venerdì 7 gennaio 2022

E' stata la mano di Dio [aka The Hand of God] ( Paolo Sorrentino , 2021 )

 




The Hand of God (2021) on IMDb
Giudizio: 8/10

La sfida degli Oscar che Sorrentino ripercorre dopo il trionfo del 2014 si affida ad una opera già largamente entrata tra i lavori pluripremiati, partendo dal gran Premio della Giuria conquistato alla 78° Mostra Cinematografica di Venezia dove è stato presentato nel settembre scorso, e che come sempre avviene con le produzioni del regista napoletano ha visto una critica divisa sulla valutazione da dare ad un film che risulta uno spettacolare e sorprendente cambio di registro nella sua idea cinematografica.
Messe da parte dissertazioni storico-grottesche su politici, viaggi quasi onirici all'interno delle contraddizioni di una città e di rimando dell'uomo, riflessioni sulla dicotomia mai così ampia tra giovinezza e vecchiaia, Paolo Sorrentino sembra in parte ripiegare su ambientazioni più simili ai suoi primi lavori, ma soprattutto affronta per la prima volta alcuni aspetti della sua vita e della sua storia personale  che fanno di E' stata la mano di Dio un opera dal forte impatto autobiografico, non tanto perchè pone al centro del racconto, come una porta girevole invisibile, l'episodio che più di ogni altro ha segnato la sua vita adolescenziale, quanto perchè la pellicola va a prendere di petto alcune tematiche personali probabilmente rimaste in qualche modo sospese nella vita artistica e non, alcuni momenti coi quali il regista ha voluto fare i conti, partendo dalla memoria personale.
Pur con un impianto del genere, di certo più personale ed intimo, non viene meno quel racconto cinematografico ricco di fantasia e di spunti felliniani, partendo proprio da un amarcord personale condito da tanto di citazioni del nume ispiratore (come sempre tiene a precisare il regista): ad esempio la scena iniziale , magnifica nel suo planare sul mare e quindi sulle strade di Napoli  fino a catturare una versione laica di San Gennaro che ci introduce la figura della zia Patrizia , autentica divinità pagana e sensuale , prototipo delle fantasie sessuali del giovane protagonista, Fabietto Schisa, alter ego del regista.



E' stato la mano di Dio si articola su due atti: commedia nel primo, tragedia nel secondo, con in mezzo la sliding door narrativa cui abbiamo già accennato; nella prima parte facciamo la conoscenza della famiglia di Fabietto, media borghesia napoletana con due genitori vivaci e simpatici, un fratello maggiore che sogna di fare l'attore ed una sorella che vive perennemente nel bagno e che vedremo per la prima volta solo nel finale; intorno a loro la tipica scia di parenti amici e conoscenti vari che anima l'esistenza di tante famiglie napoletane, una rassegna di personaggi che regalano colore e calore nei momenti di convivialità. 
Fabietto vive con grande trasporto l'appartenenza a questa colorita e ben compatta famiglia, ne osserva le piccole storie, ne scopre i segreti e le crepe che la percorrono ma soprattutto è in ansia per l'evento che tutti aspettano in città: la conclusione della trattativa che porterà Diego Armando Maradona a Napoli.
Poi l'episodio che chiude il primo atto e ci porta nella tragedia, la morte dei genitori per il malfunzionamento di una stufa in montagna dove Fabietto non si è recato perchè per la prima volta avrebbe seguito il Napoli con Maradona in trasferta.
Il secondo atto si appalesa quasi come una resa dei conti del regista con se stesso e con tutto ciò che ha segnato la sua vita: il suo ideale di cinema che prende già forma e che vediamo nascere nel lungo  confronto con il personaggio di Antonio Capuano, un altro tra i personaggi del cinema cui Sorrentino deve qualcosa, il suo trauma per non avere avuto la possibilità di vedere i genitori morti,  la sensazione di essersi sentito abbandonato, la città di Napoli dalla quale scapperà quasi , ancora giovanissimo, cui però dovrà tanto e con la quale sembra quasi abbia bisogno di ricongiungersi spiritualmente, Diego Armando Maradona, che da buona divinità laica quale è stata eletta dai napoletani, ha posato la mano salvifica sulla sua testa , quella stessa mano che giustiziò la protervia inglese e che diede dignità ad un popolo umiliato, e che Sorrentino accostò a Fellini, Scorsese e ai Talking Heads come fonte di ispirazione in quella serata hollywoodiana che lo vide conquistare l'Oscar nel 2014.
Come ha tenuto a precisare il regista stesso, non tutto quello che racconta nel film si riferisce ad episodi o personaggi reali ( la già citata e conturbante zia Patrizia ad esempio è pura fantasia), motivo per cui non può definirsi una opera puramente autobiografica: in questo il regista si dimostra coerente con se stesso, non rinunciando alla fantasia, al sogno, alla maraviglia quasi per raccontare se stesso.
E' stata la mano di Dio ci regala insomma un Sorrentino intimo che non si pone problemi a gettare se stesso sullo schermo , avvalendosi dei suoi percorsi personali e professionali, a partire dalla tipica crisi post adolescenziale acuita dal trauma della perdita: il suo alias Fabietto subisce in breve tempo un percorso di iniziazione alla vita che parte dalla insicurezza, dai rapporti col malavitoso , dal primo approccio sessuale, descritto con quel misto di disillusione e di divertimento che ben conosciamo, col quali si esorcizza la "prima volta", dalla voglia di partire alla conquista del mondo nonostante ciò significhi abbandonare la città cui è legato in maniera indissolubile.
Con questo lavoro Sorrentino chiude il cerchio che Fabietto aveva iniziato a tracciare, ponendo il suo ultimo lavoro in una posizione defilata nella sua filmografia , ma decisamente la più personale; il film , accanto agli aspetti tecnici di notevole fattura che sanno ben coniugare l'eleganza con la veridicità delle immagini non sarà forse l'opera migliore di Paolo Sorrentino ma di certo è la più importante perchè ci mostra un ritratto interiore del regista e il suo percorso cinematografico con sincerità luminosa , senza veli,  evitando di cadere nell'autobiografia fredda e scontata.
Se tutto il cast tecnico ( fotografia, montaggio, sonoro) è eccellente, gli attori non sono da meno con la piacevole sorpresa dell'esordiente Filippo Scotti, premiato a Venezia come migliore esordiente, la consueta prova solida di Toni Servillo e quella magnifica di una conturbante Luisa Ranieri ( zia Patrizia), cui si aggiungono le prove convincenti di gran parte dei personaggi di contorno.

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