lunedì 12 febbraio 2024

Cobweb ( Kim Jiwoon , 2023 )

 




Cobweb (2023) on IMDb
Giudizio: 8/10

Dopo 13 anni, da quando cioè lasciò il segno con I Saw the Devil, Kim Jiwoon torna a colpire in maniera decisa , lasciandosi alle spalle un paio di prove  non eccelse: Cobweb è infatti un'opera nella quale il regista coreano tributa un grande e sentito omaggio , divertito ed ironico, ad una stagione cinematografica del suo paese, quella degli anni 60-70 , che ha costituito l'inizio della rinascita, attraverso un'opera che nonostante la sua durata (due ore e 15 minuti) risulta piacevole e divertente.
La storia è ambientata nei primi anni 70 e vede protagonista il regista Kim Kiyeol, alle prese con la sua opera seconda; proprio quando ormai le riprese sono terminate e si passa alla fase di postproduzione, Kim subisce una illuminazione che lo porta a rivedere il finale del film che sta concludendo, solo qualche piccolo ritocco che però necessita di altri giorni di ripresa, cosa che trova pienamente contraria la produttrice Baek , che fra l'altro è anche la moglie di un famoso regista  morto in circostanza tragiche e che è stato il mentore e pigmalione di Kim.



Approfittando della partenza di Baek per il Giappone e dei buoni uffici della sua nipote  Mido che in sua assenza gestisce la produzione del film e che del regista è una fan adorante e fanatica, Kim decide di girare per altri due giorni il finale alternativo che farà del film un capolavoro, confidando sulla sua visione quasi messianica  avuta e mettendo sdegnosamente da parte ogni problema legato alla censura che dovrà rivalutare la pellicola,  agli oneri finanziari del prolungarsi delle riprese, senza contare il malcontento di attori e crew che debbono rivedere i loro programmi.
Da qui in poi il film, grazie ad un ritmo a tratti forsennato, ma sempre con una convinta verve brillante, diventa una fucina di eventi nella quale è racchiuso in piccolo tutto il mondo del cinema dell'epoca, ben lungi dall'essere quella fabbrica perfettamente funzionante e tecnologica che è diventato oggi.
Ecco quindi che si scoprono tresche tra attori e attrici, invidie e avversioni reciproche, aspirazioni frustrate, acciìuse reciproce neppure tanto velate, furti misteriosi e poi visite inaspettate di funzionari governativi che debbono capire se il film non contiene messaggi filocomunisti, situazioni al limite del comico per tenere lontani occhi indiscreti dal set, attori che si ubriacano e Kim che deve pure fare una parte in sostituzione di uno degli attori; l'importante è che i censori vedano nel film un po' di comunisti morie, non importa come ,basta ce ne siano, affinchè il film possa passare le forche caudine.
Naturalmente di tutto ciò a Kim non interessa nulla, spinto come è  , quasi con una forza soprannaturale, alla costruzione del suo capolavoro: " Il talento è credere in se stessi" ripete  quasi come un mantra per andare dritto al bersaglio.
Nel sottofinale scopriremo poi un po' di cose che saranno i tasselli finale che faranno da puntelli definitivi al racconto.
Come detto all'inizio, finalmente Kim Jiwoon sembra aver ritrovato una verve poderosa , paragonabile a quella dei suoi lavori brillanti più validi e cioè il suo esordio The Quiet Family e The Good, the Bad, the Weird , sapientemente combinata con una nota nostalgica e ironica verso un'epoca cinematografica fondamentale per il Cinema coreano; la figura del regista Kim è un po' l'archetipo del regista in perenne ricerca della ispirazione che lo porti a costruire la storia perfetta, costi quel che costi, sfruttando anche qualche situazione non proprio chiara, ma che al tempo stesso è un omaggio a quella forza ispirativa molto artigiana che animava il cinema di quegli anni un po' dappertutto nel mondo ( in tal senso la scena del piano sequenza del film in lavorazione è veramente un momento di grande cinema) e una divertita presa per i fondelli della censura amministrata da bifolchi che gestiscono il potere e cui interessa solo vedere più comunisti morti possibile senza capire nulla di cinema e del suo linguaggio artistico.
Chiaro che vuoi per i rimandi specifici ad alcuni personaggi o film , vuoi per la poca conoscenza di quel periodo della cinematografia coreana il film di Kim verrà apprezzato maggiormente da chi conosce quello specifico periodo, ma tutto sommato anche chi ne una conoscenza marginale può comunque apprezzare situazioni e dinamiche descritte perchè comunque il linguaggio del cinema, nel bene e nel male , è universale.
La scelta di Kim Jiwoon di un bianco e nero superclassico per il film nel film e del colore con un certo grado di desaturazione per le tinte più vivaci per quello che sta di fuori del film in lavorazione, sebbene non abbia nulla di rivoluzionario, è certamente un buon espediente per mantenere i due piani separati, anche se poi in qualche frangente le due linee narrative sembrano quasi collimare.
Cobweb è quindi lavoro di qualità, intelligente, divertente , che lascia spazio alla riflessione sul mondo del cinema visto attraverso una prospettiva ironica , a tratti sarcastica, un omaggio sui generis insomma ad un periodo cinematografico fondamentale per la Corea.
Il cast del film mette insieme una bella schiera di interpreti di valore : su tutti spicca Song Kangho nel ruolo di Kim , la cui prova magistrale ormai non sorprende più, ma sia Jeon Yeobeen (Mido) che i tre attori protagonisti del film in lavorazione ( Im Soojung , Oh Jungse  e Krystal Jung) interpretano al meglio i loro personaggi con la giusta dose di ironia.

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