lunedì 15 febbraio 2021

In the Dusk [aka Sutemose] ( Šarūnas Bartas , 2020 )

 




At Dusk (2019) on IMDb
Giudizio: 7/10

Ambientato all'epoca della resistenza lituana alla sovietizzazione del paese nell'immediato dopoguerra, il film di Šarūnas Bartas non si discosta di molto dallo stile dell'autore che lo ha reso riconoscibile universalmente; è la tematica semmai da aver destato non poche polemiche in patria per la sua lettura ben poco apologetica del movimento partigiano che si opponeva allo smembramento dell'identità lituana attraverso la penetrazione forzata da parte dei  soviet all'interno del paese baltico.
Il racconto del regista , nella prima parte, oscilla tra un gruppo di partigiani, volto scolpito e sguardo perso dall'abbrutimento di una guerra senza speranza, ed una fattoria abitata da un proprietario terriero ,Pliauga con il suo figlio adottivo , Unte e una donna spettrale , la moglie di Pliauga che però da tempo ha abdicato il suo ruolo di coniuge e che vive nel doloroso ricordo e nella sua freddezza glaciale che spaventa.
Unte simpatizza per i partigiani, il padre, in un segmento incentrato su un loro dialogo, filosofeggia sul concetto di verità e su quello di bugia che diventa verità , dando al film un tono da tragedia dostoevskiana; arrivano i soldati sovietici che intendono requisire tutto , ma a parte la fattoria di Pliauga trovano ben poco da razziare prima di accanirsi sui suoi abitanti.



Bartas fa un grosso lavoro di caratterizzazione dei suoi personaggi per far emergere l'altro caposaldo narrativo e non solo del film: il tradimento che fa parte dell'animo umano che avvolge buoni e cattivi e che non lascia vie d'uscita; il tradimento domina all'interno del film permeandolo, nel bosco dove i partigiani , fantasmi che sembrano usciti da un quadro di qualche pittore nordico, sembra che non aspettino altro che la fine o il loro destino, dove il rosario del prete si avvolge intorno al mitra, dove la legge è quella imposta da uno, nella fattoria di Pliauga dove si cerca di insinuare nei poveracci l'idea del tradimento come via d'uscita, nella sede in cui si stabiliscono i soldati sovietici dove gli interrogatori alternano la carota ed il bastone.
Per tutto ciò In the Dusk manca di tutta quella epica bellica dei combattenti, essendo invece più incline a riflettere sull'animo umano e alle sue reazioni quando sembra che non ci sia più via di fuga.
Verità e menzogna, due facce della stessa medaglia , almeno fin quando una bugia può diventare verità , e qui il regista sembra voler riferirsi alle metodologie imperialiste sovietiche basate sulla menzogna istituzionalizzata, ma anche sulle verità di Pliauga che poi sono menzogne , come implicitamente afferma al ragazzo, sempre in quel dialogo che è un po' il cuore pulsante filosofico della storia di Bartas.
L'incedere del film spesso si adagia su ritmi più che lenti, le scelte cromatiche e di luce di Bartas predispongono ad un racconto che vuole essere silenzioso, quasi immobile, a dimostrazione di una staticità emotiva che si legge nei personaggi; negli interni il regista predilige le luci soffuse delle candele che gettano ombre tremolanti all'interno del racconto; tutto insomma mostra una precarietà che è lo specchio di quella dell'uomo e dei suoi momenti di degradazione.
Lungi dall'essere un film di guerra, nonostante soprattutto nel finale sia presente una buona dose di azione, In the Dusk attraverso il dramma della sovietizzazione della Lituania vuole essere il racconto di una tragedia prima di tutto personale, con dei connotati che ben si adattano alla cultura europea nord orientale.
Nella pellicola si ritrovano quindi un dramma famigliare e un dramma di più alta portata, quello di un paese che ha rischiato l'annientamento sociale e culturale e Bartas sembra privilegiare , e non solo dal punto di vista narrativo, quello più intimo di Pliauga , di Unte e della donna che vive in quella casa come una estranea, un personaggio che sprigiona una potenza che atterrisce persino nell'epilogo del film.
Lungi dall'essere un film perfetto In the Dusk possiede però la forza del racconto e del dramma, attraverso una regia che tende a sottolineare gli aspetti più tragici utilizzando però sempre equilibrio e sapienza, senza mai far deragliare il racconto su binari che ne avrebbero indebolito il tessuto narrativo.

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