domenica 6 luglio 2014

Once Upon a Time in Shanghai / 恶战 ( Wong Ching-po / 黄精甫 , 2014 )

Giudizio: 7/10

E' un film dal sapore antico, nostalgico, che racconta una storia con le immagini filtrate dalle moderne tecnologie in cui è predominante il riferimento al cinema di genere anni 70-80 sulle arti marziali e non solo perchè Once Upon a Time in Shanghai si configura quasi come un remake di Boxer of Shantung di Chang Cheh e perchè la figura del protagonista è un prototipo letterario e cinematografico consolidato o perchè con la scelta dei coreografi d'azione e degli interpreti in qualche modo omaggi il cinema eroico HKese; è proprio il rimando a quel cinema che fa di Once Upon a Time un nostalgico remake di una epoca intera.
Il protagonista Ma è un campagnolo che viene dalla provincia e che per cercare fortuna si reca a Shanghai: qui la similitudine con la New York anni 20-30 che ben conosciamo nel panorama cinematografico è addirittura smaccata; il bastimento che approccia la terra ferma e che scarica nel ventre della città fiumi di indigenti in cerca di fortuna è l'equivalente delle navi che solcavano l'atlantico e che rovesciavano ad Ellis Islands i poveracci di tutta Europa.

E come a New York, anche a Shanghai sopravvive solo chi ha la forza di combattere; questo Ma, sempliciotto ed ingenuo, ma ricco di etica profonda, lo capisce subito e trova nell'astro nascente dei gangster Long Qi , intenzionato a ripulire la città dallo strapotere delle Triadi tradizionali, colluse con i giapponesi invasori,il suo alter ego perfetto.
L'amicizia fraterna che nasce tra i due è quasi naturale: Long Qi prende Ma sotto la sua protezione ben sapendo che mai compirà atti criminali, quest'ultimo da parte sua riconosce il lato generoso ed eroico del gangster: due mondi che si specchiano uno nell'altro, perchè fondamentalmente uguali.
Quando la guerra con le Triadi si scatena perchè Long Qi diventa di intralcio ai disegni dei vecchi padrini, ognuno si troverà davanti a scelte radicali che non saranno prive di conseguenze.
Tutto , come detto, in Once Upon a Time spinge nella stessa direzione: la nostalgia per un epoca e per un cinema glorioso, l'epica di una Shanghai città dal grande respiro e dalle grandi opportunità, che però stranamente il regista riprende sempre quasi deserta, il fiero  nazionalismo antigiapponese, le tematiche che hanno fatto la storia del film d'azione HKese degli anni 70 (fratellanza, onore, coraggio, sacrificio, melodramma); Wong decide di intervenire essenzialmente solo nella struttura del film: bianco e nero efficace esito di una desaturazione spinta dei colori, il bene ed il male divisi in maniera stagna, le scene d'azione che si avvalgono delle tecnologie più avanzate pur essendo intimamente tra le più classiche viste negli ultimi anni e non potrebbe essere altrimenti considerato che i due coreografi sono Yuen Woo-ping e Yuen Cheung-yan che si ritaglia anche il ruolo di uno dei capi delle Triadi insieme a  Chen Kuan-tai e a Fung Hak-on e che vediamo seppur  brevemente combattere durante il film.
Il fulcro dell'azione, perchè di buon film d'azione si tratta, ruota tutto intorno alle figure di Philip Ng e Andy On, bravi anche oltre l'aspetto puramente tecnico: la fisicità e l'energia che i due mettono in gioco regala combattimenti eccellenti anche dal punto di vista coreografico.
Forse Wong avrebbe dovuto cercare una compenetrazione maggiore nei personaggi: ad esempio quello interpretato da Sammo Hung difetta notevolmente di profondità e gli stessi due protagonisti sono tratteggiati in maniera un po' troppo funzionale solo all'aspetto dell'azione, ma , va ricordato, che la sceneggiatura del film è del'indefesso Wong Jing, anche produttore ovviamente, e che pretendere da lui certa cose forse è troppo; sta di fatto che come film d'azione Once Upon a Time funziona e più che bene, proprio come quelli di una volta.

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