Giudizio: 7.5/10
Soi Cheang per la presentazione del suo nuovo attesissimo film Twilight of the Warriors: Walled In, sceglie la prestigiosa cornice del Festival di Cannes seppure fuori concorso nella sezione Midnight Screening, dopo avere avuto nel Festival di Berlino nelle due precedenti occasioni il trampolino di lancio; al di là dei giudizi positivi raccolti il film si è rivelato come il secondo all time al botteghino di Hong Kong relativamente alle opere prodotte nella ex colonia britannica.
Il film di Soi Cheang offre un'immersione senza compromessi nella Kowloon Walled City degli anni '80, un luogo che ha fatto la storia di Hong Kong e che in questo frangente sembra quasi una allegoria della società degli anni 80 dove vige l'anarchia e l’istinto di sopravvivenza umana. Questo thriller noir, adattamento dell'omonimo manhua di Andy Seto, non solo racconta una storia di giustizia e criminalità, ma dipinge un affresco crudo e suggestivo di un microcosmo che esisteva ai margini di Hong Kong, sospeso tra mito e realtà.
La vera protagonista del film è la Walled City stessa: un intricato labirinto di edifici sovrapposti, illuminato da neon tremolanti e popolato da un mix eterogeneo di personaggi. Soi Cheang filma questo spazio con uno sguardo quasi documentaristico, catturandone sia il fascino che il degrado. Scene emblematiche come il mercato notturno, dove i neon pulsano sopra banchi affollati di mercanzie, o il confronto tra bande in un vicolo stretto, con l'illuminazione che enfatizza il caos e la violenza, mettono in risalto la dualità della città. L'architettura claustrofobica diventa metafora della condizione umana: compressione fisica e morale, ma anche una sorprendente capacità di adattamento.
Come sempre poi è la mano del regista a dare quel tocco che fa di Twilight of the Warriors un film ricco di fascino, anche laddove l’aspetto più puramente narrativo non convince sempre a pieno, e di molti dei numerosi sottotesti che hanno fatto la fortuna del grande cinema d’azione di Hong Kong.
Soi Cheang sfrutta la sua esperienza come regista di action thriller (“Dog Bite Dog”, “SPL II”, “ Limbo”) per costruire sequenze di combattimento intense e visceralmente coreografate, che trasmettono un senso di precarietà e pericolo costante. In particolare, una scena ambientata in un corridoio stretto, dove il protagonista combatte contro più avversari con oggetti improvvisati, cattura perfettamente questa tensione, mentre un altro momento clou mostra un inseguimento tra tetti instabili, dove il pericolo deriva tanto dai nemici quanto dall'ambiente circostante. Le scene d'azione, spesso girate in spazi angusti, enfatizzano la natura selvaggia e imprevedibile della vita all'interno delle mura.
La storia segue un giovane immigrato clandestino mainlander, segnato da un passato turbolento e alla ricerca di redenzione che si trova lungo la strada uno dei signori della malavita locale di Hong Kong per fuggire dal quale si ritrova catapultato, quasi fosse in una favola dark, nell’ambiente che domina la Walley City.
Attratto dalla Kowloon Walled City come un luogo in cui rifarsi una vita, si confronta con un ambiente dominato da bande criminali e privo di regole, dove la sua forza e determinazione saranno messe alla prova e soprattutto dove in breve tempo capirà come sia meglio comportarsi per non finire stritolato.
Il protagonista, entrato nelle grazie di Cyclone il signore incontrastato di Kowloon che regola la comunità con un fare tra il paternalistico ed il tirannico, si allea con un gruppo di abitanti locali, composto da ex lavoratori, piccoli commercianti e giovani cresciuti tra le mura, che cercano di resistere alle conseguenze di una guerra per bande che affonda le sue radici in un passato che mette di fronte vecchi amici e compagni d’armi ora su barricate diverse, al quale il protagonista è in qualche modo connesso.
Uniti dalla volontà di proteggere ciò che rimane della loro comunità, trovano nel protagonista una speranza per ribellarsi al regime di terrore. Attraverso tradimenti, alleanze inaspettate e scontri violenti, la lotta per il controllo della città si intreccia con la ricerca di un senso di giustizia personale, che il protagonista manifesta affrontando i fantasmi del suo passato e cercando di proteggere gli innocenti all'interno della Walled City. Questa evoluzione lo porta a mettere in discussione il significato di giustizia e il ruolo che può avere in un mondo senza regole.
