Giudizio: 5/10
La figura di Napoleone Bonaparte nel cinema ha più spesso avuto un effetto respingente sui registi che uno invece stimolante: sebbene esistano svariate opere , alcune delle quali datano ormai quasi cento anni, prodotte in epoca di muto e bianco e nero, ove si escluda il Napoleon di Abel Gance del 1927 opera basilare della cinematografia francese, sono pochissime quelle che si ricordano come pellicole importanti; viceversa si conosce con certezza il fatto che numerosi registi, Kubrick persino, hanno per una vita intera rincorso la possibilità di dirigere un film sull'imperatore dei francesi, rinunciando di fronte alla impossibilità di poter maneggiare in maniera compiuta un personaggio di tale portata e complessità e l'epoca storica in cui è vissuto.
Nel 2020 Ridley Scott decide di mettere in cantiere un lavoro incentrato sulla figura di Napoleone Bonaparte e nel 2023 l'opera dell'ottantaseienne regista britannico vede la luce nei cinema prima e sulla piattaforma di streaming di Apple poi.
Il Napoleon di Scott va ad aggiungersi però alla lista di opere che per un motivo o per l'altro non risultano imprescindibili nella filmografia su un personaggio storico della portata di Bonaparte: il suo infatti è un tentativo di voler raccontare il personaggio quasi svincolato dal contesto storico , incentrando la sua figura non tanto sul ruolo avuto nei destini della Francia e dell'Europa, quanto invece sul suo rapporto personale con la moglie Giuseppina.
Il racconto su Napolene parte dal 1789, anno in cui la Francia fu travolta dalla Rivoluzione e dalle turbolenze che la seguirono; assistiamo quindi al giovane Napoleone, ufficiale di artiglieria, che presenzia alla decapitazione per mezzo della ghigliottina della regina Maria Antonietta nel 1793 e lo seguiamo fino alla fine dei suoi giorni sullo scoglio in mezzo all'Oceano dove morì in esilio.
Già il volere affrontare quasi trent'anni di vita di uno dei personaggi più complessi ed importanti della storia dell'umanità, dalla Rivoluzione Francese al fatidico 5 maggio del 1821, è impresa ardua seppure in oltre due ore e mezza di pellicola (forse la director's cut di quattro ore d durata, di prossima uscita su Apple Tv ,potrà in parte risolvere il problema), se poi si vuole concentrare la prospettiva narrativa su alcuni aspetti, tralasciando in maniera completa altri fondamentali, è facile comprendere come il tratteggio del personaggio che ne risulta non possa che essere parziale e riduttivo.
Il problema del Napoleone di Scott è che il personaggio, di cui il regista mette in atto una sorta di demitizzazione in favore di uno sguardo più concentrato sulle sue caratteristiche umane, non ha profondità, spesso vaga sullo schermo quasi smarrito non dando certo l'impressione di essere quella fucina di volontà e di despotismo che faceva di lui un astuto generale e un politico pragmatico.
Come abbiamo detto, buona parte del film si incentra sul rapporto di Napoleone con la moglie Giuseppina, una sorta di battaglia tra titani in cui alla fine l'Imperatore non ne esce granchè bene , quasi sopraffatto dalla personalità della moglie che sin dall'inizio della vita matrimoniale non disedegna di affermare la sua libertà di azione frequentando amanti; nonostante ciò , forse esito di un sottile complesso di Edipo verso la madre che in certi frangenti traspare e che rende Bonaparte fortemente dipendente non solo dal punto di vista affettivo dalla moglie, la loro vita matrimoniale si mantiene salda anche in virtù di una ragione di Stato che i due sanno ben interpretare.
Le demitizzazione di Napoleone passa anche nel porre alla berlina il suo essere una sorta di becero buzzurro, il suo avere comportamenti quasi da adolescente in crisi di ribellione, aspetti questi che poco collimano con l'aspetto eroico del Napoleone grande condottiero, stratega infallibile e generale attento al suo appeal sulla truppa; le battaglie storiche ( Tolone, Austerlitz, Waterloo) sono raccontate un po' troppo sbrigativamente, quasi fossero degli intermezzi fastidiosi, sebbene, soprattutto quella di Austerlitz è resa con grande efficacia dal punto di vista tecnico.
Insomma questo Napoleone, fin troppo demitizzato, non riesce a creare alcun legame emotivo con lo spettatore e Joaquin Phoenix sembra assecondare con una recitazione dimessa questo ruolo che il protagonista assume nella storia; chi si aspetta il ritratto di un despota, di un condottiero, di un fine stratega e il racconto della sue gesta , della sua crudeltà (vera o presunta) della sua sete di potere e della ambizione smodata, rimarrà fortemente deluso perchè Scott estrapola completamente il personaggio dal contesto storico e lo inquadra solo dalla prospettiva privata.
A tal proposito si è accesa una vivacissima disputa tra coloro che contestano gli enormi e pacchiani errori storici presenti nel film ( ma dopo Il Gladiatore non c'è da stupirsi più di tanto di ciò...) e coloro che ritengono che ciò non deve condizionare il giudizio sul film: lungi dal voler partecipare a tale disputa, va però detto che non trattandosi di film strettamente storico qualche licenza ci può stare, ma impostare il racconto su fondamenta chiaramente e storicamente errate che diventano elementi basilari dal punto di vista narrativo della storia ( quella con la s minuscola) è operazione francamente poco comprensibile, a meno che non ci si approcci alla Storia in maniera molto poco rispettosa ( come tipicamente fanno gli americani dotati per fattori oggettivi di un diverso concetto della Storia) in cui tutto può andare bene riducendo quindi il film ad un fantasy.
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