del fido Assad contribuiscono a fare di The Keeper of Lost Causes un lavoro apprezzabile, ricco di un nostalgico rigore 


3 commenti:

  1. Sounds good! L'attore e' bravo, aveva una bella parte nella serie 3 di The Killing. I Danesi stanno producendo dei bei thriller!

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  2. Io non lo conoscevo, ma debbo dire che per questo ruolo è veramente tagliato.

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