Giudizio: 7/10
Il terzo lavoro del coreano Jang Kun-jae conferma la buona fama di regista indipendente all'interno di un panorama cinematografico come quello coreano che ha, di pari passo con l'affermarsi delle notevoli capacità tecniche delle produzioni, relegato in un angolo di nicchia gli autori non legati al prodotto più mainstream.
Anche A Midsummer Fantasia ha ricevuto diversi riconoscimenti come fu per Eighteen e Sleepless Night , le due opere precedenti: in questo caso Jang ha trovato un solido sostegno dal Nara International Film Festival e da Kawase Naomi, in veste di produttore; il film è insomma una coproduzione giapponese-coreana, ambientato per tutta la sua durata in una piccola città del Giappone.
Siamo infatti a Gojo, piccola città di circa 30 mila abitanti, vicina a Nara appunto, dove un giovane regista coreano vorrebbe trovare ispirazione per un film; in compagnia con la sua assistente e con l'ausilio di un impiegato comunale prima e di un abitante del luogo poi, il regista gironzola per la cittadina, ascolta storie , quasi tutte raccontate da vecchi, visto che la città, una volta importante centro per la lavorazione del legname e ora in declino inesorabile, si sta svuotando di giovani attratti dai grandi centri urbani, una città che il regista ci racconta in bianco e nero, privilegiando scorci che sembrano usciti da un'altra epoca e una storia d'amore adolescenziale che una delle guide improvvisate gli racconta.
L'improvviso bagliore a colori dei fuochi d'artificio fa calare il sipario e apre quello di una nuova storia: l'incontro di una turista coreana ( che è poi la stessa attrice che funge da assistente) con un coltivatore di cachi ( che è l'impiegato comunale venuto da Tokyo); una breve storia fatta di sguardi , di piccole confidenze , di silenzi, quasi una passione tenuta però sopita e al guinzaglio; anche per questo secondo segmento del film saranno i fuochi d'artificio a far calare il sipario.
Qualunque sia la lettura che si vuole dare a questa struttura bipartita di A Midsummer Fantasia, sicuramente siamo di fronte ad una scelta originale: da un lato una prima parte che si atteggia in maniera perfino smaccata a documentario, nella quale il regista della storia raccoglie le sue informazioni che debbono servirle per ispirazione del film che ha intenzione di girare, confezionato con un bianco e nero classico e con un linguaggio naturalistico ( Kawase incombe, seppur silenziosamente...); dall'altra quella che sembra la messa in opera dei risultati della ricerca del regista protagonista: una storia che vede due personaggi che già abbiamo trovato nella prima parte e che interpretano qualcosa che nelle righe avevamo già ascoltato come racconto nel segmento documentaristico.
Indubbiamente una struttura ben congegnata , soprattutto perchè capace di mantenere il medesimo registro in entrambi i tronconi di cui si compone: toni smorzati, la parola privilegiata rispetto all'immagine, suggestioni emotive, una ambientazione che sembra posizionarsi fuori dal tempo, sospesa tra un provincialismo vintage e piccole storie personali.
Qualcuno in vena di funambolismi ha definito Jang un regista sulla scia di Hong Sang-soo: se da un lato il tema del film , che appare in alcuni tratti come una riflessione sul ruolo del regista, può dar corpo a questa similitudine , dall'altro siamo su livelli ben diversi, soprattutto per la prospettiva che i due registi utilizzano; Jang è chiaramente un autore che cerca di imporre il suo stile e lo fa anche in maniera ricercata, soprattutto nel primo segmento del film, però il suo approccio è decisamente meno ossessivo di quello di Hong soprattutto nella descrizione dei personaggi: in A Midsummer Fantasia non c'è la carrellata di personaggi desolati e problematici, odiosi e deboli che tanto piace ad Hong; c'è invece un silenzioso e pacato scorrere di sentimenti silenziosi, sostenuto da nostalgia e dalla potenza del "non detto".
Non siamo di fronte certo ad un capolavoro, ma A Midsummer Fantasia ci mette davanti un regista in grado di sapere bene cosa voler raccontare, col suo stile e con i suoi tempi dilatati.
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