Gli eroi non esistono
La battaglia di Iwo Jima è stato uno degli episodi più drammatcici e sanguinari della Seconda Guerra mondiale, rimasto impresso nell'immaginario collettivo americano e non solo, soprattutto per la famosa fotografia che mostrava alcuni marines issare la bandiera stelle e strisce in cima alla collina che domina l'isolotto.
Il figlio di uno dei soldati, attraverso un libro e le testimonianze, ha dimostrato come di foto-patacca si trattasse, conseguente ad un grottesco retroscena; l'episodio diviene il filo conduttore del film di Clint Eastwood, che lungi dall'essere il "reazionario" che certi critici raccontano, solo per il fatto che vota repubblicano e perchè rimembrano il personaggio dalla pistola facile fautore della giustizia fai da sè di 25 anni fa, affronta l'argomento spogliandolo di qualsivoglia retorica militaresca, alternando delle realistiche immagini di guerra , anche molto crude , alla riflessione sull' esssenza dell'eroismo.
I soldati che compirono quel gesto, quelli sopravvissuuti visto che alcuni morirono poco dopo, furono usati dalla retorica patriottisca e dalla propaganda , etichettati subito come "eroi", rimpatriati repentinamente e mandati in giro per il paese a pubblicizzare i "buoni della guerra" con i quali l'America cercava di far fronte alle enormi spese militari.
Eastwood va a fondo con il bisturi, dimostrando che gli eroi non esistono, che i gesti fatti in guerra sono dettati solamente dalla solidarietà e dall'amicizia tra uomini che condividono i pericoli e le paure e i tre paladini di questo teorema ne sono la dimostrazione: partecipano da bravi soldati alle pagliacciate evocative, tra nani e ballerine, stringono mani che con la guerra si sono insozzate di sangue e arrichite, incontrano le madri dei loro compagni morti, ma dietro di sè portano il carico di dolore, di rimorsi, una inquitudine che ne mina lentamente le esistenza fino a portarli , anni dopo, ormai passati di moda e col paese che celebra altri "eroi", a una conclusione misera.
Solo Doc, il soldato infermiere di cui il figlio narra le vicende, avrà modo di concludere una vita decorosa e di morire tra gli affetti famigliari, ma anche lui, fino alla fine, ormai coi capelli bianchi ,è percorso da incubi che trovano linfa vitale in fondo alla sua anima.
Alternando i momenti della battaglia, ben fatti e costruiti, alle kermesse cui i tre sono invitati, usando flashback che a a volte disorientano un po' confondendo i piani temporali, il vecchio Clint sparge la sua saggezza umanistica sulla storia, privandola di qualsiasi accenno pro o contro, solo descrivendo, con la consueta bravura e precisione, i drammi umani di fronte alla immane grandezza degli eventi: è vero Cinema pervaso di pietas, che vuole far riflettere su un evento così grande e su come gli uomini siano quasi sempre inadeguati di fronte al flusso della storia.
In un film così bello possiamo perdonare al regista anche quei momenti finali in cui si affaccia un po' di facile commozione, convinti che con questa pellicola abbia scritto ancora una volta una pagina degna di nota all'insegna della saggezza.
Gli eroi non esistono, ci ripete spesso il regista, e questo insegnamento dovrebbe essere fatto proprio da tutti coloro che, soprattutto oggi, dispensano con estrema e quasi sempre impropria facilità questo epiteto, colorandolo di una epicità che nulla ha a che vedere con l'eroismo.
Il figlio di uno dei soldati, attraverso un libro e le testimonianze, ha dimostrato come di foto-patacca si trattasse, conseguente ad un grottesco retroscena; l'episodio diviene il filo conduttore del film di Clint Eastwood, che lungi dall'essere il "reazionario" che certi critici raccontano, solo per il fatto che vota repubblicano e perchè rimembrano il personaggio dalla pistola facile fautore della giustizia fai da sè di 25 anni fa, affronta l'argomento spogliandolo di qualsivoglia retorica militaresca, alternando delle realistiche immagini di guerra , anche molto crude , alla riflessione sull' esssenza dell'eroismo.
I soldati che compirono quel gesto, quelli sopravvissuuti visto che alcuni morirono poco dopo, furono usati dalla retorica patriottisca e dalla propaganda , etichettati subito come "eroi", rimpatriati repentinamente e mandati in giro per il paese a pubblicizzare i "buoni della guerra" con i quali l'America cercava di far fronte alle enormi spese militari.
Eastwood va a fondo con il bisturi, dimostrando che gli eroi non esistono, che i gesti fatti in guerra sono dettati solamente dalla solidarietà e dall'amicizia tra uomini che condividono i pericoli e le paure e i tre paladini di questo teorema ne sono la dimostrazione: partecipano da bravi soldati alle pagliacciate evocative, tra nani e ballerine, stringono mani che con la guerra si sono insozzate di sangue e arrichite, incontrano le madri dei loro compagni morti, ma dietro di sè portano il carico di dolore, di rimorsi, una inquitudine che ne mina lentamente le esistenza fino a portarli , anni dopo, ormai passati di moda e col paese che celebra altri "eroi", a una conclusione misera.
Solo Doc, il soldato infermiere di cui il figlio narra le vicende, avrà modo di concludere una vita decorosa e di morire tra gli affetti famigliari, ma anche lui, fino alla fine, ormai coi capelli bianchi ,è percorso da incubi che trovano linfa vitale in fondo alla sua anima.
Alternando i momenti della battaglia, ben fatti e costruiti, alle kermesse cui i tre sono invitati, usando flashback che a a volte disorientano un po' confondendo i piani temporali, il vecchio Clint sparge la sua saggezza umanistica sulla storia, privandola di qualsiasi accenno pro o contro, solo descrivendo, con la consueta bravura e precisione, i drammi umani di fronte alla immane grandezza degli eventi: è vero Cinema pervaso di pietas, che vuole far riflettere su un evento così grande e su come gli uomini siano quasi sempre inadeguati di fronte al flusso della storia.
In un film così bello possiamo perdonare al regista anche quei momenti finali in cui si affaccia un po' di facile commozione, convinti che con questa pellicola abbia scritto ancora una volta una pagina degna di nota all'insegna della saggezza.
Gli eroi non esistono, ci ripete spesso il regista, e questo insegnamento dovrebbe essere fatto proprio da tutti coloro che, soprattutto oggi, dispensano con estrema e quasi sempre impropria facilità questo epiteto, colorandolo di una epicità che nulla ha a che vedere con l'eroismo.
personalmente, rimasi un pò deluso quando vidi al cinema questo film...io da eastwood mi aspetto sempre capolavori, eppure questo film non mi ha convinto: la trama si fa troppo complicata, con eccessivi flashback e salti nel tempo, e alcune trovate (tipo la crema che cola sul dolce che ricorda a uno dei soldati il sangue che scorreva a iwo jima) non mi hanno convinto. Forse però per un giudizio più completo dovrei vedere lettere da iwo jima, credo che lo farò presto e ti farò sapere! A presto!
RispondiEliminaVero, Monsier i flashback convulsi creano qualche discrepanza, ma io il film lo ho trovato di un "verismo" notevole, pur essendo inferiore a Lettere da Iwo Jima.
RispondiEliminavedrò anche lettere da iwo jima e ti farò sapere...
RispondiEliminaDebbo dire che avevo una grossa lacuna riguardo a Clint Eastwood non avendo visto questi due film, l'ho colmata vedendoli in rapida successione, che forse è il sistema migliore per apprezzarli meglio e rendersi conto di come Lettere da Iwo Jima sia notevolmente superiore.
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