Giudizio: 8/10
Ambiziosa opera prima del poco più che trentenne regista cinese Gu Xiaogang, già dal titolo dimostra in maniera palese il suo riferimento e legame con la tradizione: Dwelling in the Fuchun Mountains è infatti una delle pochissime opere rimaste del pittore del XIV secolo Huang Gongwang appartenente a quella corrente pittorica che faceva del paesaggio rappresentato in una lunga striscia di immagini il centro del suo interesse; ed in effetti Gu cala il suo racconto, che si dipana lungo due anni, scanditi dallo scorrere delle stagioni, in un ambiente classico, pittoricamente efficace, tra fiumi che scorrono placidi, montagne, pescatori e storie famigliari.
Il racconto infatti riguarda una famiglia vecchio stampo, di quelle numerose, formatisi e accresciutesi nell'epoca in cui la legge sul figlio unico ancora non era stata introdotta nel paese: attraverso i 48 mesi vediamo le dinamiche famigliari che ruotano intorno alla vecchia matriarca, i conflitti tra fratelli, il difficile rimanere a galla di fronte alle difficoltà economiche, ma anche i problemi dei giovani, la tradizione che fa a pugni con la modernità di vedute di cui sono impregnate le nuove generazioni.
Tutto il racconto però è perfettamente , e direi egregiamente, inserito in un contesto paesaggistico che rende omaggio a quello appunto stilizzato nell'opera pittorica che dà il titolo al film stesso: siamo a Fuyang che non è solo la città natale del regista, ma anche lo scenario dipinto nel quadro, oltre ad essere la patria di Yu Dafu importante poeta di inizio XX secolo che quei luoghi ha celebrato nelle sue opere; un contesto insomma che sprizza poesia e arte in ogni suo angolo ma che con la galoppante e impetuosa crescita del paese sta per essere inglobato nella espansione vorticosa di Hangzhou una delle più dinamiche , anche culturalmente , tra le nuove metropoli cinesi.
Ed ecco quindi che Gu, pur con le sue carrellate a piano sequenza che cercano di riprodurre quasi tangibilmente il senso di srotolamento della storia e dei personaggi enfatizzando la bellezza dei luoghi, la tradizione poetica che racchiudono e la vita di tutti i giorni scandita dalle tradizioni millenarie, ci mostra il rischio di contaminazione inarrestabile che comporta l'inglobamento della provincia nella espansione della realtà urbana: case abbattute, operai al lavoro per rimuovere i detriti, piccoli segni del tempo passato ritrovati tra le macerie, siano essi lettere o piccoli oggetti; la poetica dell'elegia della montagna e del fiume che scorre lasciano il passo alla poetica terribile e violenta delle ruspe, della modernità che cerca di seppellire il peso ingombrante del passato e delle tradizioni in un paese in cui l'importanza del passato e delle millenarie usanza ha sempre avuto una valenza difficilmente riscontrabile altrove.
Accanto all'ambiente e al paesaggio Gu analizza anche i cambiamenti che riguardano l'uomo , attraverso l'analisi dei personaggi che compongono il variegato insieme all'interno della storia: i due anni in cui si svolge idealmente il film lascia osservare molti cambiamenti nella vita dei componenti della famiglia: quello che un anno prima era in un modo , diventa poi in un altro, tutto cambia quindi; cambia il paesaggio, cambia il modo di vivere, cambiano anche la tradizioni e le vedute , l'unica cosa che non sembra cambiare secondo il regista è la forza immutabile della natura , quella stessa rappresentata nel dipinto di 600 anni fa in cui il fiume scorre placido tra le montagne, così come oggi: l'immutabilità del trascorrere tempo è l'unico aspetto che sfugge all'azione dell'uomo e della natura.
Dwelling in the Fuchun Mountains risulta un lavoro ben costruito, dove emerge chiaramente la filosofia che sta alla base del racconto, in cui il regista cerca di rendere in maniera che sia sì pittorica ma tutt'altro che didascalica la forza del paesaggio che si contrappone allo sviluppo smodato della cementificazione, uno scenario che fa da sfondo ad una storia di famiglia, di tradizioni e di difficile adattamento al mondo che cambia troppo velocemente e tumultuosamente.
Gu Xiaogang , a dispetto della giovane età , mostra una mano ferma nella regia cercando di evitare manierismo fuori luogo , mantenendo sempre un apprezzabile equilibrio: le sue scelte tecniche privilegiano, come abbiamo detto, lo sguardo laterale attraverso lunghi piano sequenza con il concomitante uso dello zoom per modulare il campo visivo; la sua è una prospettiva poetica che mostra un misticismo verso il fiume e quasi una sospensione nel tempo, un legame col passato che tiene in piedi un precario presente che rischia di cancellare la memoria del tempo stesso.
Nonostante le abbondanti due ore e mezza di durata, l'opera di Gu mostra raramente inciampi o cadute del ritmo, a conferma delle indubbie doti del regista esordiente che con una opera prima come questa merita di essere seguito con grande attenzione.
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