I personaggi sono scolpiti con il tipico approccio di Soi Cheang: figure moralmente ambigue, in bilico tra redenzione e dannazione. Il protagonista lotta non solo contro i criminali, ma anche contro il proprio passato e le sue scelte. Gli abitanti della città incarnano diverse sfumature di umanità, dall’eroismo alla disperazione: un ex medico combatte per mantenere un dispensario improvvisato, mentre un giovane orfano diventa il simbolo della ribellione comunitaria con il suo sogno di aprire una scuola all’interno delle mura.
La fotografia di Cheng Siu-Keung è uno degli elementi più impressionanti del film, riuscendo a catturare sia l'oppressione claustrofobica degli spazi angusti che l'energia vibrante della Walled City.
Ogni inquadratura sembra progettata per immergere lo spettatore nel caos e nella bellezza decadente di questo microcosmo, esaltando le emozioni dei personaggi e il contrasto tra speranza e disperazione.
La tavolozza cromatica alterna tonalità fredde e ombre profonde con bagliori neon che richiamano il cinema di Wong Kar-wai, ma senza mai cadere nell'estetizzazione fine a sé stessa. Questa scelta è particolarmente evidente in scene come gli scontri notturni nei vicoli, dove i neon vibranti amplificano la tensione, o nei momenti di quiete, in cui le tonalità fredde sottolineano la solitudine del protagonista. L'uso del colore non solo definisce l'atmosfera, ma aiuta anche a delineare i contrasti emotivi che attraversano il film. La regia di Soi Cheang è dinamica, con un uso sapiente del montaggio che amplifica la tensione e cattura l'energia caotica della città.
Anche la colonna sonora, firmata da Kenji Kawai, contribuisce a costruire l'atmosfera del film, mescolando elettronica e strumenti tradizionali per evocare un senso di straniamento e modernità. Le musiche sottolineano il dualismo tra il mondo antico e il futuro distopico che la Walled City sembra prefigurare.
Twilight of the Warriors: Walled In esplora temi universali come la lotta per la sopravvivenza, la natura del potere e il confine tra giusto e sbagliato. Ma c'è anche un sottotesto politico: la Walled City, con la sua anarchia strutturata e il senso di comunità emergente dal caos, può essere vista come un'allegoria di Hong Kong stessa, una città che cerca di definire la propria identità sotto pressioni esterne e interne.
Le tensioni tra bande rivali e l'interferenza delle autorità richiamano i conflitti storici di Hong Kong, come la lotta per l'autonomia negli anni successivi al trattato sino-britannico, mentre l'architettura stessa della città, con la sua densità oppressiva e il suo ingegno nel creare spazi vivibili, riflette la lotta per sopravvivere dei suoi abitanti.
Soi Cheang non giudica mai i suoi personaggi o il loro ambiente. Piuttosto, invita lo spettatore a riflettere su come la moralità venga plasmata dalle circostanze. Questa neutralità morale è uno dei punti di forza del film, che riesce a essere al contempo intrattenente e provocatorio. Ad esempio, una scena chiave mostra il protagonista costretto a scegliere tra salvare un alleato o colpire un nemico, una decisione che mette in discussione i suoi principi e sottolinea la complessità etica del contesto. Allo stesso modo, il ritratto del signore del crimine rivela non solo brutalità ma anche una sorta di codice d’onore, sfidando le convenzioni dei classici antagonisti.
Con Twilight of the Warriors: Walled In, Soi Cheang firma uno dei suoi lavori più maturi e affascinanti, combinando un'accurata rappresentazione della Walled City con una narrazione che intreccia azione viscerale e riflessioni morali complesse, sebbene alcune scelte , soprattutto quelle narrative non convincono pienamente ( vedi il personaggio braccio destro di Sammo Hung che francamente appare fin troppo sopra le righe).
La maturità del film emerge soprattutto nelle scelte estetiche, come l'uso dei neon che illuminano le scene d'azione più intense, e nella costruzione di personaggi che sfidano costantemente le aspettative dello spettatore. È un film che combina azione adrenalinica di stampo classico, narrazione coinvolgente e una profondità tematica rara nei thriller moderni.
Il film di Soi Cheang rimane comunque una visione obbligatoria per chi ama il cinema di Hong Kong e vuole esplorare il lato oscuro e poetico di una delle sue epoche più splendenti, grazie al lavoro di uno dei più genuini interpreti ed eredi del grande cinema d’azione di Hong Kong, verso cui Twilight of the Warriors paga un sentito tributo artistico venato di nostalgia.
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