giovedì 20 gennaio 2022

Tre piani [aka Three Floors] ( Nanni Moretti , 2021 )

 




Three Floors (2021) on IMDb
Giudizio: 5/10

Solo un evento planetario  che ha sconvolto il mondo come la pandemia da Covid-19  poteva interrompere la cadenza quinquennale con cui Nanni Moretti ormai da quasi 30 anni presenta i suoi lavori; Tre Piani , terminato nel 2019 e in procinto di vedere la luce nel 2020 , viene invece presentato a Cannes nel 2021, dove ha ricevuto , soprattutto da parte del pubblico ,  una accoglienza trionfale ( valutazione basata sul minutometro di applausi): ben sappiamo come Cannes cerchi di fidelizzare i propri beniamini , e Moretti lo è di certo tra i maggiori, dispensando applausi e cori entusiastici, molto spesso a prescindere dal valore artistico della pellicola, più rivolti invece al personaggio e alla stima che raccoglie da anni in Francia.
Sta di fatto che l'accoglienza ricevuta dal pubblico ha un pesante contrappeso negativo da parte della critica, soprattutto nostrana, che spesso andando anche oltre le righe ( ma con Moretti purtroppo questo c'è da aspettarselo...), ha in buona parte stroncato l'ultima fatica del regista romano.
Che il cinema di Nanni Moretti sia cambiato, forse inevitabilmente , una volta approdato ad una diversa fase della vita personale e della carriera cinematografica, ci può anche stare, di sicuro, a partire da La stanza del figlio, Palma d'Oro a Cannes nel 2001, il regista ha messo da parte molta della verve anche pesantemente dissacratoria oltre che l'ironia e il sarcasmo per taluni aspetti della società , in favore di una visione più personale, intimistica che però conservava sempre al suo interno delle profonde venature derivanti dal suo passato cinematografico.



Tre piani , possiamo dirlo con tutta franchezza e anche con un po' di dispiacere , non solo perchè chi scrive si considera morettiano di ferro ( nel bene e nel male), è lavoro che si stenta a ricondurre all'autore di Mia madre o de La stanza del figlio: il cinema di Nanni Moretti sembra liquefatto e disperso all'interno delle stanze e lungo i piani  di un condominio borghese romano che funge da fulcro del racconto.
Per la prima volta il regista si cimenta con un testo non suo: l'ispirazione è il romanzo omonimo del regista israeliano Eshkol Nevo, e questa rimane l'unica citazione del testo letterario , perchè va assolutamente evitata la stucchevole disamina dell'eventuale aderenza della pellicola al libro: anzitutto perchè, volutamente, siamo all'oscuro del libro, inoltre perchè dopo decine di migliaia di film visti e e di libri letti, ancora non siamo riusciti a trovare un film che fosse aderente in pieno alle pagine  scritte, semplicemente perchè non è possibile.
Forse la scelta di manipolare un testo non originale ha contribuito alla riuscita deludente del film, sta di fatto che Tre Piani sembra semplicemente un lavoro di un regista come tanti che cerca di fare l'opera della vita, mescolando eleganza narrativa e visiva, influssi da thriller psicologico, dissertazioni sociali e antropologiche, analisi tendenzialmente grossolane sulla difficoltà dei rapporti interpersonali; ne viene fuori un ritratto di una borghesia cittadina  racchiusa nel suo livore e animata dalle sue dinamiche perverse, un condominio che diventa il crogiuolo di bassezze e rancori persino all'interno della stessa famiglia.
Nei tre piani del titolo vivono quattro nuclei famigliari che sin da subito si mostrano in qualche modo legati uno all'altro: quattro storie famigliari tutto sommato ovvie con esperienze comuni a tanti.
La coppia giovane con bambina sempre in affanno col lavoro e che si serve della gentilezza dei dirimpettai, una coppia di anziani, che gli ospitano la bambina quando sono assenti: la gentilezza dei dirimpettai diventerà sospetto atroce che divorerà i genitori soprattutto il padre, cui però il destino riserva una vendetta implacabile.
I coniugi maturi entrambi giudici con figlio ventenne roso dalla ribellione verso i genitori che non potranno far niente quando ammazzerà una donna guidando ubriaco e che diventerà causa di un violenta crisi tra i due coniugi e l'implosione del nucleo famigliare.
Infine la giovane donna  sposata con un un uomo perennemente assente per lavoro che vediamo uscire di casa nella scena iniziale per andare a partorire da sola in taxi; la giovane vive una vita da frustrata, sola, con il terrore (o forse la certezza) di finire con disturbi mentali come la madre e che si trova sempre alle prese con una realtà che non è tale .
Le storie lungi dall'essere disgiunte, trovano dei punti di contatto frequenti e la scelta di svolgere il racconto nell'arco di dieci anni ci mostra come le dinamiche malate che permeano le esistenze dei vari protagonisti si evolvano verso situazioni nuove rappresentate dall'unico momento, un minuto forse, del film in cui la mano del Moretti che conosciamo si appalesa timidamente, quasi uno sprazzo catartico, ben poco convincente a dire il vero.
Riconoscendo una indubbia eleganza al lavoro e anche una regia solida, quello che di Tre Piani provoca sconcerto è la poca profondità delle storie, di per sè già ben poco originali, e anche la traccia che sarebbe potuta essere potenzialmente più interessante, quella della giovane donne alle prese con una incipiente follia, si perde per una scelta recitativa degli attori troppo incline all'inespressività e per alcuni passaggi poco analizzati.
Insomma questa carrellata morettiana su vizi e virtù di una borghesia stanca non convince per nulla, risultando troppo spesso un ammasso di situazioni convenzionali trattate oltretutto in maniera confusa; sappiamo che Nanni Moretti sa essere critico pungente e sarcastico verso la società e  i suoi vari aspetti e Tre piani sembra invece un'opera buttata lì alla rinfusa priva di verve e di potenza.
Alle soglie dei 70 anni  è giusto e lecito attendersi un qualche cambiamento artistico anche in personaggi come Moretti, fatti di granitica coerenza, ci piacerebbe però che quegli aspetti del regista più giovane e forse più polemico fossero ancora gettati tra le pieghe dei suoi prossimi lavori.

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