Giudizio: 7/10
Dejan ha quasi 30 anni, vive con la madre ed un vecchio ubriacone ( il padre? ) a Kragujevac, quella che in epoca della Jugoslavia di Tito degli anni 70 era la capitale industriale del paese grazie all'industria automobilistica principale che lì aveva sede e che ora vive le conseguenze del disastro postindustriale; Dejan lavora come insegnante e la sua esistenza è subdolamente ma impeccabilmente controllata da una madre iperprotettiva e come tutti coloro che vanno incontro ad una condizione simile, il ragazzo non ha mai avuto rapporti sessuali.
In una delle scene più drammaticamente umoristiche del film, un sensitivo tratteggia con grande precisione la condizione di Dejan , gettando in maniera inequivocabilmente sulla madre la responsabilità.
Le affermazioni del veggente hanno un qualche effetto sul protagonista il quale capisce che è forse l'ora di perdere la verginità.
A scuola frequenta una collega , Kaća, che sembra smuovere qualche interesse e infatti quando al termine di una serata a casa della ragazza Dejan , essendosi fatto tardi, rimane a dormire lì, finalmente l'incantesimo si rompe in uno dei momenti più belli del film, nella sua semplicità , realismo e comicità.
L'opera prima del regista serbo Marko Djordjevic è un film per molti versi originale, che affronta il tema della emancipazione di una generazione di iperprotetti che si trovano a fare i conti col mondo là fuori popolato di brutti e cattivi e costellato di pericoli, un coming of age molto particolare insomma in cui l'esistenza del giovane Dejan viene messa sotto l'occhio esploratore per cercare di carpire come il suo mondo reagirà nel momento in cui colliderà col mondo reale.
Mentre in certi aspetti il film di Djordjevic presenta qualche tratto non pienamente convincente ( il ritmo ad esempio, troppo spesso blando), in altri, soprattutto per la regia, dimostra le buone doti del regista, il quale da parte sua è bravo nel descrivere una realtà quotidiana che troppo spesso si tinge di grigio, sullo sfondo di un paese che mostra i retaggi del passato comunista sopravvissuti alla guerra degli anni 80-90, lasciando però l'aspetto sociale decisamente sullo sfondo in favore di un racconto che a volte si avvicina all'intimismo, non rinunciando però mai ad un robusto umorismo.
Ne esce fuori un ritratto di un giovane uomo indubbiamente ben riuscito, , combattuto tra un suo mondo che lo ha protetto per tanto tempo, tagliandolo però fuori dalle esperienze che solitamente si fanno in giovane età, in nome di un senso di protezione che probabilmente rinforzava le sue debolezze.
Djordjevic avrebbe potuto probabilmente rendere un po' più vivo il suo film che in alcuni momenti sembra adiagiarsi troppo su situazioni in parte scontate, rendendo in tal modo anche più vivo il messaggio di My Morning Laughter.
Considerato il tempo che ha impegnato il regista ( cinque anni tra riprese e cambi di sceneggiature ) non c'è dubbio che il film tutto può avere tranne che l'improvvisazione, e questo indubbiamente si nota nella precisione dell'immagine, nella scelta delle riprese e delle ambientazioni oltre che nella capacità degli attori, tutti in grande forma, specialmente Filip Djuric nel ruolo di Dejan e Ivana Vukovic in quello di Kaća, di calarsi nei personaggi in un film che vive principalmente della forza del ritratto dei protagonisti.
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