E' giusto che siano la Legge e lo Stato ad amministrare la Giustizia oppure è lecito che sia lasciata alla istintiva natura umana quando il reato commesso è uno tra i più odiosi?
E' questo uno dei cardini principali di molto cinema asiatico, rivisitato sotto varie forme e imbricato col concetto più vasto del diritto alla vendetta, e anche Miike Takashi con Shield of Straw vuole dire la sua, in un lavoro molto convenzionale poco rispondente allo stile del regista giapponese.
Quando la nipote di 7 anni di un ricco e anziano magnate viene brutalmente uccisa da un killer piscopatico che già altre vittime aveva mietuto, l'anziano uomo decide di mettere una taglia sulla testa dell'assassino: una cifra enorme a chi lo uccide, il tutto pubblicizzato con grande dispendio di mezzi.
Per l'assassino non rimane altro che consegnarsi alla polizia per salvare la pelle, ben sapendo di andare comunque incontro alla pena capitale.
Il trasferimento da un zona di provincia a Tokyo viene affidato a cinque poliziotti che dovranno proteggere l'uomo dagli assalti di cacciatori di taglie di varia risma; gli stessi poliziotti intimamente si pongono la domanda se sia giusto ciò e se non sarebbe più lecito farlo fuori e diventare ricchi e su tutto ciò qualche settore influente della polizia mette anche in piedi speculazioni e manovre oscure.
Il viaggio fino a Tokyo assume ben presto i connotati dell'odissea prima e della fuga disperata poi, perennemente braccati nonostante i vari tentativi di depistaggio, al punto che ben presto i primi sospetti iniziano a farsi largo tra gli incaricati della missione.
Shield of Straw nasce da buone premesse ricche di tematiche interessanti: il valore della Legge e della vendetta, la strenua difesa della propria fedeltà ai valori del diritto anche laddove i fatti potrebbero sgretolare le più granitiche certezze, il conflitto interiore che monta e che mette in discussione persino la propria identità, la capacità del denaro di saper creare , con poco sforzo, orde di assassini non assetati di giustizia bensì di soldi che possano risolvere i problemi personali e famigliari e poco importa se Miike sceglie , soprattutto nella prima parte, l'impronta del blockbuster all'americana ricco di scene d'azione, molto ben fatte tra l'altro.
Poi però, e qui sta la delusione più cocente, Miike non riesce , partendo da queste premesse a sviluppare una storia che vada ben oltre il film spettacolare e, soprattutto nel finale, debole e banale; il non avere dato profondità ai vari personaggi, killer compreso, tutti in qualche modo ricchi di problematiche personali, risulta probabilmente il difetto maggiore che mette in evidenza fondamentalmente una debolezza dello script nel suo insieme.
Soprattutto il tormento dei poliziotti che deriva dal fatto di dovere rischiare la vita per proteggere un essere abietto, sebbene ben presente, avrebbe meritato diversa profondità potendo risultare alla fine una riflessione sul tema principale della Giustizia ben più valido.
Naturalmente il film è ben fatto e la mano di un regista capace e sapiente si vede tutta, è la debolezza della storia e il suo sviluppo che lasciano con l'amaro in bocca, a meno che non ci si voglia accontentare, come in un qualsiasi lavoro hollywoodiano ad alto budget della riprese spettacolari e delle scene d'azione mirabolanti.
Pur risultando nel suo insieme un film vedibile Shield of Straw va considerato un mezzo passo falso nella recente filmografia dei Miike: probabilmente ci ha abituati troppo bene ultimamente.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.