Opera prima del regista coreano Ha Won-joon, nelle vesti anche di sceneggiatore, Wild Dogs è un thrilleraccio laido e pesante, propenso a disturbare lo spettatore con situazioni e scene che grondano cattiveria.
Come lavoro di riferimento potremmo citare A Bloody Aria di Won Shin-jeon, giusto per identificare in maniera efficace quelle che sono le atmosfere e le pieghe della storia che ci aspetta.
Un reporter un po' sbandato, dalle grandi aspettative , ma di fatto impelagato in situazioni ben poco edificanti tra strozzini che lo perseguitano per un debito di gioco e una amante che non ne vuole sapere di lasciare il marito per dedicarsi solamente a lui, decide di mettere fine a quest'ultima situazione affrontando il marito cornuto che tra l'altro è un suo collega fotografo e che si trova momentaneamente nel nord del paese all'inseguimento di una notizia.
Tra le montagne innevate si reca dunque il nostro reporter , ma nel villaggio di Osori, pomposamente definito sul cartello di entrata in paese come comunità libera dal crimine, non c'è traccia; in compenso quello che l'uomo si trova davanti è una profonda e astiosa ostilità da parte dei valligiani, a partire da un fantomatico sindaco che capeggia un gruppo di uomini molto poco propensi all'ospitalità , a maggior ragione verso un cittadino di Seoul.
Il reporter, bloccato nel villaggio in mezzo alla neve da un guasto alla macchina, non ci metterà molto a capire che quell'apparente quieto ambiente nasconde situazioni e segreti odiosi che si perpetuano da anni, alla faccia del villaggio libero dalla criminalità.
Il pregio maggiore di Wild Dogs sta proprio nella sua ambientazione che non si poggia solo sulla bianca suggestione che suscita una natura immersa nella neve, ma anche sull'odio e sulla cattiveria che giace sotto le coltri bianche: un passato che getta le sue malefatte fino al presente alimentato dall'odio primordiale che rende gli esseri umani simili agli animali selvatici (spesso nel film troviamo riflessioni più o meno profonde sul significato di "essere umano").
La discesa del reporter nelle profondità limacciose dell'odio è rapidamente progressivo e il confronto violento che cresce durante tutta la storia è, di fatto, una resa dei conti tra aggressività istintive che emergono e si annullano.
Wild Dogs per larga parte funziona: disturba in maniera abbastanza profonda, crea tensione palpabile, regala belle immagini, nasconde nelle pieghe del racconto qualche metafora sulla realtà coreana, ancora spaccata in due tra ambiente cittadino evoluto e rurale arretrato e racchiuso nei suoi gretti pregiudizi, crea insomma una atmosfera pesante dominata dalla cattiveria allo stato puro; il finale poi si adagia un po' troppo sul genere , pur non scalfendo il buon impianto generale.
Come detto, pur rifacendosi a modelli abbastanza consolidati di certo thriller coreano, Wild Dogs è lavoro che fa di Ha un regista da tenere d'occhio nei prossimi lavori, perchè comunque dimostra buone capacità di direzione.
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