Giudizio: 7/10
Muoversi per la prima volta dal paese natale per andare all'estero in età ormai matura e giungere all'aeroporto senza trovare il proprio figlio ad attendere, non deve essere una bella sensazione , soprattutto per chi proviene da un universo che per molti aspetti sta totalmente agli antipodi: è questo l'incipit di Pari, lungometraggio di esordio del regista di origini persiane ma trapiantato in Grecia Siamak Etemadi.
Pari e Farrokh sono i genitori di uno studente fuori sede che da qualche anno studia ad Atene; dopo gli immancabili problemi di dogana a causa di cibo trasportato per far felice il giovanotto con i sapori di casa , acuiti dalla altrettanto inevitabile barriera linguistica nonostante la donna parli un discreto inglese, i due non trovano all'uscita il figlio ad attenderli come si aspettavano per cui si avviano all'indirizzo dove il ragazzo vive per accorgersi che è sparito da alcuni mesi lasciando per di più un buco di denaro con gli affitti arretrati che il padre, da integerrimo musulmano, salda subito.
Per di due inizia una avventura che assume man mano i connotati dell'incubo: all'ambasciata l'aiuto che ottengono è praticamente nullo, le autorità di polizia , essendo il giovane maggiorenne, non possono fare più di tanto e tra i due coniugi serpeggia anche molta tensione per la scelta del figlio di alcuni anni prima caldeggiata dalla madre ma avversata dal padre.
Le ricerche condotte come due detective in un paese lontanissimo che oltre tutto mostra tutte quelle che sono le trappole e i vizi della società occidentale (nell'ottica del musulmano fervente ovviamente), non conducono a nulla , in più Pari sarà costretta a continuarle da sola immergendosi in un sottobosco urbano inquietante, riuscendo però a parlare con un giovane che conosceva il figlio che la informerà che questi aveva lasciato gli studi per aderire ai gruppi anarchici.
Il vagare di Pari nelle notti ateniesi tra scontri tra manifestanti e polizia, anarchici, discoteche, insperati aiuti, aggressioni scampate solo grazie alla sua presenza di spirito, bordelli e prostitute portuali, diventa un viaggio non solo alla ricerca del figlio, ma anche un discesa nel suo animo a scoprire i lati che forse tradizioni troppo rigide hanno in qualche modo represso.
Il finale aperto non ci dice molto ma di certo ci regala un personaggio profondamente cambiato dalle notti ateniesi.
Il lavoro di Siamak Etemadi , che ci ha tenuto a specificare che Pari è anche il nome della propria madre, parte da quel sentimento fortissimo tra l'impotenza e la disperazione per non riuscire a a riannodare un legame fortissimo che va annientandosi come quello tra madre e figlio, e il regista sceglie unicamente la prospettiva di Pari per osservare come la disperazione porti a delle scelte estreme.
D'altra parte però lentamente ma inesorabilmente , il procedere del racconto porta in primo piano la figura della donna, il suo essere rimasto nascosto, il reale motivo per cui spinse qualche anno prima il figlio a lasciare Teheran per studiare in Occidente: il desiderio che il ragazzo potesse vivere e provare quello che lei non aveva potuto e che avrebbe invece voluto.
Pari però contiene anche un grosso difetto di tipo quasi filosofico francamente inconcepibile: dipingere Atene, pur considerando il lungo e difficile periodo storico che ha pesantemente influito sulle condizioni sociali, come una nuova Sodoma e Gomorra, nella quale si annidano tutti i vizi, fra l'altro per lo più piuttosto ovvi e scontatissimi, in contrapposizione al rigore e all'austerità dei costumi e delle usanze persiane, appare francamente una scelta estrema, neanche fosse un film con finalità di propaganda.
Dal punto di vista della regia siamo di fronte ad un autore che mostra uno stile personale forte, dando il meglio nella costruzione delle ambientazioni notturne, che risultano efficaci anche grazie all'uso frequente della macchina da presa a mano che pedina Pari nelle sue peregrinazioni.
Nel complesso quindi l'opera prima di Etemadi risulta un lavoro interessante e mostra un regista che possiede certamente potenzialità soprattutto per quanto riguarda l'aspetto introspettivo dei personaggi.
Bravissima Melika Foroutan nel ruolo di Pari che sa descrivere bene il tumulto di sentimenti che sconvolge la donna e il suo viaggio interiore nella trasferta ateniese.
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